Prosciuttopoli finisce qui. Almeno per quanto riguarda gli allevatori coinvolti in uno dei principali filoni della maxi inchiesta partita nel 2018 dalla procura di Pordenone che si reggeva sull’ipotesi un’associazione per delinquere finalizzata alla frode in commercio e alla contraffazione della Dop “Prosciutto di San Daniele”. Dopo cinque anni, al Tribunale di Pordenone di fronte al giudice Eugenio Pergola si è scritto l’ultimo capitolo: 32 allevatori e le relative aziende sono stati tutti assolti perché il fatto non sussiste. Erano accusati di frode in commercio e contraffazione di marchio per aver utilizzato mangimi e suini di peso non conferme al disciplinare Dop. Ipotesi che non ha trovato conferme per la lieve entità. Per 14 di loro resta la stessa accusa, ma solo in relazione al marchio Regionale AQUA, non per la produzione di cosce ma di salami o cotechini, e FiorFiore Coop. “E’ tutto finito nel nulla” è il commento dell’avvocato Piergiorgio Bertoli che ha difeso molti degli allevatori che ora, secondo il legale potrebbero chiedere danni a Consorzio e prosciuttifici “perché le cosce sequestrate e rivendute poi come prosciutto nazionale crearono loro un danno economico”. Il Consorzio di San Daniele così non vedrà un euro dei soldi chiesti di risarcimento.
Di tutta la vicenda, ora rimane in piedi solo il filone che riguarda il macello di Aviano, con meno di una decina di indagati. L’accusa è quella di aver usato una variante genetica non conferme al disciplinare, i suini nati con il seme Durc danese, ma per loro sottolinea l’avvocato Bertoli “si preannuncia la prescrizione”. GUARDA IL SERVIZIO VIDEO
Prosciuttopoli, nessuna contraffazione Dop: tutti gli allevatori assolti
Per 14 di loro restano le imputazioni legate ad altri marchi. E anche il filone del macello di Aviano va verso la prescrizione
83
articolo precedente