Il Friuli Venezia Giulia, con 152 allevamenti professionali e 670.383 capi allevati, è il secondo produttore in Italia dopo il Veneto. L’Italia, con 9.436 allevamenti e 7.194.099 capi allevati all’anno, è il secondo produttore mondiale dopo la Cina, seguita dalla Francia. Ebbene, anche questa eccellenza del made in Italy e del made in Friuli è in crisi. Lo denuncia il presidente di Coldiretti Dario Ermacora che sollecita un intervento pubblico per sostenere il settore.
“Non si può rimanere indifferenti di fronte alla crisi che da qualche mese attanaglia il settore cunicolo. Gli allevatori – spiega Ermacora – già da diverse settimane, sono costretti a vendere al di sotto dei costi di produzione e i ritardi nei ritiri degli animali da parte dei macelli stanno creando aggravi economici e problemi gestionali alle imprese. Secondo alcuni produttori l’esasperazione rischia di sfociare in azioni di protesta eclatanti”.
A determinare la situazione attuale è forse un lieve sbilancio tra l’aumento della produzione e un leggero calo dei consumi, ma, secondo gli allevatori, sarebbe assai più determinante il flusso in ingresso della carne estera a prezzi stracciati. La Coldiretti del Friuli Venezia Giulia ritiene che sia ora di fare chiarezza sulle relazioni contrattuali all’interno della filiera e su eventuali azioni di dumping. Ma l’esigenza principale e non più procrastinabile è l’adozione immediata di un sistema di etichettatura che consenta al consumatore di individuare chiaramente l’origine del prodotto.
Mentre l’organizzazione si sta muovendo sul Ministero, in sede locale Coldiretti chiede agli allevatori di fare fronte comune su questi temi ed evitare azioni di protesta scoordinate. Secondo Coldiretti la situazione è complessa, ma ci sono diversi elementi sui quali è possibile lavorare compresa l’informazione del consumatore e la promozione commerciale che alcuni componenti della filiera, riuniti nell’Associazione Coniglio Italiano, stanno portando avanti da mesi a vantaggio di tutto il settore.