I segnali che arrivano dal ricorso agli ammortizzatori sociali sono talmente preoccupanti che non solto sarà necessario prorogare il blocco dei licenziamenti, ma bisogna aprire subito un tavolo di regia regionale per affrontare le crisi e i cambiamenti che cambieranno il panorama del lavoro nei prossimi mesi. Ne sono convinti i segretari di Cigl, Cisl e Uil interpellati sugli scenari possibili a fronte della mancata proroga del blocco dei licenziamenti che scadrà il prossimo 31 marzo.
“Attendiamo le decisioni del Governo – Villiam Pezzetta, segretario regionale della Cgil – che auspichiamo disponga la proroga degli ammortizzatori pena un macello sociale. Poi toccherà calibrare gli interventi perché la crisi non ha colpito equamente tutti i comparti. Ci sono state richieste al fondo di solidarietà per 35-40mila addetti e 6 mila imprese nel 2020 mentre l’anno prima si parlava di circa 300 lavoratori.
Questo fornisce un’indicazione di quanto siano stati colpiti gli artigiani per non parlare di ristorazione e in generale del comparto turistico dove la situazione è drammatica. Nel 2020 sono state fatte circa 90 milioni di ore tra cassa integrazione, fondo solidarietà e altro, un numero spaventoso se paragonato ai circa 3 milioni del 2019. Senza questi ammortizzatori e il blocco dei licenziamenti avremo una disoccupazione oscillante tra il 20 e il 25% e almeno 15mila disoccupati. Servono subito anche politiche di sviluppo e investimento per assorbire parte degli esuberi e l’avvio di una riflessione per progettare il modello di sviluppo per la nostra regione. Per questo stiamo chiedendo a Fedriga di istituire un tavolo di regia che permetta di comprendere quale direzione seguire. Servono poi percorsi di formazione e un database per far incrociare domanda e offerta di lavoro, intervenendo sul sistema della formazione e del collocamento. Non vorremmo trovarci di fronte a una serie di crisi aziendali affrontate una alla volta”.
“Il problema del Fvg – sottolinea Alberto Monticco, segretario regionale della Cisl – è che l’ossatura industriale è fatta di piccole aziende che, a differenza delle grandi realtà, sono in forte difficoltà. In altri comparti la situazione rischia di essere ancora più difficile: se faccio un raffronto gennaio-settembre 2019 con lo stesso periodo del 2020 registro un meno 44% dei contratti di somministrazione, meno 32,8% di lavoro a termine, meno 30,5% di apprendistato. Si tratta di contratti che riguardavano soprattutto giovani e donne nel comparto turistico e della ristorazione. Per altro, se l’azienda chiude non c’è blocco che tenga. Ecco perché a livello nazionale abbiamo chiesto di avviare una riforma complessiva degli ammortizzatori e un piano di riforma e sviluppo. Negli ultimi anni non abbiamo lavorato su un piano di rilancio del sistema produttivo per dare lavoro. Dunque è proprio questo l’obbiettivo: proroghiamo blocco e ammortizzatori e attiviamo una serie di percorsi ora fermi, incluse le politiche attive per il lavoro e per il collocamento che resta ancora un problema da risolvere nel nostro Paese. Già lo scorso anno, in aprile, avevamo chiesto a Fedriga una cabina di regia per evitare che ogni crisi fosse affrontata per conto suo e senza una visione globale. Stiamo ancora aspettando nonostante le varie rassicurazioni ricevute. Continueremo a sollecitare e speriamo che qualcosa si muova”.
Sulla stessa linea Giacinto Menis, segretario regionale Uil: “Riteniamo che il blocco dei licenziamenti vada protratto fino al termine dell’emergenza al pari della cassa integrazione in deroga utilizzando il tempo che guadagniamo per fare una riforma degli ammortizzatori sociali collegandoli alle politiche attive del lavoro come formazione e riconversione professionale. C’è naturalmente il confronto con il Governo per l’utilizzo dei fondi europei e qui dovrebbero avere un ruolo i territori in termini di promozione e monitoraggio delle azioni da attuare. Per questo è indispensabile avviare un tavolo regionale. Serve infatti un momento di interlocuzione su come usare le risorse a disposizione, ben sapendo che il sistema nazionale e di conseguenza quello regionale arrancano da vent’anni. Abbiamo questa grande opportunità e dobbiamo usarla al meglio”.