La cassa integrazione è un valido aiuto ad aziende e lavoratori in una fase di difficoltà di mercato, non quando il corso della storia economica cambia direzione. Dopo anni di largo utilizzo di questo ammortizzatore sociale, da più parti ci si sta accorgendo che, anziché salvare posti di lavoro, ormai solo sulla carta, in aziende non più competitive, sarebbe meglio utilizzare gli stessi soldi per crearne di nuovi in modelli imprenditoriali innovativi e capaci di stare sul mercato. Ha aperto gli occhi, recentemente, anche l’attuale presidente della Regione, Debora Serracchiani.
“L’errore degli ultimi anni – ha detto di fronte a una platea di sindacalisti della Cgil – è stato quello di non accompagnare la crisi con una riforma seria degli ammortizzatori sociali. Il ricorso agli ammortizzatori andava bene all’inizio dell’emergenza, ma con il perdurare della crisi sono stati utilizzati, in alcuni casi, come mezzi strutturali di gestione della manodopera, finendo per drogare il mercato del lavoro. La nostra politica è selettiva: non possiamo più permetterci interventi di tipo indistinto, a pioggia, perché ogni azienda ha esigenze diverse e richiede, perciò, un’attenzione e una risposta diverse, sul piano finanziario, tecnologico o del sostegno all’internazionalizzazione”.
Non è tutto: la Cig ha creato false aspettative nel lavoratore per un suo reinserimento in azienda, ha falsificato le statistiche sulla disoccupazione, ha permesso addirittura forme di lavoro in nero per arrotondare l’assegno da 7-800 euro al mese.
Ben più utile, sul modello di welfare di altri Paesi europei, sarebbe stato accompagnare il lavoratore, anche col reddito, lungo percorsi di riqualificazione e ricollocamento e sostenere maggiormente le imprese che assumono.
Per creare lavoro abolire la cassa integrazione
Quando il corso della storia economica cambia direzione e gli ammortizzatori sociali si rivelano dannosi
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