Taglio del nastro, a San Vito al Tagliamento, per l’ampliamento di Lean Experience Factory, il Centro di eccellenza per la formazione professionale nel campo del Lean Management e della trasformazione digitale, realizzato nel 2011 per iniziativa dei soci fondatori Confindustria Alto Adriatico, McKinsey & Company e altre istituzioni locali.
Alla cerimonia, hanno preso parte il Ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, il Presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, con gli assessori Alessia Rosolen e Sergio Emidio Bini, il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi (con un video-messaggio), il Vicepresidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli, il Presidente di Confindustria Alto Adriatico e di Lef, Michelangelo Agrusti, e il sindaco di San Vito Antonio Di Bisceglie.
Emozionante l’intervento di Patrizio Bianchi secondo il quale gli italiani sono da sempre “grandi innovatori che hanno privilegiato la qualità delle persone quale elemento fondante per garantire la stabilità e la qualità conseguente di aziende e prodott”. La quarta rivoluzione industriale, le sfide proposte dall’Europa, dalla transizione digitale, dal green e dalla pandemia, impongono ora, accanto alla stessa attenzione agli aspetti qualitativi, un deciso cambio di passo. “Dobbiamo chiudere il cerchio, il paese è diviso, c’è troppa disuguaglianza. Ebbene – ha aggiunto riferendosi a LEF – questo è un posto importante per far crescere tutta l’Italia. Perché l’unico vero vincolo al cambiamento è non avere persone in grado di gestirlo”. Bisogna quindi rafforzare le conoscenze, sia di base, sia specifiche, lavorare sulla scuola primaria – che non a caso è quella che ha tenuto meglio – e su tutti i cicli produttivi, educativi sociali. “Dobbiamo lavorare sul processo di apprendimento individuale e collettivo: modelli educativi in cui la condivisione dell’esperienza sia un elemento fondante. E alla capacità – ha aggiunto ancora – di allargare la platea dei partecipanti”.
“Sappiamo bene quanto sia complesso avviare questo percorso di innovazione digitale – aveva detto poco prima in un videomessaggio il Presidente di Confindustria, Carlo Bonomi – e sappiamo anche che la conoscenza e le competenze sono la chiave per comprendere le necessità, definire obiettivi di digitalizzazione e programmare investimenti. Credo che l’esperienza diretta – ha detto ancora – sia la modalità più efficace per sensibilizzare le imprese e renderle consapevoli delle innovazioni e delle opportunità offerte dalle tecnologie più avanzate. Dobbiamo quindi puntare con determinazione alla creazione di competenze anche nelle imprese più piccole”.
“Dobbiamo insistere con la sensibilizzazione e con la formazione e far capire che il digitale non è solo per le grandi imprese. Tante imprese – ha puntualizzato Bonomi – hanno già realizzato investimenti per la modernizzazione dei loro processi produttivi ma tante altre, ancora, sono da coinvolgere e dobbiamo assolutamente utilizzare le risorse che con il piano nazionale di ripresa e resilienza sono state destinate al piano transizione 4.0. Il messaggio più importante che dobbiamo far capire è che il digitale è chiave per disegnare le strategie delle filiere industriali ed è lo strumento che consentirà di superare i limiti di una struttura produttiva frammentata come quella italiana composta da tante piccole e medie imprese. Insistere su questo processo di trasformazione – ha spiegato il Presidente di Confindustria – significa rafforzare la manifattura che ancora una volta si è confermata il vero motore dell’economia, dimostrando una forte vitalità che ha permesso quel rimbalzo che nel terzo trimestre 2020 e che ancora oggi sta disegnando crescite molto importanti. Sono convinto del fatto che strutture come questa presentata oggi, insieme al lavoro dei nostri digital innovation hub, possano svolgere sul territorio un importante e capillare attività di sensibilizzazione e orientamento verso nuovi modelli produttivi che rendono le imprese più efficienti, flessibili e competitive”.
Secondo il vicepresidente di Confindustria per il capitale umano, Giovanni Brugnoli, LEF è la “esaltazione di quando impresa, persone al centro e istituzioni riescono a dialogare in una maniera propositiva e prodromica al cambiamento del nostro Paese. Qui il pensiero non si è fermato al 2011 ma ogni anno c’è stato un cambiamento, d’altra parte esso è nel DNA dell’imprenditore che fa delle modifiche del proprio processo produttivo un mantra da seguire accanto alla formazione, che deve essere adeguata allineata a questo cambiamento. Essere sinergici, in questo momento, è un fatto molto positivo – ha aggiunto – e a me fa molto piacere che la formazione stia ritornando nelle prime pagine del dibattito politico. Perché – ha informato – anche in anno pandemico com’è stato il 2020, con una flessione dell’8,8%, le imprese italiane non sono riuscite a reperire oltre 80 mila tecnici specializzati. La mia preoccupazione – che visto quel che avviene qui in FVG va scemando – è che, se quest’anno supereremo il 5%, dove troveremo i talenti? LEF può e deve essere un modello di acceleratore, di riqualifica professionale”.
