«Almeno dal febbraio 2012, da che ho assunto il ruolo di presidente Unioncamere Fvg, e ancor prima, dal 2010, dal collega Paoletti che mi ha preceduto, abbiamo più volte sollecitato la passata amministrazione regionale a firmare insieme un protocollo d’intesa per rafforzare il ruolo di Unioncamere Fvg come interlocutore unico della Regione su una serie di attività. Protocollo mai firmato nella passata legislatura, nonostante le nostre ripetute richieste, e siglato dalla presidente Serracchiani l’ottobre scorso. Con l’impegno a formulare un concreto, vero e proprio accordo di programma per rendere operativa la razionalizzazione». Il presidente Giovanni Da Pozzo, unitamente ai presidenti Gianluca Madriz, Antonio Paoletti e Giovanni Pavan, ci tiene a fare chiarezza sul ruolo e gli obiettivi del sistema camerale, precisando «che non ci sottraiamo affatto a un confronto, ci rendiamo anzi conto dei tempi e delle esigenze di cittadini e imprese, che vengono da noi, ai nostri sportelli, per accedere a servizi sempre più numerosi, per presentare progetti e proposte, e anche critiche, certo, quando servono, poiché nessuno è infallibile e c’è sempre spazio per miglioramenti e riparare a eventuali errori». Da Pozzo ricorda però «che il terreno del dibattito è nazionale: le Camere di Commercio sono disciplinate da legge dello Stato. Si sono già riformate una prima volta, proprio in un’ottica di rafforzamento delle Unioni regionali e razionalizzazione. Un percorso di riforma che, anche se si è interrotto a causa dei diversi cambi di Governo, è continuato e continua ora, in questi mesi e in questi giorni: anche noi dal Fvg siamo impegnati nel gruppo di lavoro nazionale per portare avanti una nuova autoriforma. Siamo i primi a metterci in discussione e a rinnovarci, come abbiamo dimostrato in più occasioni, chiamati ad assumerci compiti sempre più articolati poiché siamo il raccordo fra imprese e Stato, ruolo che ci consente di agire spesso in anticipo sui tempi. E insieme auspichiamo una riforma anche delle rappresentanze espresse dalle categorie e dei sindacati dei lavoratori, ancora troppo divisi su base territoriale e settoriale. Quindi, evitando demagogie molto care ad alcuni politici, mettiamoci tutti insieme a riformare la politica e i partiti, le rappresentanze dell’impresa e del lavoro».
Sui costi, Da Pozzo evidenzia che «i nostri bilanci sono per la quasi totalità di derivazione delle imprese, e a loro e alle categorie in cui sono rappresentate rispondiamo dunque del nostro operato. Imprese che, tra diritto annuale e diritti di segreteria, compongono circa l’80% dei nostri proventi correnti, da noi restituiti in forma di servizi. I rimborsi spese che la Regione ci riconosce per le funzioni che ci ha delegato a svolgere incidono dunque minimamente sui nostri proventi correnti e peraltro coprono solo in parte il costo da noi sostenuto per esercitare quelle funzioni. E immagino non ci siano state delegate perché siamo poco efficienti. Anche perché, parlando per esempio di Udine – ma mi sento di estendere la valutazione a tutto il sistema camerale –, evadiamo pratiche entro 5 giorni nell’86,7 % dei casi, arrivando ad evaderle per quasi il 90% per via telematica. Se vogliamo rispondere con demagogia alla demagogia, possiamo misurare quali i risparmi della politica, che nell’ultima legislatura ha visto una gemmazione di vari gruppi, con relativa ripetizione di costi di segreterie e collaboratori? Non crediamo però sia intelligente o produttivo scaricarsi colpe a vicenda, quando la situazione del nostro tessuto economico e sociale sono ancora così difficili. Lasciateci aiutare le imprese!». Da Pozzo cita l’appello del presidente Unioncamere nazionale Ferruccio Dardanello, intervenuto recentemente «sul ruolo del sistema camerale che, in questi tempi in cui la sfiducia degenera a volte nel disfattismo, viene spesso mal interpretato o percepito in modo parziale. Faccio mio questo appello, perché so che siamo in grado di aiutare le imprese, soprattutto se il sistema Paese s’impegna davvero a prendere in mano il suo futuro. Se si vuole valutare l’efficienza delle Cciaa, partiamo dunque da qualche fatto. Dal 2010 sensibilizziamo istituzioni e tessuto economico sull’importanza delle reti d’impresa, di cui oggi tutti parlano, e siamo stati all’avanguardia nel proporre formazione, incontri concreti tra imprese che desiderano fare rete per essere più competitive, bandi di contributi con fondi propri per stimolare tangibilmente le imprese a fare rete». Nell’internazionalizzazione, poi, «il sistema camerale è un punto di riferimento riconosciuto dalle imprese stesse – oltre 2 mila l’anno quelle che partecipano alle nostre attività a livello regionale –, siamo in connessione diretta con tutte le strutture italiane e internazionali che se ne occupano, accompagniamo le aziende in missione individuando assieme i mercati più promettenti perché non possono essere lasciate in questo percorso, forniamo loro supporto e consulenza, e voucher per abbattere le spese a loro carico, perché sappiamo, specie con questa crisi, che affacciarsi alla competizione globale è un investimento che può pesare. Ancora: per le imprese giovani, fin dal abbiamo messo a disposizione bandi innovativi, per sostenerle nell’avvio e nella gestione, e raggruppando tutte le Cciaa arriviamo in questi ultimi anni attorno ai 7 milioni di fondi propri concessi. A tutto ciò, si aggiunga che abbiamo aumentato la semplificazione per chi vuole aprire un’impresa con la Comunicazione Unica, dato servizi di assistenza ad aspiranti e neoimprenditori, di orientamento e formazione continui, servizi che hanno registrato negli ultimi 2 anni circa 5 mila utenti in tutte e quattro le Cciaa». Gli esempi sono davvero molti, dai bandi e iniziative a sostegno alle imprese innovative ai bandi e iniziative per agevolare l’accesso al credito, anche tramite i Confidi, ancor più importante in un momento di stretta creditizia.
«Spesso, i detrattori circoscrivono l’attività delle Cciaa al solo Registro imprese, peraltro trascurando il servizio prezioso e indispensabile che svolge. Anche in favore di autorità giudiziaria e forze dell’ordine che vi accedono milioni di volte l’anno per rafforzare la sicurezza e la garanzia del mercato. Ma non siamo “solo” Registro imprese – precisa Da Pozzo –: svolgiamo funzioni articolate, di promozione dell’economia, cultura imprenditoriale e supporto ai progetti delle imprese, di regolazione del mercato e sostegno alla competitività con orientamento e consulenza sulla proprietà industriale, di innovazione e prospettiva futura, di sviluppo della giustizia alternativa con la mediazione in tempi certi e costi contenuti. Basti pensare che il dato italiano diffuso da Unioncamere è di 42 mila conciliazioni, sia di imprese sia consumatori, risolte con un decimo dei costi normalmente necessari e riducendo i tempi della giustizia civile a 46 giorni di durata media rispetto agli anni necessari nei tribunali e facendo risparmiare 130 milioni di euro alla collettività. Siamo consapevoli che il mondo sta cambiando e vogliamo continuare ad agire sempre meglio. Siamo pronti al confronto al confronto e alla crescita, purché in una discussione seria».
Sistema camerale verso l’autoriforma
Da Pozzo: "Siamo i primi a metterci in discussione e a rinnovarci, come abbiamo dimostrato in più occasioni, chiamati ad assumerci compiti sempre più articolati"
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