Le gelate avvenute nella notte tra il 20 e il 21 aprile hanno interessato il territorio regionale a macchia di leopardo. A distanza di qualche decina di metri, incredibilmente, si è registrato un danno irrilevante oppure il 100% di perdita.
Giova riflettere in questo caso se l’aver abbandonato in collina il sistema di allevamento “Capovolto” o “Cappuccina” e in pianura il “Sylvoz”, (a medio infittimento e piuttosto distanti dal suolo ) per puntare ad infittimenti di 6-8.000 ceppi/ettaro allevati a “Guyot” , con tralci a pochi centimetri da terra, sia stata scelta universalmente opportuna.
In generale, le varietà più colpite sono state quelle a sviluppo precoce (i tre Pinot, Chardonnay, Picolit, Glera e Refosco). Nei vigneti sfuggiti al calo termico sotto zero la produzione è buona, grazie alla fertilità delle gemme e al peso medio del grappolo, superiore alla media.
Tentando una stima approssimativa, pare che rispetto a 1.856.000 ettolitri – dato Assoenologi dell’ ’anno scorso – si dovrebbe registrare una produzione (Doc più Docg più Igt) di circa 1.650.000 – 1.680.000 ettolitri.
Oltre agli effetti della gelata in alcune zone, quasi tutte le varietà, tranne alcune (per esempio il Merlot ), non risultano cariche di prodotto.
Chi scrive, in ogni caso, ben ricorda le gelate del 17 aprile 1997 e dell’8 aprile 2003. Allora non si ricorse a fumigazioni, ma a irrigazioni a pioggia che accompagnarono il calo termico fino al ritorno del termometro in positivo. Il ghiaccio, infatti, ricoprendo vegetazione e grappolini, genera calore proteggendoli. Quelle appena citate furono due annate contraddistinte da una qualità davvero eccezionale. Come già fatto per le forme d’allevamento, una riflessione sui sistemi d’irrigazione diventa quindi atto dovuto.
Varietà a sviluppo precoce esposte a macchia di leopardo
Le gelate avvenute nella notte tra il 20 e il 21 aprile hanno interessato il territorio regionale a macchia di leopardo
23
articolo precedente