Continua l’aumento dell’infalzione, con una crescita a doppia cifra, rispetto a ottobre 2021, dell’11,3% a Udine e del 10,7% a Trieste. Un incremento di questa portata non si registrava dal 1984.
A incidere, nei 12 mesi, sono in particolare gli aumenti sulle bollette, che in entrambe le città ‘campione’ per la nostra regione superano il 50%. A Trieste in un mese sono aumentate in particolare le voci Abitazione, acqua, energia elettrica, gas e altri combustibili (+20,8%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+1,1%) e Servizi ricettivi e di ristorazione (+1,1%). In calo i Trasporti (-0,5%), Comunicazioni (-0,1%) e Istruzione (-0,1%). A livello tendenziale, l’indice dei prezzi delle bollette è aumentato del 54,8%. In un anno sono saliti anche i prezzi di Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+13,8%), Trasporti (+7,9%), Mobili, articoli e servizi per la casa (+7,4%) Servizi ricettivi e di ristorazione (+4,2%). In calo solo la voce Comunicazioni (-1,8%); nessuna variazione per Istruzione.
Per quanto riguarda Udine, da settembre a ottobre 2022 sono cresciute in particolare le voci Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+21,2%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+2,1%), Mobili, articoli e servizi per la casa (+1,7%). In calo Servizi ricettivi e ristorazione (-0,8%), Trasporti (-0,4%) e Comunicazioni (-0,1%). A livello tendenziale l’aumento maggiore si osserva alle voci Abitazione, acqua, elettricità e combustibili (+53,8%), Prodotti alimentari e bevande analcoliche (+15,6%) Mobili, articoli e servizi per la casa (+8,2%), Servizi ricettivi e di ristorazione (+7,2%) e Trasporti (+7%). Rincarano, tra gli altri, Abbigliamento e calzature (+5,4%), Ricreazione spettacoli e cultura (+3,6%). In calo solo la voce Comunicazioni (-1,8%).
“Dalle nostre rilevazioni del sentiment consumerista emerge come l’inflazione percepita sia ben più alta di quella rilevata e raggiunga tra i consumatori quota 20%, ma il rischio maggiore è che i prezzi sin qui registrati non torneranno mai più ai livelli ante-crisi”. A lanciare l’allarme sono Consumatori Attivi e Consumerismo.
“Questo apre lo scenario a un default economico-sociale catastrofico: solo pochi mesi potranno reggere i consumatori più vulnerabili che, a differenza di altri, non hanno risparmi a sufficienza per far fronte ai rincari. Inoltre, emerge come il 92% dei cittadini stia cercando di tagliare i consumi, il 50% delle famiglie stia rinviando o addirittura cancellando le spese programmate ed il 30% abbia deciso di rinviare addirittura le spese mediche”.
“Stiamo per affrontare le festività natalizie più austere degli ultimi 15 anni con negozi vuoti e famiglie che hanno difficoltà a far quadrare i conti a causa dell’impennata dei prezzi, dell’aumento dei tassi dei mutui e del caro carburante, luce e gas. Rateizzazioni e bonus non avranno alcun effetto, l’unica misura attuabile è uno choc controllato della domanda, soprattutto dei beni energetici, e una verifica puntuale sui prezzi, revisionando con immediatezza il ruolo di Mister prezzi e della polizia Annonaria”.
“Ormai non si contano più le richieste di aiuto sul caro mutui e il caro bollette che pervengono ai nostri sportelli con la conseguenza che il carrello della spesa è sempre più vuoto e sempre più povero, a discapito della qualità del cibo che viene acquistato”, concludono le associazioni dei consumatori.