“Un’altra riforma che maggioranza e giunta di questa Regione sono riuscite a realizzare, in questo caso con un significativo consenso dell’aula consiliare allargato ai confini del centrosinistra”. Queste le parole dell’assessore regionale all’Ambiente del Friuli Venezia Giulia, Sara Vito, a margine dell’odierna approvazione da parte del Consiglio regionale della legge sull’organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani. “Oggi – ha dichiarato l’assessore Vito – abbiamo concluso un percorso importante che rafforza la governance pubblica nel sistema regionale della gestione di acqua e rifiuti. Sistema che prima era fermo. Bloccato. Adesso si apre l’opportunità strategica di far crescere in maniera armonica l’intero ambito del Friuli Venezia Giulia, esportando – nel caso del servizio idrico – le eccellenze, come quella della provincia di Gorizia, a tutto il territorio regionale”.
“Da domani – ha aggiunto l’assessore – inizia la parte operativa della riforma con l’istituzione della Cabina di regia, che conferirà ruolo e rappresentanza ai sindaci in un settore essenziale dell’erogazione dei servizi pubblici. La mia soddisfazione è che il risultato è stato ottenuto attraverso un gioco di squadra, i cui protagonisti hanno avuto come obiettivo quello di ridare ai Comuni la centralità e forza per rappresentare al meglio le esigenze e le aspettative di qualità della vita che hanno i cittadini della nostra Regione”.
“Altro che privatizzare e spostare i centri decisionali, con questa legge, nella generale razionalizzazione del sistema di governance, diamo più poteri ai sindaci perché all’interno dell’Autorità unica per i servizi idrici e i rifiuti (AUsir) saranno affiancati da una competente struttura tecnica che li supporterà nelle decisioni strategiche. Sul tema c’è una grande confusione nella quale si insinuano le mistificazioni di chi sventola ingiustificate paure legate al tema dell’acqua come bene pubblico”. A dirlo, Vittorino Boem (Pd), relatore di maggioranza della proposta di legge n. 135 “Organizzazione delle funzioni relative al servizio idrico integrato e al servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani”, presentata il primo febbraio scorso insieme ai capigruppo di maggioranza: Diego Moretti (Pd), Giulio Lauri (Sel) e Piero Paviotti (Cittadini).
“Va chiarito che, grazie a questa legge – aggiunge Boem -, non saranno le società di gestione dei servizi a determinare le politiche di settore su acqua e rifiuti, bensì saranno i sindaci a farlo all’interno dell’Autorità. L’acqua bene pubblico non è minimamente in discussione, siamo nell’ottica dell’esito referendario del 2011, dando ai sindaci gli strumenti per il governo del settore di acqua e rifiuti”.
“Per quanto riguarda la razionalizzazione del sistema di governance – continua Boem -, favorirà importanti aggregazioni tra gli attuali gestori del servizio idrico integrato e dei rifiuti. Per la parte idrica agevolerà la bancabilità dei piani d’ambito, all’interno dei quali sono presenti opere fondamentali per il sistema di trasporto, adduzione e depurazione delle acque, vero vulnus del nostro sistema regionale. Le dispersioni di rete e il carico di inquinanti non trattati relativo alla nostra Regione non è un dato che possiamo continuare a ignorare. Oltre ad aver determinato ingenti infrazioni europee a carico dei nostri cittadini, sono un danno all’ambiente che non intendiamo minimizzare. Una migliore depurazione delle acque reflue – è la chiosa del consigliere di maggioranza – consentirà di ridurre l’eutrofizzazione dei nostri corsi d’acqua e degli ambienti costieri. Chi si oppone alla realizzazione dei Piani d’ambito del servizio idrico integrato non ha a cuore né la tutela dell’ambiente, né la tutela degli interessi dei cittadini e delle generazioni future”.
Un legge senza coraggio
“L’acqua, come bene comune, meritava una legge migliore. Si poteva e si doveva fare un’altra legge, soprattutto per onorare le volontà dei milioni di cittadini che si sono espressi con i referendum del 2011”, analizzano i consiglieri regionali di Sel, Marco Duriavig e Stefano Pustetto. “In particolare di fronte a quello che sta succedendo in parlamento con il dietrofront del Pd sulla gestione idrica esclusiva da parte di enti di diritto pubblico. Bisognava impostare diversamente la normativa, evitando in primis di mischiare la gestione del servizio idrico con i rifiuti e l’indicazione di un ambito unico regionale, definendo una legge generale sull’acqua e la sua tutela come bene comune su più punti, a partire dalla gestione sostenibile anche delle risorse idriche montane, costantemente soprautilizzate tramite le centraline idroelettriche”.