Parlando più ampiamente del digital gap nella pubblica amministrazione, Brugnoli ha detto che “il 75% dei docenti italiani ha un’adeguatezza digitale non proprio adatta al momento. Dobbiamo intercettare il cambiamento nella scuola, farlo proseguire nel mondo del lavoro e aggiornarlo costantemente. Siamo indietro con le classifiche dei laureati, soprattutto nelle lauree STEM, siamo indietro per quanto riguarda i super diplomati degli ITS: abbiamo 20 mila iscritti, i tedeschi 800 mila, i francesi 500 mila. Dobbiamo recuperare questo gap, facciamo più corsi invece che più fondazioni. Bisogna creare i corsi adatti alle categorie merceologiche, a beneficio di tutta la supply chain, dalla grande impresa fino a tutta la catena di fornitura”.
L’inaugurazione della LEF, per il Presidente Massimiliano Fedriga, “è la conferma che non solo, come ha decretato l’Unione europea, il Friuli Venezia Giulia è la regione più innovativa d’Italia e tra le più innovative d’Europa, ma è anche quella in cui la ricerca viene calata nel mondo produttivo e diventa concreta leva di sviluppo economico. Io e la mia giunta – ha detto – stiamo lavorando per far sì che il Friuli Venezia Giulia sia un sistema unico di eccellenza capace di attrarre investimenti importanti anche dall’estero. Vogliamo essere attrattivi soprattutto ora, nella fase post pandemica, in cui possono e devono realizzarsi opportunità nuove di sviluppo. È un momento decisivo che porta con sé, come sempre è accaduto nella storia, opportunità irripetibili a patto che si sappia investire sul cambiamento. La Regione lo sta facendo ed è quanto si legge nella manovra di assestamento che arriverà in Aula la prossima settimana; con un valore delle risorse senza precedenti, contiene importanti leve di sostegno agli investimenti pubblici e privati. Accanto agli investimenti servono le risorse umane; ne siamo consapevoli e recentemente è stato approvato un importante disegno di legge per attrarre e trattenere sul territorio regionale le migliori risorse in campo universitario e dell’alta formazione. Ora è necessario lavorare tutti assieme affinché anche a livello statale si colga l’opportunità che deriva dal cambiamento, imboccando con decisione la strada dello snellimento delle procedure, che è passaggio decisivo per realizzare con successo i contenuti ambiziosi del Pnnr. Il Friuli Venezia Giulia – ha concluso – si candida ad essere un esempio virtuoso di questo modello”.
Alessia Rosolen, a margine dell’incontro, ha rivolto al ministro la richiesta di riconoscere alle amministrazioni regionali la competenza diretta sugli Istituti tecnici superiori “qui oggi inauguriamo il modello formativo del futuro – ha rimarcato Rosolen -; da qui la volontà di portare a compimento il titolo V della Costituzione in materia di competenze sulla scuola e l’istruzione, rispetto al quale rivendichiamo l’autonomia amministrativa del sistema scolastico regionale”.
Per Sergio Emidio Bini, il richiamo del ministro alla crescita del Friuli Venezia Giulia “è un motivo di orgoglio che si misura su numeri concreti. La regione è tra le prime ad aver agganciato la ripresa post pandemia e lo dicono chiaramente gli indicatori sulla crescita della produzione interna e dell’export; ciò non deve illuderci, abbiamo ancora molto da fare e alcune leve sugli investimenti arriveranno dalla manovra di assestamento”.
Negli anni sono stati investiti oltre 12 milioni di euro. A settembre saranno avviati tre nuovi Its con percorsi di specializzazione nel legno arredo, nel vetro cavo e nei polimeri.
Il polo guarda all’Europa, da dove attrae oltre 200 clienti all’anno interessati all’ammodernamento dei processi produttivi in chiave digitale e con un sistema gestionale “leggero”. Ciononostante, come ha indicato una indagine di Mckensey, illustrata dalla responsabile Lef, Cinzia Lacopeta, solo il 3 per cento delle imprese in Europa attua una trasformazione digitale sull’intera azienda, il 26 per cento interessa il solo sito manifatturiero e il 71 per cento introduce ferma l’innovazione a singoli casi d’utilizzo del digitale.
“Per le imprese l’innovazione è linfa di vita – hanno detto il Presidente del Consorzio Ponte Rosso-Tagliamento, Renato Mascherin e il Direttore Daniele Gerolin –. Un processo che si basa su due pilastri: da un lato l’idea e, dall’altra, la sua realizzazione. Due ambiti che vanno a braccetto, una senza l’altra non generano innovazione. Aspetti che devono avere la stessa importanza, così che il prodotto possa avere successo. A contribuire a creare il giusto equilibrio tra questi due elementi è LEF che ha soprattutto la capacità di trasformare quell’idea da slide a realtà in tempi rapidi, utilizzando tecnologie innovative. Al contempo, prepara imprenditori e manager ad affrontare un percorso accidentato, lungo il quale le resistenze al cambiamento sono molteplici e di forme diverse. Ieri era Keymec oggi è LEF 4.0: un percorso di innovazione – hanno concluso –cui l’ente consortile crede fermamente fin dall’inizio e che continuerà a sostenere, ancora di più nelle prospettive di resilienza e rilancio che vedrà l’Italia e sue le imprese protagoniste”.
