Le sanzioni europee alla Russia non sono solo un problema a livello commerciale. Hanno implicazioni negative anche per le garanzie ai crediti, poiché le banche dell’Ue hanno delle limitazioni nel confermare il credito delle banche russe. A porre l’accento sulla questione è Anna Mareschi Danieli, direttore finanziario del gruppo di famiglia e presidente di Confindustria Udine, intervistata sul tema per Il Corriere della Sera di oggi dalla giornalista Rita Querzè.
Nell’articolo si fa tra l’altro la distinzione tra sanzioni e dazi. “Questi ultimi – spiega a Telefriuli Mareschi Danieli – sono una forma di tutela di uno stato nei confronti del proprio mercato. E’ il caso degli Usa di Trump: si rende un prodotto importato dall’estero più costoso rispetto a quello locale. I dazi sull’acciaio, che all’epoca della presidenza Obama erano del 5 per cento, con Trump sono saliti al 30. Ma la capacità produttiva degli States non basta a soddisfare la domanda interna. Così gli americani acquistano impianti per prodursi da sé l’acciaio. In conseguenza di questo meccanismo innescato dai dazi Danieli ha più che raddoppiato il fatturato negli Usa”.
Diversa è la questione relativa alle sanzioni, che nel caso di quelle imposte dall’Europa alla Russia fanno sì che determinati prodotti non possano essere venduti in quel paese. “Le sanzioni – precisa la presidente di Confindustria – non riguardano solo i prodotti, ma anche determinati clienti inseriti in una black list”. Queste misure non penalizzano direttamente Danieli, che patisce invece per le conseguenze finanziare: le banche europee hanno importanti limitazioni a confermare il credito concesso dai principali istituti russi ai clienti della multinazionale di Buttrio: si tratta di impianti da diverse decine di milioni di euro. “Ciò significa – conclude Mareschi Danieli – che le esportazioni in Russia sono molto più complesse e rischiose di un tempo”.