In tre step la Fiera di Udine ha tracciato lo scenario attuale e le prospettive future dell’agricoltura intesa anche come salute, alimentazione, ristorazione e turismo, ricerca, innovazione, formazione, specializzazione e comunicazione.
Tre workshop con il contributo di 25 relatori tra docenti universitari, esperti del settore, ricercatori, imprenditori e chef, con la partecipazione dei 3 assessori regionali di competenza (Zannier per le risorse agricole, Rosolen per scuola lavoro e formazione, Bini per attività produttive e turismo) e con una sorprendente partecipazione di pubblico nelle dirette streaming.
L’appuntamento conclusivo si è svolto oggi in Fiera, in presenza e in streaming, su “Ricerca, Cibo e Farming”. Molta, moltissima la carne al fuoco: si è parlato anche della carne coltivata che potrebbe soddisfare il bisogno di popolazioni che oggi non possono permettersi di allevare e consumare la carne tradizionale; dell’agricoltura verticale che per metro quadro produce 32 volte in più rispetto a un metro quadrato di terra e non spreca acqua; di nuove filiere produttive locali legate alla canapa; dell’approccio degli italiani verso i nuovi alimenti proteici come la carne vegetale, la carne sintetica e i prodotti a base di insetti per scoprire che i più aperti a questi nuovi alimenti sono i giovanissimi, in particolare i più istruiti e benestanti, che si spingono più degli altri a immaginarne i vantaggi in termini di rispetto dell’ambiente, benefici per la salute e innovatività.
“La nuova fiera Agriest 2023 sarà verticale – ha affermato l’Amministratore Unico di Udine e Gorizia Fiere Lucio Gomiero – è andrà in profondità sui filoni della sostenibilità, educazione-formazione, innovazione digitale e cibo, quello che si porta in tavola e in bocca. La squadra per la nuova Agriest è pronta ed è il board con cui la Fiera ha lavorato per realizzare questi importati incontri: le Università di Udine e di Venezia, la Regione FVG, AgriFood FVG, Consorzio Via dei Sapori, Camera di Commercio di Pordenone e Udine, Fondazione Friuli, ka Divisioen Agribusiness di Intesa San Paolo e le Associazioni che riuniscono i produttori di macchine agricole”.
Moderati dal giornalista del Messaggero Veneto Maurizio Cescon, ai lavori odierni sono intervenuti Sergio Emidio Bini, Assessore regionale alle attività produttive, Michele Morgante, Professore Ordinario di genetica Università di Udine e Direttore Scientifico dell’Istituto di Genomica Applicata, Carlo Bagnoli, Progetto Future Farming, Professore Ordinario di economia aziendale Ca’ Foscari Università di Venezia, Daniele Modesto AD Zero Farms, Germano Scarpa, Presidente Biofarma, Danilo Zani, Responsabile Coordinamento Specialisti Agribusiness, Intesa Sanpaolo e Giulio Vidotto Fonda, Research Director di SWG.
La seconda sessione dell’incontro ha dato spazio a case history, ricette e degustazioni di prodotti locali anche provenienti da vertical farming, è affidata a Walter Filiputti, Presidente FVG Via dei Sapori, in collaborazione con Io Sono Fvg. Ad interpretare la cucina sostenibile, tre Chef del Consorzio Fvg Via dei Sapori. Il “menu” degli assaggi: Benvenuto col basilico Zero e Branzino della Valle del Lovo di Carlino cotto in acqua di mare e acqua degli asparagi che lo accompagneranno (Da Nando di Mortegliano – chef Loris Bearzi); Gnocchi di rape rosse ripieni di formadi salat di Enemonzo con cappello di Pitina della Val Tagliamento e rafano fresco (Costantini di Tarcento – chef Marco Furlano); Cremino al cioccolato bianco, confettura alla spirulina e crumble alle nocciole (Al Ponte di Gradisca d’Isonzo – chef Luca Plett).
L’alga spirulina è prodotta da Giacomo Brandolin a Cormons; il pesce della Valle del Lovo di Marano è l’esempio di una pesca ampiamente sostenibile; il basilico arriva dell’azienda Zero di Pordenone dove l’orto è un capannone completamente computerizzato e dove sono state ricreate le condizioni ottimali affinché il basilico sia ottimo con un risparmio di acqua dei oltre il 90%, così come di terreno occupato.
I vini abbinati agli assaggi sono ottenuti da viti resistenti, ossia quelle che, per combattere oidio e peronospora, sono trattate solo con due trattamenti. Sono il bianco Ethos da Sauvignon e Friulano dell’azienda Forchir, una delle prime in Friuli a fare questa scelta, e il rosso Vulturnis-Pinot Nero dei Vivai Cooperativi Rauscedo, l’azienda dove il metodo per le viti resistenti è stato messo a punto.
“Stiamo spingendo con forza affinché nella nostra regione il comparto enogastronomico, unito in maniera inscindibile con l’agricoltura, continui ad ampliarsi, per attrarre ancora più turisti e far crescere e conoscere le nostre aziende, con le loro eccellenze, non solo nel nostro Paese ma anche oltre confine”, ha detto l’assessore Bini.
“I temi trattati nel ricco panel organizzato per ‘Road to Agriest’ sono quanto mai attuali e ringrazio per questo i promotori dell’evento e i partecipanti – ha detto Bini -. Quando parliamo di agricoltura parliamo anche di enogastronomia, e nella nostra regione il comparto rappresenta una fetta importante di prodotto interno lordo, strategicamente rilevante pure per l’elevato numero di persone occupate”.
“Il momento, lo sappiamo tutti, è quanto mai difficile: stiamo attraversando la cosiddetta ‘tempesta perfetta’ e stiamo pagando troppe ‘non scelte’ fatte nei decenni passati sia per quanto riguarda il fabbisogno energetico sia per quello delle materie prime, compreso il settore alimentare – ha continuato l’assessore alle Attività produttive -. Stiamo assistendo a un aumento significativo anche del costo dei cereali, dei mangimi, con un incremento del prezzo che oscilla tra il 15 e il 20%. Sono aumenti insostenibili, non in grado di garantire margini operativi a chi opera nel settore. Siamo in una fase cruciale, insomma, complessa, delicata, che stavamo in realtà già vivendo prima di questo momento di speculazione, cui non giova la guerra in atto”.
“Abbiamo lanciato il brand ‘Io sono Friuli Venezia Giulia’ che ha l’obiettivo di promuovere un’identità di luogo, in primis, e dei suoi prodotti e aziende. Lo stiamo spingendo molto, in questo particolare periodo, con una promozione mirata al mercato italiano: la mobilità internazionale, infatti, è ancora condizionata dalla pandemia e, più di recente, dal conflitto in Ucraina. Con questo marchio stiamo organizzando una serie di eventi capaci di caratterizzarci e soprattutto di caratterizzare le imprese del nostro territorio” ha aggiunto ancora Bini.
“Abbiamo una storia importante, del resto, per la valorizzazione delle nostre eccellenze, come quella del vino – ha chiuso l’assessore alle Attività produttive -. ‘La Strada del vino e dei sapori’, ad esempio, è cresciuta tantissimo in questi anni, facendo affluire un numero sempre crescente di imprese all’interno della propria organizzazione; una realtà che è riuscita a promuovere le nostre ricchezze, sia enologiche che gastronomiche, e ad attrarre nuovo turismo. Il Friuli Venezia Giulia, ne sono certo, è una regione che saprà cogliere tutte le migliori opportunità che si presenteranno da qui ai prossimi anni”.