Manca personale negli alberghi, nei ristoranti, nei bar. Lavoratori qualificati, in grado di portare la loro professionalità all’interno di un servizio di qualità. L’allarme arriva da Confcommercio provinciale di Udine.
Dal fronte di Federalberghi come da quello della Fipe (Federazione pubblici esercizi), con focus in particolare su Lignano, in una fase di preparazione della stagione estiva. Il problema è emerso con la pandemia, osservano i presidenti di Federalberghi, Paola Schneider, di Fipe, Antonio Dalla Mora, e del mandamento di Lignano, Enrico Guerin.
“Di fronte ai lockdown, alle chiusure anticipate, a una generale precarietà per le nostre imprese – spiegano i referenti di Confcommercio –, diversi collaboratori hanno preferito scegliere altre opportunità lavorative. E purtroppo, da occasionale, il fenomeno sta diventando cronico”.
La preoccupazione è concentrata ora sui prossimi mesi, quelli che, soprattutto a Lignano, significano urgenza di poter contare su personale qualificato. “Il lavoro che offriamo è di prestigio, richiede manualità, fantasia, inventiva, soprattutto in cucina – sottolineano Schneider, Dalla Mora e Guerin –. E non dimentichiamo l’attenzione che la Confcommercio riserva alla formazione. Per questo è necessario che le istituzioni ci diano una mano per risolvere questa pesante criticità”.
Confcommercio con le sue categorie di settore avanza a questo proposito una proposta: “Viste le tante persone che, con la guerra in Ucraina, si presenteranno ai nostri confini e verranno accolte, si potrebbe pensare a quote aggiuntive che consentano a qualche immigrato in arrivo dai territori del conflitto di trovare lavoro nelle nostre imprese. Si potrebbe anche favorire la possibilità di inserimento lavorativo temporaneo per il periodo estivo, agevolando con servizi di nursering/asilo chi giunge sul territorio con figli al seguito”.
L’ipotesi non convince Francesco Buonopane, segretario Filcams Cgil Udine e Fvg: “Spiace constatare quella che è quantomeno una caduta di stile dell’associazione datoriale nell’utilizzare un tema così grave e drammatico quale appunto una guerra per nascondere un problema, la mancanza di manodopera, la cui responsabilità sta in capo tutta al mondo delle imprese, strumentalizzando – difficilmente riusciamo a trovare altri termini – una tragedia per meri fini di opportunità”.
“Questo è il momento della solidarietà, dell’accoglienza, della condivisione di valori come la pace, la fratellanza, l’uguaglianza. Confcommercio farebbe meglio ad interrogarsi sul motivo per il quale le imprese, a detta loro, non trovino lavoratori che si scrive debbano essere qualificati. La realtà dei fatti ci indica che le responsabilità di questa situazione non vanno imputate a variabili esterne, certo presenti e influenti, ma soprattutto nelle condizioni offerte alle lavoratrici ed ai lavoratori, ai contratti precari, ai bassi salari, alle vaste aree di lavoro grigio e irregolare, a una marcata stagionalità e a contratti sempre più corti, che difficilmente consentono una programmazione di vita”.
“Si inizino a rispettare le norme ed i contratti collettivi nazionali, garantendo turni di lavoro equi e giuste retribuzioni, si provi a destagionalizzare il turismo attraverso politiche pubbliche serie e coordinate tra i vari livelli istituzionali, si cominci veramente ad investire in professionalità e competenze: i risultati, quantomeno nel medio lungo periodo, incomincerebbero ad arrivare”, conclude la nota di Buonopane.