“Ci si aspettava qualche piccola luce in fondo al tunnel e invece siamo ritornati a un anno fa”. Giovanni Da Pozzo, vicepresidente nazionale e presidente regionale di Confcommercio del Friuli Venezia Giulia, commenta con grande preoccupazione il ritorno della regione in uno scenario da lockdown, con la chiusura pure dei negozi dopo quella di bar e ristoranti in zona arancione.
“La rapida circolazione del virus – prosegue Da Pozzo – e il conseguente aggravarsi della situazione sanitaria sul territorio ci costringono purtroppo a rivivere il film già visto di una drammatica emergenza, con gran parte delle attività del commercio, del pubblico esercizio e dell’ospitalità chiamate a sopportare chiusure e limitazioni imposte dalla situazione. Un quadro a tinte fosche che può essere almeno parzialmente migliorato solo dai ristori sul fronte economico e dai vaccini su quello della salute”.
Sui ristori il presidente di Confcommercio Fvg auspica “che non si prosegua con le promesse mancate del passato e che finalmente possano arrivare aiuti concreti per migliaia di imprese che rischiano di non poter reggere il continuo stillicidio di aperture e chiusure”.
Quanto ai vaccini, “sono una strada obbligata. Purtroppo, registriamo ritardi molto gravi a livello Ue e del nostro Paese”.
“Punto e accapo. A un anno di distanza dal primo lockdown, siamo tornati al punto di partenza”. Marco Zoratti, vice presidente di Confesercenti Fvg ha commentato con amarezza la notizia del declassamento della regione. Il passaggio da arancione a rosso impone anche la chiusura dei negozi, dopo quella di bar e ristoranti stabilita appena una settimana fa.
“Evidentemente un intero anno di Covid-19 non ha insegnato niente”, ha aggiunto il direttore regionale Alberto Cicuta. “Da lunedì torniamo in zona rossa come nel marzo 2020, stessa sorte che ci spetterà nelle giornate pasquali e, con ogni probabilità, temo, analogo provvedimento sarà predisposto anche nel periodo fra il 24 aprile e il primo maggio. Insomma, è evidente che qualcosa non ha funzionato e a pagarne le conseguenze sono sempre le piccole attività”.
Bar, pubblici esercizi, negozi, e il comparto del turismo, malgrado i ristori, sono allo stremo. E’ di appena qualche giorno fa un dossier di Confesercenti nazionale che stima come in Fvg siano ben 1316 imprese – fra pubblici esercizi e negozi di abbigliamento – a rischio chiusura, entro il 2021. Una catastrofe economica, come è stata definita nel documento.
“Alle microimprese, che ricordiamo essere la spina dorsale dell’economia italiana – ha proseguito Zoratti -, in questo ultimo anno sono stati chiesti molti, moltissimi sacrifici. Ma a fronte di tutti gli sforzi, dell’impegno a reinventarsi, a trovare nuove soluzioni, i ristori sono stati inadeguati, mentre i conti da pagare, restano”.
“Per far fronte a tutto questo sarebbe auspicabile una moratoria a sostegno delle microimprese – ha detto Cicuta -, che altrimenti non avranno modo di ripartire quando la situazione si normalizzerà”. Una normalità che, ha chiuso Zoratti, “sappiamo bene essere legata agli esiti della campagna vaccinale, che stenta a decollare e che auspichiamo venga rafforzata come annunciato”.
“Riconoscimento alla Regione per ciò che ha messo in campo sin qui, compresi i ristori aggiuntivi deliberati oggi per 21,6 milioni, ma la nuova serrata che riporterà il Friuli Venezia Giulia in zona rossa richiede indennizzi importanti e tempestivi da parte dello Stato. Nell’immediato è necessaria una copertura del 100% sul fatturato del 2019 e per le nuove imprese, che non hanno storico, un intervento in base agli indicatori di settore”. Il presidente di Confartigianato Fvg, Graziano Tilatti, commenta così i due eventi di segno opposto che si incrociano in questo fine settimana: il varo da parte della Regione di ulteriori risorse a fondo perduto, “con un allargamento dei beneficiari che valutiamo positivamente e che risponde alle sollecitazioni giunte anche dalla base artigiana”, e il ritorno in zona rossa, che significa il fermo di molte attività artigiane legate ai servizi.
“L’intensificazione della campagna vaccinale è la via maestra e obbligata per sperare di uscire da un incubo che speravamo di esserci lasciati alle spalle nelle sue peggiori manifestazioni – sottolinea Tilatti -, ma l’altra leva che non deve mancare adesso è un robusto intervento dello Stato. Viceversa, ci ritroveremo a ripartire con il deserto e con imprenditori sfibrati non solo economicamente”.
Gli indennizzi al 100% del fatturato del 2019, specifica Tilatti, “dovrebbero essere erogati con un lasso di rientro di 20-30 anni. È necessari provvista liquida per pagare dipendenti, fornitori e fisco. Solo così possiamo continuare a far girare un ingranaggio che altrimenti si blocca”. Nel medio periodo, poi, “si dovranno aggiungere ristori pluriennali in conto capitale”.
Rispetto alle restrizioni che scatteranno lunedì, Tilatti evidenzia che sarebbe auspicabile rimanessero aperti alcuni servizi alla persona, per esempio aperti parrucchieri e barbieri. “Si tratta di attività che da tempo stanno lavorando con l’adozione di misure di sicurezza importanti – sottolinea il presidente – a tutela propria e di tutti i loro interlocutori”.