“Ma soprattutto bisognava avere il coraggio di definire in legge che come Regione favoriamo la gestione dell’acqua da parte di enti di diritto pubblico, così come avevamo richiesto con un emendamento. Qualcuno dirà che con questa norma non si prevede una gestione privata dell’acqua. E’ vero. Ma non si favorisce in nessun modo la tutela dell’acqua come bene comune attraverso una gestione pubblica. E questo per noi non è accettabile. Non rispetta la prima indicazione dei referendum del 2011”, continuano da Sel.
“Alcuni diranno anche che non si poteva legiferare su certi aspetti perché di competenza nazionale. Ma dare indicazioni di principio e di sostegno ad una gestione pubblica non è in contrasto con la normativa nazionale ed esprime chiaramente una posizione politica che era doveroso assumere da parte della nostra Regione. D’altra parte altre volte si voluto chiaramente esprimere un forte parere politico anche di fronte a temi di largo interesse pubblico. Così non è stato invece per l’acqua e per questo non possiamo che prendere le distanza da una legge che seppure affronti alcuni provvedimenti necessari, anche per le inadempienze della Giunta Tondo, non esplicita la volontà politica di una gestione pubblica e rimane senza coraggio. D’altra parte se la politica diventa pura amministrazione rinuncia ad essere se stessa, rinuncia ad esprimere un indirizzo ed un’alternativa all’esistente e questo, per noi, non è in nessun modo condivisibile”, concludono Duriavig e Pustetto.
Il M5S festeggia il principio dell’inalienabilità
Oggi in Consiglio regionale, durante l’approvazione della legge sul servizio idrico integrato e il servizio di gestione integrata dei rifiuti urbani, è stato approvato un emendamento del Movimento 5 Stelle che riafferma il principio dell’inalienabilità degli acquedotti. “Purtroppo si tratta solo di una goccia positiva in un mare di cattive notizie – spiegano i portavoce Bianchi, Dal Zovo, Frattolin, Sergo e Ussai -. La Giunta Serracchiani e il Consiglio regionale oggi hanno bocciato persino alcuni principi di sostenibilità nell’uso dell’acqua e nella gestione dei rifiuti che sono ormai dati per assodati in tutto il mondo”.
“Abbiamo chiesto – per esempio – che l’uso dell’acqua, nel medesimo corpo idrico superficiale o sotterraneo, debba essere soggetto ad alcune priorità di utilizzo come l’alimentazione, l’igiene umana, l’irrigazione delle colture, l’alimentazione animale, l’utilizzo industriale e la produzione di energia. Una proposta troppo “estrema” bocciata dal Consiglio. Così come è stata bocciata l’ipotesi che, per garantire il quantitativo minimo vitale, l’erogazione giornaliera di acqua non fosse inferiore a 50 litri per persona”.
“Stessa ottusità anche in materia di gestione dei rifiuti – spiegano i pentastellati -. Un esempio? Abbiamo proposto che fosse la Regione a promuovere la filiera del riciclo, diretta a raccolta, trattamento e commercializzazione della frazione secca dei rifiuti solidi urbani nonché di quelle frazioni di rifiuti speciali che hanno un mercato, che possono cioè essere recuperate o reimpiegate in altri processi produttivi. Un cocktail di idee troppo rivoluzionarie per il Friuli Venezia Giulia. Questa legge, invece, sta gettando le basi per consentire ai grandi gestori privati di speculare sull’acqua pubblica anche nella nostra regione. E i cittadini dovranno affrontare bollette sempre più care. Purtroppo, come ha messo in luce “Cittadinanzattiva”, il fenomeno è già in atto; basti pensare che dal 2007 al 2014 a Trieste le tariffe sono aumentate del 68,6%, a Gorizia dell’82,1%, a Udine del 70,5% e a Pordenone addirittura del 110,7%. Qui bisogna ricordare che nel 2015 la spesa media in Italia è stata di 376 euro a persona. Soglia già superata a Trieste dove ogni cittadino ha pagato ben 398 euro. Gorizia (315 euro), Pordenone (276 euro) e Udine (225 euro) sono sotto la media, ma non è difficile ipotizzare che questo scenario sia destinato a peggiorare nei prossimi anni”.
“I freddi numeri svelano anche le bugie di chi invoca il gestore unico quale “panacea” per evitare dispersioni idriche e sprechi. Peccato che i gestori locali, notoriamente a corto di risorse, dal 2007 al 2014 hanno ridotto in modo drastico la dispersione nella rete idrica. A Gorizia si è passati dal 50% al 37%, a Pordenone dal 13% al 12%, a Udine dal 37% al 10% e a Trieste dal 48% al 45%. Complessivamente la dispersione è stata ridotta dal 37% al 26%. E tutto questo senza fare regali a chi specula su un bene prezioso come l’acqua, un bene naturale ma – concludono i portavoce del M5S – soprattutto un bene che rientra a pieno titolo fra i diritti umani universali da difendere da qualsiasi mercificazione”.