Espandersi in Veneto è stato un grave errore: l’analisi è emersa per voce degli stessi soci di Mediocredito Fvg, che oggi si sono riuniti in assemblea a Udine per l’approvazione del bilancio. A spiegare meglio è stato il presidente della Fondazione Crt, Massimo Paniccia, che è stato anche alla guida dello stesso istituto di credito.
“All’inizio degli Anni 2000 – ha detto – l’istituto, al tempo ancora controllato dal Ministero del Tesoro, decise di espandersi in Veneto. Nel 2009, poi, la strategia mutò e le attività furono riportare esclusivamente in Friuli Venezia Giulia”.
In quel lasso di tempo, però, si erogare grossi volumi di prestiti ad aziende venete, operazioni che a conti fatti si sono rivelate più problematiche della media e del rischio accettabile dalla banca.
Delle sofferenze attuali, che ammontano a 327 milioni, ha sottolineato sempre Paniccia, il 15% fa riferimento a operazioni realizzate dopo il 2009, mentre l’85% al periodo precedente.
Anche se formalmente l’ispezione di Banca d’Italia, conclusasi nell’aprile del 2014, non ha evidenziato responsabilità di rilevanza sanzionabile o addirittura di valenza penale, cosa che invece è accaduto in altri istituti di credito, l’attuale vertice e gli stessi soci hanno deciso di guardare a fondo, aprire tutti i cassetti e analizzare una a una tutte le operazioni per distinguere le sofferenze fisiologiche da quelle ‘patologiche’.
“La banca sta svolgendo autonomi accertamenti – ha dichiarato la presidente Cristiana Compagno – all’esito dei quali, ove risultassero elementi di responsabilità, i soci dovrebbero avviare specifiche di tutela legale”.
Un’inchiesta interna che proprio i soci, in testa l’amministrazione regionale, ha chiesto di accelerare.