Nessun passo indietro. Wartsila, al tavolo convocato oggi al Ministero dello Sviluppo economico con tutte le parti, conferma la volontà di licenziare 450 lavoratori dallo stabilimento di Bagnoli della Rosandra, dopo la dismissione della linea produttiva dedicata ai motori.
Il presidente della multinazionale Håkan Agnevall ha parlato di una decisione difficile e ha assicurato che saranno seguite tutte le procedure previste. Trieste resterà comunque centrale per altre attività e per 500 lavoratori.
Durissima la replica della politica con il ministro Giancarlo Giorgetti che ha interloquito anche privatamente con i vertici finlandesi, ma questo non è bastato.
“Quella di Wartsila è una scelta di carattere politico e non industriale che arreca un grave danno a un settore strategico per il nostro sistema Paese: una decisione unilaterale, resa ancor più grave e inaccettabile dall’articolato elenco di contributi e garanzie nazionali e regionali di cui l’azienda ha beneficiato negli anni”, ha commentato il governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga.
Proprio in relazione al futuro dello stabilimento di Bagnoli della Rosandra, il governatore ha ribadito che “l’unica condizione per poter avviare un dialogo con l’azienda è l’immediato ritiro della procedura di licenziamento dei 450 addetti alla produzione”.
La Regione interesserà infine, ha assicurato il governatore, il Comitato delle Regioni e tutte le istituzioni nazionali ed europee, per denunciare l’atteggiamento predatorio di soggetti privati che, dopo aver usufruito di decine di milioni di euro pubblici, optano per una deindustrializzazione del territorio italiano determinando pesantissime ricadute sul piano economico, occupazionale e sociale.
Concetti, quelli espressi dal governatore, ribaditi con forza anche dall’assessore regionale al Lavoro Alessia Rosolen, che ha inoltre garantito il massimo impegno della Regione per vigilare affinché la procedura avviata dall’azienda non venga utilizzata per sottoporre i lavoratori, le loro rappresentanze e le istituzioni a inaccettabili pressioni.
Proprio Fedriga nei gironi scorsi aveva auspicato che l’Italia intervenisse in maniera dura anche sul possibile ingresso della Finlandia nella Nato visto che proprio dal Governo erano arrivate rassicurazioni sul futuro dello stabilimento.
I sindacati intanto ribadiscono la richiesta di una nazionalizzazione dell’industria e annunciano la mobilitazione.
“La postura del Governo intesa a sensibilizzare Helsinki attraverso la sottolineatura dei rapporti bilaterali è corretta, ma non sufficiente. L’attenzione del Mise, al di là di valutazioni diplomatiche, deve anche rivolgersi ad approfondire le modalità d’intervento concreto sulla continuità produttiva dello stabilimento e considerare nel suo insieme la problematica della deindustrializzazione dell’area triestina”. Lo dichiara la presidente del gruppo Pd alla Camera Debora Serracchiani, agli esiti del tavolo di crisi Wartsila oggi al Mise.
“Risultano offensivi e fittizi i tentativi di mitigare queste scelte di fronte a una decisione così grave, che investe oltre 1000 lavoratori del nostro territorio”, è il commento della Cgil Trieste. “Il giudizio è assolutamente negativo da parte delle istituzioni e del sindacato, rispetto alla scelta di indebolire la filiera della navalmeccanica e abbandonare le politiche industriali nel nostro territorio e in tutto il Paese. È inaccettabile una così palese svalutazione del lavoro manifatturiero”.
“Si fa sempre più strada la necessità di elaborare un “piano B” che preveda importanti investimenti su questa filiera. Serve tutto il peso dello stato italiano perché ciò possa avverarsi. Ora c’è la necessità che, nell’esercizio del rapporto di forza, il territorio sia a fianco delle lavoratrici e dei lavoratori di Wärtsilä e a sostegno della fabbrica”, conclude la nota della Cgil.
“Nell’incontro di oggi pomeriggio al Ministero dello Sciluppo economico, al quale ha partecipato il Ministro Giorgetti, i vertici italiani e finlandesi di Wartsila hanno confermato la decisione di chiudere l’attività produttiva nel sito di Trieste e di voler continuare con la procedura di licenziamento di 451 lavoratori. È una decisione grave e inaccettabile che ha visto la contrarietà di tutte le parti coinvolte, a partire dalle istituzioni locali e nazionali. Riteniamo che la continuità produttiva sia una condizione indispensabile per poter continuare a discutere. C’è l’assoluta necessità di tutelare un asset strategico per la navalmeccanica del nostro Paese. Difenderemo la fabbrica per cercare di garantire un futuro a tutti i dipendenti della Grandi Motori e al nostro importante comparto industriale. Riteniamo positiva la presenza del Ministro Giorgetti, ci aspettiamo a breve la messa in campo di ogni azione da parte sua per una soluzione positiva di questa vertenza, che salvaguardi l’occupazione e garantisca la continuità produttiva”. Lo dichiarano Bruno Cantonetti, Segretario nazionale Uilm, e Antonio Rodà, Segretario generale Uilm Trieste-Gorizia.
“Amarezza per il comportamento inaccettabile della proprietà, evidente quindi la scelta politica, così come la mancanza di rispetto verso i lavoratori, la città tutta e le istituzioni italiane. Ora non devono mancare tutto il sostegno ai lavoratori e le azioni a tutela, valutando pure altre nei riguardi dell’azienda e nel contesto anche internazionale e comunitario”, commenta Giorgio Cecco, Coordinatore provinciale di ProgettoFvg.