Wärtsilä – in una nota – annuncia di aver presentato oggi alle organizzazioni sindacali, al Ministero dello Sviluppo Economico, al Ministero del Lavoro, all’Anpal, alla Regione e a Confindustria il piano di mitigazione relativo alla prevista cessazione della produzione a Trieste, nei tempi e nei modi previsti dalla legge italiana.
“Il piano – precisa il gruppo finlandese – fa seguito all’annuncio del 14 luglio di ottimizzare ulteriormente la struttura produttiva di motori a livello europeo. E’ suddiviso in tre sezioni: possibili percorsi di reindustrializzazione, misure sociali e tempistica. Contiene le azioni che l’azienda è disposta a mettere in campo, previo accordo, per mitigare gli effetti della sua decisione”.
“Come indicato nel corso dell’ultimo incontro convocato dal Ministro Giorgetti al Mise, è stato affidato a un advisor specializzato in progetti di reindustrializzazione il compito di ricercare attivamente potenziali aziende interessate a insediare attività produttive a Trieste”.
“Abbiamo preparato e presentato il piano di mitigazione, come previsto”, ha dichiarato Håkan Agnevall, ceo di Wärtsilä. “Siamo disponibili ad avviare immediatamente una discussione, nell’ambito della procedura, con i sindacati e le istituzioni per trovare un accordo che supporti le persone impattate e le loro famiglie, salvaguardando al contempo il futuro a lungo termine delle attività di ricerca e sviluppo, vendita, project management, sourcing, assistenza e formazione. Tutte queste attività impiegano più di 500 persone a Trieste”.
Dodici mesi di cassa integrazione per completare gli ordini, 593 licenziamenti, e non i 450 annunciati due mesi fa, tra cui 50 prepensionamenti, riqualificazione professionale, incentivo all’esodo e ricollocazione in altri stabilimenti produttivi del gruppo. Per i sindacati territoriali di Cgil, Cisl e Uil si tratta di un piano “irricevibile. E’ esattamente quello che ci aspettavamo: un piano di dismissione che non prendiamo neanche in considerazione”, afferma Marco Relli della Fiom-Cgil.
Si tratta di un piano “funzionale a gestire una chiusura”, insiste Antonio Rodà della Uilm. “Hanno mandato un piano asettico, privo di contenuti e vago, che è quello che ci aspettavamo da un’azienda che non ha voluto sedersi a un tavolo seriamente e aprire un confronto”, aggiunge Alessandro Gavagnin della Fim-Cisl.
“Da Wartsila”, spiega ancora Rodà, “propongono d’individuare un advisor che si occupi di reindustrializzare l’area, ma non c’è nessun elemento completo a riguardo. Si propone la cassa integrazione per 451 dipendenti a rotazione, come offerta per chiudere l’accordo, che saranno impiegati per portare a termine le commesse e coadiuvare nella chiusura del sito”.
Si parla poi di “un’apertura a eventuali percorsi di uscite di carattere volontario incentivato, ricollocazione anche sui siti sparsi nel mondo di Wartsila. E’ un piano – conclude – che per Trieste non ha nessuna prospettiva”.
La rabbia delle istituzioni e sindacati, sempre più compatti, è unanime e il piano viene considerato irricevibile e vuoto di contenuti. “Fanno passare la Cig che paga lo Stato – attacca l’assessore regionale al lavoro Alessia Rosolen – come una loro concessione e questo è gravissimo. Poi impongono di non poter insediare realtà produttive della navalmeccanica nello stabilimento e anche questo è altrettanto grave. Come Regione abbiamo aderito al ricorso all’articolo 28 presentato dai sindacati” conclude Rosolen.
“Il piano di mitigazione è l’ultimo schiaffo alla logica del confronto che è stata tentata in tutti i modi dalle Istituzioni. La multinazionale ha scelto la contrapposizione dura e dannosa, con condizioni che certificano oggettivamente lo smantellamento del sito produttivo e la dispersione delle competenze professionali delle maestranze: un danno strategico per l’Italia. La nostra postura nelle sedi istituzionali non potrà che essere uguale e contraria a questo colpo di mano”. Lo afferma la capogruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, in merito al piano di mitigazione che Wartsila ha inviato alle sigle sindacali.
“In Parlamento continuiamo a lavorare col massimo impegno per ottenere che le norme sulle delocalizzazioni siano recepite nei tempi più brevi e utili per evitare che Wartsila faccia i suoi comodi sulle spalle dei lavoratori. Entro la settimana ci attendiamo che il Governo faccia il passo che ci ha assicurato. Da parte nostra l’iniziativa legislativa marca le esigenze del tessuto produttivo non solo triestino ma nazionale, perché questo tipo di crisi sono innescate spesso da multinazionali e hanno caratteristiche simili per il territorio. L’emendamento a prima firma Misiani è un atto concreto e significativo, così come il lavoro di Serracchiani nel suo ruolo di interlocuzione”. Lo afferma la senatrice Tatjana Rojc (Pd) oggi a Roma per i lavori dell’Aula del Senato sul decreto Aiuti bis.
Proprio domani il tribunale si esprimerà su questo per chiarire se Wartsila ha attuato un comportamento antisindacale che potrebbe costringere l’azienda a ripartire da zero nella procedura, passaggio che consentirà al governo di inasprire le pene per la delocalizzazione.
Oltre al ricorso di domani resterà in piedi anche il ricorso della sola Regione, il 28 settembre, contro la norma attuale sulle delocalizzazioni dove viene chiesta una verifica di costituzionalità.