Il dialogo tra politica e industria ha oggi all’ordine del giorno tre nodi da sciogliere. Ma è dal mondo accademico che si leva una voce per suggerire altrettanti possibili soluzioni, quella di Maurizio Maresca, docente di Diritto internazionale e europeo all’Università di Udine ed esperto in diritto dei trasporti e dell’economia.
Quali sono secondo le priorità per il Friuli? “Energia, logistica e crescita”.
Partiamo da quella più urgente, la prima? “Ritengo interessante la prospettiva di un’autonomia energetica, non solo per disporre dell’energia necessaria, ma anche per auto-produrla a un prezzo più competitivo. Quella di una comunità energetica su base territoriale mi pare una idea davvero di interesse di Confindustria e che mette insieme le principali industrie del Friuli insieme a Regione e Comuni sulla direttiva 2019/2001.Con la collega Elena D’Orlando stiamo ragionando sugli strumenti giuridici necessari anche in deroga alle norme vigenti che disciplinano il mercato dell’energia”.
Qual è la seconda priorità? “Si parla da tempo del corridoio europeo BalticoAdriatico. Anche su questo tema è centrale il ruolo dell’industria del Friuli per lanciare la Pontebbana, l’unica infrastruttura di trasporto nazionale che attraversa la regione che il Paese ha avuto il coraggio di costruire tempestivamente che va vista come strumento di connessione con l’Europa dei porti del Nord Adriatico, con al centro Trieste. Far ‘vivere’ la Pontebbana, però non è semplice: occorre, da un lato, l’impegno dei grandi operatori di traffico, come sono Msc e Fs (che già hanno annunciato di recente una collaborazione proprio su questo segmento), e dall’altro un impegno forte della comunità industriale udinese, la più evoluta se guardiamo ai corridoi verticali, per sviluppare impianti di trasformazione della merce in transito che beneficino degli strumenti di sospensione doganale e degli specifici incentivi per l’industria. Vedo una possibile intesa proprio fra logistica e industria, sulla quale stiamo lavorando con il collega Alfredo Antonini, che consentirà anche di adeguare, magari assieme a Cassa Depositi e Prestiti, le oggi insufficienti infrastrutture portuali”.
Il terzo nodo, infine, qual è e come si risolve? “La terza priorità riguarda, a mio avviso, l’università, in cui lavoro del 1985 e in cui ho ‘investito’ molto, specie nei primi anni 2000. Pensata negli Anni ’70 per sostenere lo sviluppo del territorio, è stata il segno di straordinaria lungimiranza della classe economica e politica friulana del tempo. Temo stia oggi investendo su troppi fronti, mentre potrebbe puntare alla eccellenza internazionale in alcune selezionate aree e discipline. Inoltre, sta evidenziando una sorta di autarchia didattica e scientifica, invece di essere un punto di richiamo di ricercatori e studiosi, anche stranieri come pensavamo con Marzio Strassoldo e Furio Honsell, che si impegnino a far crescere una vera e propria comunità scientifica. È un peccato perché, in un contesto generale in cui l’accademia italiana soffre, l’ateneo di Udine è sano e molto ben amministrato”.