Allan Tarlao gestisce assieme al fratello Attias il ristorante Androna a Grado, ma conosce molto bene anche la realtà austriaca dove opera nel periodo invernale nella località turistica di Kitzbuehel, in Austria, e ci offre la possibilità di mettere a confronto le misure anti Covid adottate nei due Paesi.
Quali sono le differenze e tra noi e l’Austria per l’emergenza Covid? “A parte le tempistiche, mi pare che le misure adottate siano abbastanza simili. Il virus non ha confini e dunque le precauzioni adottate oltre confine durante l’emergenza mi sono sembrate sostanzialmente equiparabili a quelle italiane”.
Il discorso cambia se si parla di riavvio della ripresa delle attività, in particolare nel settore della ristorazione? “In Austria è richiesto al cliente di prenotare. All’ingresso del ristorante devono esserci indicazioni chiare, il disinfettante per le mani e raccomandano di lasciare le porte aperte per favorire la ventilazioni. Inoltre, raccomandano di limitare al massimo i contatti, nel senso che il cliente deve entrare al ristorante ed essere accompagnato al tavolo. Solo a quel punto può togliere la mascherina. Il cameriere invece deve sempre indossare dispositivi di protezione, mentre i cuochi sono esentati a meno che non escano dalla cucina. Il bagno va igienizzato dopo l’utilizzo da parte del cliente”.
Delle misure suggerite in Italia cosa ne pensa? “Occhio e croce le regole sono simili, ma mi pare ridicolo che si aspetti l’ultimo momento per comunicare le linee guida, se non altro perché dobbiamo avere il tempo di organizzarci. Spero tuttavia che le regole adottate in Italia siano il più possibile simili a quelle austriache e tedesche, anche per garantire adeguata accoglienza al turista”.
Per quale motivo? “Il turista che arriva da noi ha bisogno di regole non troppo difformi da quelle osservate nel suo Paese. Questo facilita il rispetto delle misure di prevenzione non solo da parte dei ristoratori, ma anche e soprattutto dei clienti”.
Insomma servono regole chiare e tempestive? “Io non sono un esperto e non posso dire cosa serve o meno per garantire un livello di sicurezza adeguato. Però come ristoratore ho bisogno di sapere con precisione cosa fare. Non riesco poi a comprendere perché dentro un mezzo di trasporto pubblico le distanze minime sono inferiori rispetto a quelle necessarie in un ristorante. Inoltre devo capire come intervenire nelle varie operazioni di igienizzazione”.
Proprio queste ultime rischiano di essere troppo impegnative, anche economicamente? “Sono consapevole che questo virus è un nemico molto pericoloso. Dobbiamo attrezzarci di conseguenza, ben sapendo che dovremo lavorare molto di più e guadagnare meno. Penso tuttavia che si tratterà di una situazione temporanea. Un po’ di sacrificio sarà indispensabile. Il rovescio della medaglia sarebbe restare ancora chiusi in casa, con la prospettiva di morire di fame. Sarà indispensabile usare il buon senso e trovare un compromesso, concentrandosi sulle misure davvero utili e concretamente rispettabili, evitando di far perdere tempo con inutili prassi burocratiche. Qui da noi, se vogliamo dirla tutta, il problema non è il rispetto delle misure, ma quello dei controlli”.
Di quali controlli parla? “Io mi sono ammalato di Covid 19 in Austria, dove sono rimasto ricoverato per una ventina di giorni. Sono rientrato in Italia a fine marzo senza che nessuno abbia sentito il bisogno di verificare le mie condizioni di salute, se e come stavo facendo la convalescenza e la quarantena. E’ su questi versanti che lo Stato deve essere presente ed efficiente. Oltre confine sono andati a lavorare in questi giorni alcuni giovani corregionali. Ebbene, non appena arrivati in Austria, dopo aver esibito il contratto di lavoro, sono stati sottoposti a esame sierologico e successivamente hanno fatto il tampone restando in quarantena fino a quando non è risultato negativo. Così facendo l’imprenditore può assumere in serenità il personale e dare lavoro. Non mi interessa ricevere soldi. Allo Stato chiedo di fare i controlli e di poter lavorare, a patto che mi dica cosa e come fare per rispettare le norme, sperando ovviamente che siano sostenibili. Perché se resto chiuso non assumo nessuno. E invece per ora la sensazione è che si sia sempre in balia degli eventi”.