Sono sempre più numerosi e, nelle città, ormai a stretto contatto con le persone. La popolazione dei cinghiali in Friuli Venezia Giulia continua a crescere nonostante gli abbattimenti di certo non manchino. Molte le cause di questa crescita apparentemente inarrestabile. Inverni sempre più miti e cattive pratiche di foraggiamento – compresa l’abitudine profondamente sbagliata di dar loro da mangiare – permette alle scrofe di fare due parti all’anno con nidiate fino a sei piccoli.
In rapida crescita
Mancano dati precisi sulla consistenza della sua popolazione. Si parla di alcune migliaia di capi. Nella sola area di Trieste si stima ce ne siano almeno 600, sempre più confidenti con l’uomo tanto da scendere fino alle vie centrali della città.
Di solito non si tratta di animali aggressivi ed anzi tendono ad evitare sempre il contatto con l’uomo, almeno nelle aree meno antropizzate.
“Si tratta – come ci ha spiegato Maurizio Rozza esperto naturalista – di una specie incredibilmente adattabile e molto intelligente. Dobbiamo però ricordarci che si tratta di un animale selvatico. Data la sua taglia – un esemplare adulto può raggiungere i 120 chili -, un incontro ravvicinato può risultare pericoloso. Purtroppo spesso, si tende a dar loro cibo ignorando che è proprio la sua disponibilità che spinge i cinghiali a entrare nei centri abitati. In fondo, si tratta di una delle prime specie addomesticate dall’uomo, dalla quale sono discesi i maiali che oggi alleviamo”.
I danni
Diverso il problema dei danni causati alle colture. In montagna molti prati destinati a foraggio sono letteralmente messi sottosopra. In collina a patire sono soprattutto frutteti e vigne mentre in pianura i campi di mais rappresentano una tentazione fortissima.
La soluzione, secondo i naturalisti, non è legata esclusivamente a piani di abbattimento ben realizzati. In loro assenza i danni prodotti possono esere magguiori dei benefici.
Soprattutto, bisogna modificare sostanzialmente alcuni comportamenti che hanno indubbiamente favorito la proliferazione di questo ungulato:
E’ ora di metterlo a dieta
“Bisogna eliminare il foraggiamento di sostentamento – spiega Rozza – praticato nella nostra regione e basato su grandi quantità di cibo messe a disposizione di questo animale, soprattutto dai cacciatori. In certi casi si può addirittura parlare quasi di una sorta di allevamento allo stato brado e i guasti prodotti sono evidenti. Sarebbe bene passare al foraggiamento di attrazione, come fanno da tempo in Slovenia, dove distribuiscono poco cibo in aree ben definite per evitare che i cinghiali si sparpaglino. Per quanto concerne invece le colture di pregio bisogna lavorare molto sulla prevenzione. Una vigna o un frutteto possono essere danneggiati molto seriamente ma l’adozione di sistemi basati su reti elettrosaldate o su recinti elettrici, a patto che siano installati correttamente, possono evitare danni. Più problematica, nel caso della nostra regione, la protezione delle colture cerealicole dove gli appezzamenti sono molto estesi”.