L’annuncio del governatore Massimiliano Fedriga dell’avvenuto accordo Stato-Regione firmato al ministero dell’Economia e delle Finanze – che prevede un minore gettito da parte della nostra Regione allo Stato per il prossimo triennio 2019/21 di 843 milioni di euro – ha suggellato una giornata dove la Lega del Friuli-Venezia Giulia ha mostrato i muscoli e ha comunicato quello che ha fatto nei primi mesi di mandato, delineando la prospettiva per il resto della legislatura. Una partecipazione d’altri tempi degni della migliore Democrazia cristiana con tanto di ‘parata’ di relazioni di consiglieri regionali e assessori leghisti di stretta osservanza salviniana. Insomma, al di là di alcune sfumature, tutto bene: alla convetion non c’erano solo legisti, ma anche autorevoli rappresentanti del mondo accademico come il magnifico rettore, il presidente dell’Anci, sindaci non della Lega e tanti cittadini comuni.
Pragmatici e molto determinati, questa la sensazione data all’uditorio, un segnale che è partito anche in direzione degli alleati e delle opposizioni. Del Pd, ancora alle prese con i congressi e quindi ancora in fase costruzione di una linea che dovrà saper confutare l’azione del partito di maggioranza, del M5S, che per ora recita una parte sbiadita anche per l’alleanza di governo che di fatto impedisce di esercitare una vera opposizione, e degli altri come il Patto per le Autonomie. Ma il segnale più forte la Lega lo ha voluto dare anche agli alleati come Forza Italia, che per ora resta in totale confusione e che comunque pare essere legata mani e piedi, e quindi costretta a ‘obberdir tacendo’, e soprattutto a Progetto Fvg del coordinatore Ferruccio Saro che pare passare un momento travagliato, dove la diarchia con Sergio Bini pare in crisi e dove l’ingerenza nei vari territori in vista delle amministrative, non è ben vista dalla classe dirigente salviniana.
Non ultimo, il segnale intrinseco è partito dalla Lega friulana a quella giuliana. I voti qui in regione, infatti, sono più in Friuli che altrove e alle Amministrative i candidati conteranno anche per il futuro. Un condottiero come Fredriga che più che da governatore, agisce come ‘primo ministro’ di una Regione autonoma, che come la nostra ambisce a consolidare ruolo e poteri, lo ha tenuto ben presente, sapendo anche che la specialità vale più di ogni altra cosa e con la firma romana ha detto tutto.