La Tares, che debutta quest’anno sostituendo la Tarsu o la Tia, rischia di tramutarsi in una vera e propria stangata, soprattutto per gli imprenditori. “Rispetto al 2012, gli aumenti medi stimati per l’anno in corso saranno molto pesanti”, rileva il presidente di Confartigianato Pordenone, Silvano Pascolo (nella foto).
Secondo le prime rilevazioni, su in capannone da 1.200 mq l’aggravio è arrivato a 1.133 euro (+22,7%); per un negozio di 70 mq (superficie media nazionale) l’asporto dei rifiuti costa circa 98 euro in più (+19,7%); per un’abitazione civile di 114 mq (superficie media nazionale), l’applicazione della Tares comporta un aumento di spesa di 73 euro (+29,1%).
“Una situazione paradossale quella generata dalla Tares, visto che a causa della crisi sia le famiglie che le imprese hanno prodotto meno rifiuti, mentre la raccolta differenziata, specialmente nel nostro territorio, ha ridotto sensibilmente i rifiuti da conferire in discarica. Bene a fronte di tutto questo – rimarca Pascolo – i costi sono invece sensibilmente aumentati, determinando un aggravio della tassazione complessiva”.
Le ragioni di questi aumenti vanno ricercati “nella necessità – aggiunge Claudio Dorigo, capo categoria dei costruttori artigiani – di assicurare un gettito in grado di coprire interamente il servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, vincolo non previsto con l’applicazione della Tarsu. In secondo luogo, si prevede una maggiorazione su tutti gli immobili pari a 0,3 euro al metro quadrato con la quale si andranno a finanziare i servizi indivisibili dei Comuni (illuminazione pubblica, pulizia e manutenzione delle strade e altro)”. In tutti i casi “ci troviamo di fronte all’ennesimo prelievo forzoso dalle tasche delle imprese e delle famiglie – rimarca Dorigo – diventato francamente inaccettabile. A quando una drastica riduzione della spesa pubblica?”.