Domenica 10 aprile inaugura Vinitaly 2022. Dopo due anni di stop – al netto della Special Edition dello scorso ottobre – il mondo del vino si ridà appuntamento a Verona dal 10 al 13 aprile per celebrare, in presenza, il ritorno alla ‘quasi’ normalità e riuscire finalmente a realizzare quell’edizione numero 54 rimasta troppo a lungo in sospeso a causa del Covid. Mentre si lasciano alle spalle preoccupazioni e angosce segnate dalla pandemia, sconvolge però gli scenari internazionali la crisi politica, militare ed economica del conflitto tra Russia e Ucraina. Il mercato russo e quello delle repubbliche ex sovietiche era, infatti, diventato una certezza per l’Italia, con una crescita a due cifre, soprattutto nel 2021. Basti pensare che solo lo scorso anno si sono registrati ordini da Mosca per un valore di 375 milioni di dollari.
“Il Friuli non esporta molto in Russia, per cui non si prevedono grandi ripercussioni sul nostro territorio” rassicura l’enologo Stefano Trinco, già al vertice dei professionisti e del sistema delle Doc, tecnico storico della cantina Pittaro di Rivolto. A preoccupare di più, invece, è l’effetto Brexit, a cui dice di prestare “grande, anzi grandissima attenzione”.
“Le nuove norme annunciate da Londra lo scorso gennaio sono molto rigide – continua Trinco -, ora bisognerà vedere come reagirà il mercato nei prossimi mesi e se riusciremo a esportare ancora in Inghilterra”. Infatti, secondo la nuova normativa sull’importazione di beni dall’Unione Europea, dal 1° ottobre 2022, i vini potranno circolare solo se presenteranno l’indicazione di un importatore o imbottigliatore con sede nel Regno Unito.
EFFETTI SUL PREZZO FINALE – Per quanto riguarda il caro bollette, invece, a risentirne sarà soprattutto il consumatore finale, che dovrà decidere se accettare uno scontrino più pesante o modificare le proprie abitudini. Se da una parte, infatti, premono gli aumenti dei costi delle materie prime, dall’altra la crisi energetica aggiunge peso a ogni passaggio della catena distributiva. Così, anche nel mercato del vino, chi sta a valle rischia di veder gonfiare i conti. “Nell’ultimo periodo c’è stato un notevole rincaro delle bottiglie e dei cosiddetti ‘secchi’, utili soprattutto per confezionare le bottiglie – conclude l’enologo -. É necessario analizzare al più presto la situazione, perché i produttori non potranno più sostenere da soli tutte le spese. E l’unica soluzione possibile rischia essere quella di scaricare parte del costo sul consumatore finale”. Una situazione che però non preoccupa gli acquirenti stranieri, che da come dice il presidente del Consorzio delle Doc Fvg, Adriano Gigante, “sono molto sereni al riguardo: in generale e in particolare nelle fiere, infatti, non si percepisce questa preoccupazione. Il fatto che ci sia un aumento sulle materie prime per loro è la normalità”.
PIOGGIA DI PREMI – Intanto, in attesa delle possibili conseguenze dovute a inflazione e guerra, il nostro vigneto si gode i numeri positivi registrati nel 2021. Tra i vini più premiati da “Opera Wine”, l’evento organizzato da Verona Fiere in collaborazione con la rinomata rivista Wine Spectator, anche quest’anno spiccano numerose etichette nostrane, tra cui Bastianich Venezia Giulia Red Calabrone 2015, Jermann Venezia Giulia Vintage Tunina 2018, Livio Felluga Rosazzo Abbazia di Rosazzo 2016, Marco Felluga Sauvignon Collio Riserva Russiz Superiore 2017 e Vie di Romans Pinot Grigio Friuli Isonzo Dessimis 2019.