In Friuli la crisi è arrivata con un po’ di ritardo rispetto al resto del Nordest, perciò si fa ancora sentire in questa sua lunga coda. Si spera fortemente che di coda si tratti, leggendo i dati dell’ultima indagine congiunturale di Unioncamere Fvg, che conferma un andamento ancora negativo pressoché di tutti i settori interessati dall’analisi (manifatturiero, commercio al dettaglio, servizi di ospitalità, costruzioni e vitivinicolo), ma che lascia intravedere la tanto attesa luce in fondo al tunnel nelle aspettative di crescita delle imprese intervistate, in miglioramento rispetto alle rilevazioni precedenti.
L’indagine regionale è stata presentata in Camera di Commercio a Udine, introdotta dal presidente di Unioncamere Fvg Giovanni Da Pozzo, assieme ai colleghi Antonio Paoletti per Trieste, Giovanni Pavan per Pordenone ed Emilio Sgarlata per Gorizia (nella foto). Nei dettagli dell’analisi è entrato Nicola Ianuale, presidente di Questlab, la società che trimestralmente si occupa di effettuare ed elaborare l’indagine, mentre in conclusione è intervenuto Daniele Marini, direttore scientifico della Fondazione Nordest, che ha aperto lo sguardo sulla situazione dell’intera area nordestina.
“L’economia della nostra regione non è ancora uscita dalla fase negativa – ha confermato Da Pozzo introducendo i lavori – e ci sono ancora indicatori importanti che ci preoccupano, come per esempio l’andamento dell’export regionale, che pur in miglioramento nel secondo trimestre resta negativo per tutto il primo semestre 2013, con un meno 3,3 per cento”.
Altri nodi cruciali restano l’occupazione, in primis, come pure il sistema imprenditoriale. Nel primo semestre 2013 in regione sono nate 3.608 imprese e se ne sono cancellate 4.152, con un saldo negativo di 544 unità. Inoltre, sono entrate in scioglimento e liquidazione o altra procedura concorsuale 851 imprese: il fenomeno dei fallimenti ha interessato in particolare le industrie manifatturiere, le costruzioni e il commercio, quello delle liquidazioni e scioglimento il commercio, i servizi alle imprese, e le industrie manifatturiere, le costruzioni e il turismo.
Difficoltà che l’indagine congiunturale, effettuata su circa 1.400 imprese di tutte e quattro le province, va a confermare. I dati a consuntivo relativi al 2° trimestre, in base alle risposte degli imprenditori, sono negativi praticamente per tutti i comparti, costruzioni purtroppo ancora in testa, con un calo tendenziale del fatturato, ossia rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, del 13,1 per cento. A frenare meno, o a migliorare addirittura, sono in genere le imprese che esportano, fenomeno evidente anche in quel manifatturiero che ha risentito così pesantemente della crisi e che in questo secondo trimestre vede anche un contenimento del calo occupazionale, che si ferma a un meno 0,4% tendenziale. Come al solito, va un po’ meglio il vitivinicolo: le imprese che esportano dichiarano un aumento dell’1,6% di fatturato, con un’occupazione in crescita del 4%.
Le previsioni degli imprenditori per il trimestre in corso risultano improntate al pessimismo o comunque non si attendono a breve sostanziali miglioramenti, anche se la percentuale di imprese che crede nella crescita è aumentata rispetto allo scorso anno.