Anche il comparto agroalimentare fa i conti con le conseguenze della pandemia che ha inciso pesantemente sui fatturati delle imprese, sulla tenuta degli organici e sulle strategie di breve e medio termine. Ciò nonostante, alla giustificata preoccupazione che ha contraddistinto buona parte del 2020, si sta progressivamente sovrapponendo un sentiment di ottimismo sempre più definito. Il 2021, insomma, pur con qualche incognita, fa meno paura.
“Confidiamo in una ripresa della domanda, siamo ottimisti” spiega Cesare Bertoia, Presidente della Filiera agroalimentare di Confindustria Alto Adriatico, circa 2.300 occupati tra Gorizia, Pordenone e Trieste distribuiti in oltre 40 imprese. “In questi mesi – dice – un numero significativo di aziende ha portato a termine, o lo sta facendo in queste settimane, processi di riorganizzazione che consentano loro di arrivare preparati alle nuove sfide proposte dai mercati”.
Ma il Covid-19, paradossalmente, non è l’unica incognita sulla strada della ripresa: non poche perplessità desta infatti la prossima introduzione, posticipata di qualche mese anche grazie alla moral suasion di Confindustria nazionale, di Sugar e Plastic Tax, due balzelli introdotti dal Governo rispettivamente su bibite, prodotti dolci e sulla produzione e il consumo di imballaggi in plastica monouso. “Non apro una discussione ora in merito – ha aggiunto Bertoia – semmai il momento storico della loro applicazione rischia di mettere ulteriormente in difficoltà un settore già pesantemente colpito”.
Secondo Bertoia, infatti, una delle priorità del comparto è assicurare una filiera agroalimentare sostenibile e rispettosa della biodiversità, tutelando la salute dei cittadini e dell’ambiente. “Dall’altro lato – conclude – proteggere quanto più possibile il mercato interno rivolgendosi a fornitori nazionali certificati. Ove ciò non fosse possibile, investire in una formazione dei produttori esteri atta a garantire tutti i parametri di sostenibilità ambientale”.