Dopo l’annuncio, due settimane fa, da parte dei vertici del gruppo Intesa San Paolo di voler semplificare i marchi delle proprie banche del territorio, in tutta Italia è montata una bagarre a difesa dei vari istituti. Ora tocca anche al Friuli Venezia Giulia dove si sono iniziati a ergere barriere in difesa della Cassa di Risparmio (nella foto la direzione a Udine), ex Crup e Carigo. A lanciare il primo squillo di tromba è stata oggi la politica, attraverso interpellanza alla giunta del vicecapogruppo Pdl in Consiglio regionale Rodolfo Ziberna.
“Nelle attività del neo-amministratore delegato del Gruppo Intesa San Paolo Carlo Messina – rileva Ziberna – vi è la prosecuzione del piano industriale taglia costi che prevede come ipotesi privilegiata, alla voce riduzione marchi, la creazione di un polo unico del Nordest. In questo modo si arriverebbe all’incorporazione in CariVeneto (attuale denominazione di CariPadova) di CariVenezia e di CariFvg. Non verrebbe, invece, coinvolta la Banca di Trento e Bolzano, perché nella relativa compagine societaria è presente un azionariato di minoranza che non lascerebbe mano libera al Gruppo Intesa San Paolo.
Se l’incorporazione dovesse essere attuata, sparirebbe completamente la CariFvg, società per azioni con unico socio il Gruppo Intesa San Paolo e risultante dalla fusione delle antiche Cassa di Risparmio di Gorizia e Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone, con sede legale a Gorizia e la direzione generale a Udine, dotata di 119 filiali (18 in provincia di Trieste, 15 a Gorizia, 57 a Udine e 29 a Pordenone) e di un migliaio di dipendenti. Una realtà capace, nonostante i risultati di bilancio non brillanti del 2011 e 2012, di versare nel tempo rilevanti somme all’erario in Friuli Venezia Giulia, contribuendo in modo importante al calcolo dei decimi di competenza regionale, per non parlare delle imposte locali.
Dopo la recente campagna di chiusura di filiali, 12 solo nel 2013 – prosegue l’esponente del Pdl – e dopo la prosecuzione della migrazione su Padova di uffici importanti come i controlli, il credito e il personale, assisteremo quindi alla definitiva trasformazione in mera rete di sportelli della più importante banca autoctona del Friuli. In particolare, Gorizia sarebbe per l’ennesima volta spogliata, con la magra consolazione che in questo caso sarebbe in buona compagnia.
Nel territorio non vi sarebbe più alcuna parvenza di sedi decisionali, ma solo filiali, senza contare l’inevitabile ridimensionamento che subirebbero anche le Fondazioni ex conferitarie delle singole Casse di Risparmio, che devono salvaguardare il loro patrimonio e quello delle popolazioni di riferimento, che hanno affidato alle Fondazioni quanto era stato costruito dalle Casse di Risparmio enti pubblici economici.
È assolutamente necessario – conclude Ziberna – che l’amministrazione regionale intervenga tempestivamente per evitare l’incorporazione di CariFvg con CariVeneto anche perché, in caso contrario, assisteremmo al paradosso che mille dipendenti, mille famiglie, più di cento sportelli, più di cento paesi e città del Friuli Venezia Giulia serviti, quindi un’importante tradizione culturale bancaria, verrebbero sacrificati sull’altare padovano che, almeno secondo alcune voci, navigherebbe in acque procellose e vedrebbe quindi con grande favore questo rafforzamento”.
L’intervento politico, comunque, appare una bordata preventiva. Nel piano, infatti, che sarà presentato ufficialmente nella primavera 2014 non è stato ancora definito quali banche saranno fuse, ma semplicemente si parla di processo di “semplificazione” delle attuali 16 sparse in Italia. Nella scelta del vertice di Intesa San Paolo peseranno diversi criteri, ma soprattutto il ‘valore’, anche in termini di marketing, di ogni singolo marchio e la posizione dell’azionariato locale, vale a dire delle Fondazioni bancarie.