Un “festival” per fare un punto e “capire che non dobbiamo aspettare dagli altri un cambiamento: dobbiamo essere noi stessi ad attivarlo sin da oggi se non da ieri addirittura. Occorre cambiare il nostro modo di pensare, di lavorare, di vivere, di consumare, di sprecare”. E’ la sintesi con la quale il presidente della Camera di Commercio della Venezia Giulia, Antonio Paoletti, ha aperto il secondo Festival del Cambiamento, che si è aperto oggi, 10 maggio 2023, a Gorizia e che si concluderà domani a Trieste.
“Il messaggio che noi dobbiamo dare deve arrivare a tutti gli abitanti, a tutta la gente, alle imprese, alla politica – ha aggiunto Paoletti – perché non è possibile continuare a pensare che siano sempre gli altri a dover cambiare per primi, mentre la nostra comunità non si rende assoluta protagonista di questa azione: è un tema che dobbiamo affrontare seriamente”.
“Gorizia – ha detto il sindaco, Rodolfo Ziberna – si è ritagliata un ruolo
che dà ricchezza, il ruolo della cultura. La cultura produce ricchezza, così come il turismo e il mondo accademico e della formazione in senso più lato. In questo, la Capitale europea 2025 va vista come una straordinaria opportunità, non soltanto per Gorizia e l’Isontino, ma per tutta la regione”.
In un messaggio, il ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso ha affermato che serve avere una “piena comprensione delle grandi tendenze che caratterizzano l’oggi, e ancor di più indirizzeranno il domani”. Una consapevolezza – ha aggiunto – che è “alla base di qualunque scelta del decisore pubblico”.
“Sin dall’avvio della nuova legislatura – ha spiegato Urso – ho reso il Ministero, a partire dal cambio di denominazione, un luogo aperto al confronto e al dialogo con le imprese e con tutti portatori di interesse, perseguendo il precipuo obiettivo di non lasciare indietro nessuno tutelando, in primis, le categorie maggiormente esposte ai rischi che comporta questa fase di profondi cambiamenti”.
“Non possiamo dimenticare – ha proseguito – che siamo reduci da una pandemia e
che, nel cuore d’Europa, da oltre un anno è in atto un conflitto: i due fenomeni hanno stravolto gli equilibri mondiali, superando repentinamente i modelli della globalizzazione e dell’organizzazione delle catene globali del
valore che da oltre un ventennio costituivano il paradigma indiscusso di sviluppo”.
“I nuovi target di decarbonizzazione e digitalizzazione hanno restituito nuova centralità alla politica industriale e alla necessita di tutelare gli interessi nazionali – ha concluso Urso Si é avviata una nuova fase nella quale la concorrenza tra grandi aree geografiche si è inasprita, con risvolti geopolitici ancora in parte da esplorare. Temi quali ‘approvvigionamento energetico e delle materie prime critiche, il rilancio dei settori strategici, la formazione di figure professionali necessarie per governare la trasformazione dei processi produttivi, assumono nuova centralità nell’azione del Governo e del mio Ministero”.
“Porsi davanti al tema affascinante del cambiamento significa interpretare il futuro e leggerne i segni in anticipo in modo da trasformare eventuali rischi in opportunità: per fare questo ogni Amministratore pubblico è chiamato a una visione a lungo termine, non traguardata alle
prossime elezioni ma ai prossimi decenni”, ha detto il vicepresidente della Regione FVG,
Mario Anzil.
A suo parere, “per scorgere tempestivamente i processi di cambiamento sono necessari lo studio del passato e l’attenta riflessione sul presente, ma al tempo stesso sono imprescindibili
il confronto, il dibattito e lo scambio di opinioni e proprio in quest’ottica il Festival goriziano rappresenta una preziosa opportunità”.
“La politica – ha aggiunto – non deve subire il cambiamento, anche se deve sempre tenere conto che ci sono passaggi e transizioni ineluttabili e inarrestabili. Tra anticipare profeticamente gli eventi o seguire gli spunti che vengono dalla società, occorre trovare un punto di equilibrio, ma due aspetti – ha evidenziato Anzil – sono importanti: non bisogna affezionarsi alla propria visione, rimanendo invece aperti ai mutamenti che derivano dall’interlocuzione con gli altri, ed è necessario essere rapidi, repentini nell’adeguarsi e nell’aggiornarsi, perché i cambiamenti sono veloci e ciò che è buono oggi potrebbe già non esserlo più domani. La somma e la sintesi finale di tutto questo – ha concluso Anzil – è riposta in un concetto: dobbiamo riprendere la vecchia cara abitudine a pensare”.
(Foto: Arc Regione FVG)