Il Centro si estende ora su una superficie di tremila metri quadri e comprende due nuove linee di produzione, un’area dedicata all’innovazione e uno spazio di co-working per startup innovative.
Nonostante l’incertezza a livello globale provocata dalla pandemia, da tempo le aziende stanno rivedendo e aggiornando le proprie strategie di crescita con una rinnovata consapevolezza del ruolo che i nuovi modelli operativi rivestono. La conquista di un vantaggio competitivo tramite la trasformazione digitale riguarda tanto le persone quanto la tecnologia e richiede cambiamenti a tutti i livelli dell’organizzazione. Gli obiettivi sono molteplici: costruire una maggiore solidità, innovarsi più rapidamente, soddisfare in modo più puntuale le esigenze dei clienti e, non da ultimo, formare e coinvolgere maggiormente la forza lavoro.
Sono questi alcuni dei presupposti alla base della progressiva metamorfosi di LEF, esempio unico nel suo genere in Italia, “fabbrica modello” realizzata nel 2011 da Confindustria Alto Adriatico (già Unindustria Pordenone), McKinsey & Company e altri key partner del territorio, tra cui il Consorzio Ponterosso di San Vito al Tagliamento dov’è insediato il building e la Camera di Commercio di Pordenone – Udine.
Inserito nel network internazionale dei Digital Capability Center di McKinsey, LEF è un modello evolutosi costantemente a cui aziende nazionali e internazionali (ogni anno vengono formate circa 200 organizzazioni) si ispirano per migliorare in maniera sostanziale la propria performance attraverso la formazione “sul campo”.
Da “fabbrica modello” ad “azienda digitale modello”, la nuova struttura ospiterà il più integrato Digital Innovation Hub al mondo, permettendo ai partecipanti dei corsi di sperimentare una trasformazione digitale di tutti gli aspetti organizzativi dell’azienda e di applicare soluzioni tecnologicamente avanzate lungo l’intera catena del valore: dall’ufficio acquisti e progettazione, fino alla logistica e al supporto post-vendita. Le aziende potranno esplorare, testare e mettere in pratica le ultime tecnologie digitali integrate con nuovi modelli di lavoro centrati sulle persone, qualunque ruolo queste ricoprano all’interno delle organizzazioni. La collaborazione con SMACT Competence Center 4.0 consentirà inoltre di sviluppare i rapporti con la ricerca e l’ecosistema dell’innovazione, arrivando a dimostrare progettualità avanzate come il gemello digitale (digital twin) manifatturiero.
Grazie a un investimento particolarmente significativo, pari a oltre 11 milioni di euro, di cui 4 milioni finanziati dalla Regione FVG e dal Consorzio Ponterosso – la zona industriale di San Vito al Tagliamento in cui la fabbrica modello è insediata – e più di 7 milioni da partner e tech provider, LEF ha triplicato le proprie dimensioni (3 mila mq complessivi), la dotazione tecnologica e ampliato l’offerta formativa coprendo tutti i processi aziendali in ottica “end 2 end”. La meticolosa pianificazione dei lavori attuata dalla stessa LEF, avvenuta durante la pandemia impiegando tecnologie innovative come la “torre di controllo digitale” – per seguire gli stati di avanzamento e individuare in modo automatico gli scostamenti tra il modello BIM e gli scan del costruito –, ha consentito di ridurre i tempi di realizzazione del 39%.
Le aspettative di Confindustria Alto Adriatico e McKinsey sono in linea con l’elevato standing di LEF: formare ogni anno in presenza oltre 500 organizzazioni e 6 mila partecipanti, che potranno arrivare fino a 10 mila con l’erogazione dei corsi da remoto.
In pillole
• Un investimento di 11 milioni di euro ha consentito l’ampliamento a 3 mila mq e l’integrazione delle soluzioni tecnologicamente più avanzate lungo l’intera catena del valore.
• Il nuovo edificio ha potenziato la capacità del centro, che ora è in grado di formare ogni anno in presenza oltre 500 organizzazioni e 6 mila partecipanti, che possono arrivare a 10 mila grazie all’erogazione dei corsi da remoto.
• LEF può ora contare su un ecosistema diversificato composto da oltre 100 tech provider e startup.
• Nel 2020, durante la pandemia, il centro ha continuato a erogare corsi di formazione da remoto, per un totale di 150 organizzazioni e 1.000 persone formate.
• La costruzione del nuovo edificio è stata realizzata durante la pandemia impiegando le tecnologie più all’avanguardia, che hanno permesso di ridurre del 39% i tempi necessari.