Si è svolto oggi a Padova il primo incontro tra sindacati e vertici della Safilo dopo la presentazione del piano industriale del 10 dicembre scorso e lo sciopero del 13 dicembre che ha ottenuto una straordinaria partecipazione. L’azienda, al termine del tavolo, iniziato in mattinata e proseguito fino al tardo pomeriggio, ha confermato i 700 esuberi già annunciati e la chiusura dello stabilimento di Martignacco. Le organizzazioni sindacali esprimono netta contrarietà al progetto presentato dall’azienda in quanto il piano prevede quale leva primaria un pesante taglio occupazionale.
“Diventa, invece, necessario un confronto di merito su investimenti e scelte strategiche per il rilancio”, fanno sapere i sindacati. A tal fine, prima dell’incontro al Mise, fissato per il 16 gennaio, le organizzazioni sindacali ribadiscono la necessità di determinare un percorso condiviso per gestire la crisi, mettendo in campo tutte le soluzioni praticabili.
“Chiediamo immediatamente l’attivazione di tavoli specifici di confronto con l’azienda per minimizzare l’impatto sociale. Nel contempo, diventano propedeutici i tavoli di confronto con le Regioni Veneto e Friuli Venezia Giulia, con l’obiettivo di concordare e attivare tutti gli strumenti territoriali e istituzionali a disposizione”.
“Sarà nostra cura tenere informati le lavoratrici e i lavoratori sull’esito dei vari confronti anche organizzando specifiche assemblee, mantenendo nel contempo attivo lo stato di agitazione e il conseguente blocco di straordinari e flessibilità”, concludono i sindacati che, venerdì 10 gennaio, si confronteranno nuovamente con la proprietà a Udine, per affrontare la gestione dei 250 esuberi dipendenti della sede friulana, per la quale è prevista la chiusura. L’ipotesi è quella di un ricorso alla cassa integrazione straordinaria per i lavoratori, mentre il compito di individuare un acquirente per l’impianto sarebbe già stato affidato da Safilo a un advisor.