“Un anno pieno di incognite”. La sintesi sul 2022 è di Mariano Bella, direttore Ufficio studi di Confcommercio nazionale. La sua relazione ha fatto da premessa alla tavola rotonda “Il punto sul terziario”, promossa a Udine a Palazzo Belgrado da Confcommercio del Friuli Venezia Giulia, moderata dal direttore del Messaggero Veneto e del Piccolo Omar Monestier e con ospite l’assessore regionale alle Attività produttive Sergio Emidio Bini.
Quella di Bella è stata una riflessione “macro” sulla situazione complessa – alimentata dai fenomeni internazionali dell’aumento dei costi delle materie prime e del rincaro dell’energia – che sta attraversando il terziario dell’area Confcommercio, comparto che negli ultimi 25 anni ha contributo a un saldo positivo di 2,4 milioni di nuovi posti di lavoro.
“In un contesto in cui la terziarizzazione è un fatto planetario – le parole del direttore dell’Ufficio studi –, un terziario azzoppato si traduce nella frenata di crescita e occupazione”. L’aumento dei prezzi “vuol dire riduzione del poter d’acquisto”, ha proseguito Bella nell’approfondire anche il passaggio chiave del Pnrr (con 183 miliardi di investimento per un Pil pari a 227 miliardi nel 2026 il moltiplicatore è del +24%) e quello del ruolo di chi fa reddito e profitto: “Riconoscere ai produttori un pur minimo sollievo fiscale è parso uno scandalo. Ma reddito e profitto non sono colpe. Va combattuta la povertà, non la ricchezza”.
Sono quindi intervenuti i presidenti di Confcommercio della regione. Giovanni Da Pozzo, vicepresidente nazionale e presidente Fvg, ha osservato come il clima di positività di settembre-ottobre 2021, quando sembrava vicina l’uscita dal tunnel della pandemia, è oggi decisamente peggiorato: “Con aumenti consolidati dal 5% al 10% e bollette rincarate che penalizzano pesantemente le imprese e mortificano il potere d’acquisto delle famiglie, viviamo una congiuntura di rinnovate criticità”.
Da Pozzo ha poi aperto un focus sul credito, evidenziando come nel Nordest, in era Covid, il 32% delle imprese ha attivato prestiti assistiti da garanzia pubblica, a fronte di una media Italia del 28,7%. In Fvg in particolare, nel 2020-21, si contano 57mila operazioni con il Fondo centrale di garanzia per un importo finanziato complessivo di 6,8 miliardi di prestiti, “una volta a mezza il bilancio regionale. Operazioni già entrate in fase di scadenza che aprono di fatto una questione sottovalutata, ma che rischia di compromettere la ripresa”.
Da parte del presidente di Confcommercio Trieste Antonio Paoletti, che ha osservato come nel capoluogo regionale “logistica e scienza fanno da traino ad altre attività”, ha a sua volta rilanciato la preoccupazione di piccole imprese «che si ritrovano oggi a fare i conti, dopo due anni di convivenza con la pandemia, anche con inflazione e bollette triplicate. L’Italia vive di consumi interni: se portiamo via ogni mese 2-300 euro alle famiglie, le conseguenze sono facilmente immaginabili”.
Il presidente di Confcommercio Pordenone Fabio Pillon ha quindi sottolineato il ruolo delle associazioni di categoria “come punto di riferimento, rappresentanza di interessi, centro di informazioni accreditate e di orientamento” e rilevato come le realtà commerciali di vicinato “sono in grado di offrire ai consumatori qualcosa di più e di diverso rispetto al mero scambio di beni, garantendo servizi personalizzati e flessibili, tarati sulle esigenze dei clienti con il valore aggiunto di una relazione sociale vera e propria”.
Da Gianluca Madriz, presidente di Confcommercio Gorizia, è arrivata la sottolineatura sul valore di “Nova Gorica e Gorizia Capitale europea della cultura 2025”: “È un’opportunità per l’intero territorio, non solo per la città. Dobbiamo riuscire a preparare al meglio l’evento negli anni che lo precedono, gettando le basi per la creazione di aziende culturali in grado di stimolare investimenti che favoriscano ricadute per gli anni successivi. Una sfida non facile, ma vedo un fermento e un’energia che confortano. L’importante è saper mettere tutto in rete”.
“La Regione ha lavorato alacremente fin dai primi terribili giorni della pandemia, mettendo in campo molteplici strumenti che hanno saputo rispondere alla crisi economica e accompagnare la ripartenza; un risultato importante ottenuto anche grazie alla grande capacità di fare squadra che c’è stata con gli attori protagonisti dei comparti economici del Friuli Venezia Giulia. Nei giorni più bui ci siamo trovati a confrontarci costantemente per capire insieme quali misure mettere in campo per le imprese del nostro territorio. Il risultato positivo raggiunto è un risultato del sistema Friuli Venezia Giulia. Lo sottolineo con forza: l’aiuto che le associazioni di categoria hanno dato e che danno alla Regione è fondamentale, come quando è stata scritta la legge SviluppoImpresa, quest’ultima figlia dell’ascolto e di una serie di contributi strategici. Una responsabilità così grande va condivisa con chi opera e vive ogni giorno il territorio”, ha detto Bini.
“Durante la fase emergenziale – ha detto Bini – anche per sostenere il settore strategico del terziario, quello maggiormente colpito dalla crisi pandemica, abbiamo destinato oltre 70 milioni di euro per ristori a fondo perduto. Abbiamo inoltre guardato alla ripartenza, allocando all’interno dei capitoli di spesa milioni importanti per la crescita e per gli investimenti. Per il fondo turismo, solo per fare un esempio, per il bando in corso abbiamo assegnato 14 milioni di euro. Le misure di sostegno sono molteplici e con SviluppoImpresa le abbiamo ulteriormente rafforzate ed innovate, come ad esempio con l’introduzione dei distretti del commercio”.
Inoltre, lo scorso 20 dicembre è stata avviata anche la presentazione delle domande di contributo alle piccole e medie imprese del commercio, turismo e terziario, cosiddetta ex articolo 100, (che si concluderà il 21 marzo prossimo): le imprese potranno così beneficiare di un contributo del 50 per cento sulle spese sostenute e ammesse per tanti interventi tra cui lavori edili, adeguamento di strutture, attivazione di tecnologie digitali.
“Oltre agli strumenti – ha concluso l’assessore Bini – serve, però, uno scatto d’orgoglio che parte dalla competenza, soprattutto per chi occupa importanti posizioni nelle istituzioni. Solo tornado a un ruolo autorevole della politica sarà possibile vincere sfide importanti come ad esempio lo snellimento della burocrazia per favorire gli investimenti, cosa che peraltro nel nostro piccolo abbiamo già iniziato a fare. Deve tornare anche il tempo delle scelte coraggiose, dopo anni in cui i no a prescindere hanno penalizzato lo sviluppo; di questi dinieghi ora ne stiamo pagando le conseguenze, in primis per la questione del fabbisogno energetico che riguarda il nostro Paese”.