“Dalla crisi non si esce senza riforme”. Lo ha detto oggi Graziano Tilatti (nella foto), presidente Confartigianato Udine, commentando i dati negativi della XVI indagine sulla congiuntura dell’artigianato.
“Sono ormai indilazionabili provvedimenti sul triplo binario della diminuzione della spesa pubblica improduttiva, del calo delle imposte e della sburocratizzazione – ha dichiarato – condizioni necessarie per ridare potere d’acquisto alle famiglie italiane e rilanciare la domanda interna per consumi e investimenti”.
Un appello non nuovo quello di Confartigianato alla politica che viene rafforzato da dati che, anche se evidenziano un lieve miglioramento, sono ancora preoccupanti e che testimoniano che, come ha spiegato il responsabile dell’Ufficio Studio Nicola Serio: “non appaia prossima la fine della crisi infinita, che da 6 anni sta decimando le imprese friulane”.
“Se da una parte – ha spiegato Serio – si assiste a un lieve miglioramento rispetto allo scorso luglio, dall’altra tutti gli indicatori continuano a rimanere negativi. Anche i settori interni all’artigianato sono tutti in rosso: vanno peggio i servizi, in particolare le autofficine ed i servizi alla persona. Un segnale incoraggiante arriva dall’arredo dove dopo anni di calo il saldo d’opinione sul fatturato è ritornato positivo nel 2013, grazie alla buona performance dell’export”.
“Anche se i segnali positivi sono deboli – ha commentato il direttore Gian Luca Gortani – occorre che non siano vanificati da una classe politica che continua a rinviare le riforme necessarie a ridare competitività al paese. Nonostante le difficoltà di sistema, 8 artigiani su 10 continuano ad avere fiducia nella propria capacità competitiva mentre la stessa percentuale (80%) si ritrova alla voce sfiducia verso il futuro dell’economia italiana”.