L’operazione di risanamento di Banca Mediocredito non ha solo l’obiettivo – già di per sé imprescindibile per il socio Regione – di tutelare un bene rilevante del patrimonio pubblico, ma persegue una finalità strategica di ampio orizzonte, che guarda a una rinnovata nozione di autonomia regionale. Lo ha affermato l’assessore regionale alle Finanze Francesco Peroni a margine dell’audizione in I Commissione consiliare in cui la presidente di Mediocredito Fvg Cristiana Compagno ha aggiornato sul percorso di risanamento della banca. L’assessore ha sottolineato che l’alleanza che si sta costruendo con il Gruppo Iccrea aspira non solo a dotare Mediocredito Fvg di una robusta partnership bancaria, adeguata alle complessità degli odierni scenari del mercato globale, ma individua nel sistema del credito cooperativo l’alleato ideale per reinterpretare, in quegli scenari, esperienze e vocazioni, da sempre sensibili alla dimensione territoriale.
Aggiornamento sulla situazione di Banca Mediocredito FVG in I Commissione consiliare regionale da parte della sua presidente Cristiana Compagno. Il settimo incontro di questa legislatura – l’ultimo lo scorso 8 marzo – a dimostrazione della rilevanza e dell’attenzione al tema da una parte, della regolarità con la quale vengono forniti i dati dall’altra.
La presidente ha delineato il percorso che il CdA sta facendo per mettere in sicurezza la banca della Regione, sottolineando come i problemi non nascano oggi ma abbiano radici precedenti, e come oggi siano esasperati da un contesto macroeconomico estremamente modificato e in grande evoluzione, sia a livello nazionale che europeo, ma anche dalla prolungata crisi economica, da mutamenti in termini di nuove regole bancarie, da una riduzione della leva finanziaria con interessi molto bassi. E non vanno trascurati, nello scenario del sistema bancario italiano, l’aumentato volume dei crediti deteriorati e la bassa redditività.
Cristiana Compagno si è quindi soffermata sugli indicatori per la vigilanza sulle banche, mettendo in evidenza come a quelli tradizionali oggi si affianchino due molto importanti, la solidità e la sostenibilità del business model e l’adeguatezza della governance e del sistema dei controlli interni, sui quali Mediocredito sta lavorando proficuamente già dal 2014.
I dati 2015, per altro già presentati, vedono un elemento importante negli 8.317 depositanti, nei 3.200 clienti/imprese credito corporate e in un 10,44% come CET1 ratio, ossia l’indicatore di solidità patrimoniale della banca, che dimostra come si possa portare Mediocredito in area di sicurezza.
Con il piano industriale 2014-2016, il CdA ha definito le iniziative di risanamento e di rilancio della banca, attraverso una revisione del suo modello di business e lo sviluppo di un modello di partnership in grado di assicurare una prospettiva forte di continuità per la banca stessa.
Il percorso di risanamento – così ancora la presidente – prevede due manovre: la cessione delle sofferenze e l’integrazione con il Gruppo Bancario Iccrea (GBI). Per un rapido ed effettivo conseguimento dell’obiettivo di risanamento è necessaria un’azione complessiva e strutturata sul portafoglio delle sofferenze che porti a una loro uscita dal bilancio. Sofferenze che vedono una quota del 58% da fuori regione FVG, principalmente Veneto, e una quota ante 2010 del 78%, dato che pesa sul bilancio di Mediocredito, costretto a gestire la sua attività ordinaria con un condizionamento dato da questi numeri.
Erano tre le ipotesi per far uscire le sofferenze dall’attivo di bilancio: scartate la scissione e la cessione, ci si è orientati sulla cartolarizzazione, l’unica – per il CdA – percorribile perché il prezzo di cessione dei crediti è sostenuto da una struttura tecnica nell’operazione e perché consente di coinvolgere una pluralità di investitori. La struttura tecnica è una società veicolo, costituita appositamente, che ha come unico scopo il recupero dei crediti che ha acquistato. Si tratta di società vigilate, che acquistano crediti emettendo titoli obbligazionari di vari tipi, principalmente senior (che hanno priorità di rimborso) e junior (la componente più a rischio). La cartolarizzazione è stata ritenuta la soluzione più equilibrata nel rapporto costi/rischi.
La presidente Compagno ha quindi elencato i quattro elementi che determinano i prezzi di cessione dei crediti – valore di recupero, tempistica di recupero, spese di recupero, profitto dell’investitore – ha specificato le diverse soluzione di cartolarizzazione, per concludere tratteggiando il progetto di partnership con il Gruppo Bancario Iccrea (GBI), progetto che è a buon punto e sul quale sta lavorando un tavolo tecnico/legale.
Le quattro condizioni per la partnership sono la definizione di un piano industriale di MCFVG sostenibile e focalizzato sul Friuli Venezia Giulia; l’acquisizione della maggioranza del capitale sociale di MCFVG da parte di GBI; l’uscita di una quota rilevante delle sofferenze di MCFVG con la derecognition del rischio; un idoneo livello di CET1 ratio da parte MCFVG, post cessione delle sofferenze.
Infine, la road map per il risanamento di Banca Mediocredito FVG: la firma dell’accordo quadro (sul quale si sta lavorando), l’aumento di capitale MCFVG, la cartolarizzazione delle sofferenze secondo le operazioni proposte, il concambio azionario soci, l’integrazione con il Gruppo Bancario Iccrea. Su questa road map gravano alcune varianti che non dipendono dalla banca e che possono essere sintetizzate negli accordi tra soci MCFVG, nei provvedimenti normativi della Regione, nelle autorizzazioni da parte di Banca d’Italia e BCE, nell’accordo concambio.