S’intensificano le rotte marittime commerciali tra Trieste, Genova, Turchia e Africa nordoccidentale. Nuova acquisizione per la Fratelli Cosulich che ha comprato il 51% di Mesco International Forwarding Inc, società turca specializzata nel trasporto minerario e che, da 15 anni, opera nel settore della logistica.
Si tratta della 112esima società del Gruppo genovese attivo anche a Nordest e a Trieste, player globale nel settore dello shipping e della logistica. Mesco, società con sede a Izmir e filiali a Instanbul e Mersi, opera nel settore dei trasporti internazionali dal 2008 con una estesa rete di agenzie.
“Attraverso questa operazione di fusione e acquisizione, la forza innovativa, energetica e tecnologica di Mesco si fonderà con la storia e l’esperienza radicata nel settore del Gruppo Fratelli Cosulich. Turchia e Nord Africa sono due dei quattro settori geo-strategici nel Mediterraneo, assieme al Mar Tirreno e al Mar Adriatico, dove abbiamo investito molto, soprattutto nella siderurgia. La Turchia è stato un grosso successo così come la nostra nuova acquisizione, che è un operatore logistico di Izmir con uffici a Istanbul”, dichiara il presidente Augusto Cosulich.
“Negli anni 2000 un nostro collaboratore della sede di Londra ci ha presentato le opportunità che offriva questo Paese. Grazie al suo intuito abbiamo acquisito una società da un operatore turco, tramite cui abbiamo sviluppato una collaborazione con il Gruppo Arcese e – prosegue Cosulich – abbiamo creato due joint-venture: una di autotreni che fanno la spola tra Turchia e Italia, l’altra con una società israeliana di trasporti che opera sulla rotta Israele-Turchia. Mentre in Nord Africa abbiano progetti in Tunisia e Algeria”.
La Turchia è un importante hub internazionale di smistamento di materie prime nel benchmark mediterraneo. E storicamente è tra le prime quindici destinazioni al mondo delle esportazioni italiane, mentre l’Italia è per la Turchia il quinto paese fornitore e il terzo acquirente.
Cosulich è fiducioso sullo sviluppo dell’interscambio tra i due Paesi: “Riteniamo che con l’attuale cambio fra lira turca ed euro, gli scambi commerciali possano raddoppiare nel prossimo futuro. Le navi che partono dai porti turchi verso l’Italia sono sempre a pieno carico, e trasportano soprattutto materie prime. Mentre, proprio per l’effetto valutario, quelle verso la Turchia naturalmente non sono strapiene”.
Secondo dati Istat-Ice elaborati dall’Ambasciata d’Italia, l’interscambio nel 2021 è stato di circa 19 miliardi di euro, quasi in equilibrio con un saldo di meno di un miliardo a favore di Ankara. Principali voci dell’export italiano: macchinari e apparecchiature, prodotti chimici, automezzi. Principali voci dell’import: automezzi, prodotti metallurgici, prodotti tessili, macchinari e attrezzature.
E nel primo semestre 2022 l’export italiano ha mostrato una crescita tendenziale sul 2021 del 38,5% in valore, pari a circa 6,3 miliardi di euro, e del 28,5% in volumi (dati Istat). Ma in teoria esportare verso Ankara sta diventando più difficile per via della forte svalutazione della lira turca, che da inizio gennaio ha perso circa il 20% sul dollaro dopo aver perso il 44% nel 2021, e dell’elevatissima inflazione turca, arrivata a sfiorare nel 2022 un tasso annuo dell’80%. Effetto dell’eterodossa politica monetaria della Banca Centrale Turca, che a fronte della super inflazione sta tenendo il tasso di cambio molto basso (sceso dal 14 al 13% a luglio), con un costo del denaro negativo per oltre il 60% in termini reali. Così il Rapporto Export 2022 di Sace prevede che la crescita verso la Turchia si affievolirà nel 2022 (+9%) e nel 2023 (+5,7%), soprattutto per i beni di investimento, che contano per quasi la metà, su solo del 4,4% e 5,4%.