I Comuni non potranno chiedere ai cittadini extra Ue documentazioni che attestino la non proprietà di alloggi nel Paese di origine e nei Paesi di provenienza. Il Tribunale di Udine ha dato ragione a quattro cittadini ghanesi e un marocchino che avevano presentato ricorso dopo la bocciatura della domanda per avere il contributo per l’abbattimento degli affitti, una misura assistenziale per combattere la povertà erogata dai Comuni sulla base di un regolamento della Regione. In giudizio si era costituto anche l’Asgi, l’associazione degli studi giuridici dell’immigrazione, e questo estende la portata dell’ordinanza a tutto il territorio Fvg.
Ora la Regione potrà presentare ricorso chiedendo la sospensiva dell’attuale ordinanza, ma resta un precedente importante anche per quanto riguarda le case Ater. Su una norma simile, peraltro, la Corte costituzionale aveva già bocciato la Regione Abruzzo.
Pietro Fontantini, sindaco di Udine, prende atto della decisone del Tribunale e commenta: “Noi abbiamo applicato la norma regionale che condivido in quanto abbiamo tanti privilegiati che poi non pagano neanche l’affitto. Gli sfratti sono bloccati e un bel po’ di persone non versa un centesimo di euro pur continuando ad occupare l’appartamento”.
“Prendiamo atto con rammarico della decisione presa dal Tribunale di Udine. In questo modo si crea una discriminazione verso i cittadini italiani e in particolare verso quelli del Friuli Venezia Giulia“, è il commento del governatore Massimiliano Fedriga.
“Qui le autorità competenti sono in grado di verificare il contenuto di un’autocertificazione in merito alle proprietà di un cittadino italiano. Lo stesso invece non può essere fatto nel caso di persone provenienti da alcuni Paesi. In Friuli Venezia Giulia non viene fatto nulla di straordinario – aggiunge -. Chiediamo solamente che queste persone certifichino di non possedere una determinata proprietà. Non vi è nulla di discriminatorio in tutto questo”.
“Al contrario – sottolinea Fedriga – riteniamo che la decisione del Tribunale di Udine sia fortemente discriminatoria nei confronti dei cittadini italiani che di fatto fanno un’autocertificazione verificabile, a differenza di chi è chiamato a produrre un documento non verificabile”.
“Ora stiamo valutando se ci sono i margini per opporci a questa ordinanza – annuncia il governatore -. Comunque non demordiamo e troveremo altri strumenti per non tornare indietro. Prima di questa Amministrazione i cittadini arrivati da poco tempo in Friuli Venezia Giulia e provenienti da Paesi lontani si trovavano sempre nei primi posti nelle graduatorie sul lavoro, come in quelle per le abitazioni Ater e per i contributi”.
“Nessuno vuole discriminare queste persone però riteniamo ci debba essere un principio di priorità che – conclude Fedriga – tenga nella giusta considerazione chi adesso si trova in uno stato di difficoltà ma che per tanti anni, pagando le tasse in Italia, ha contribuito a far crescere il proprio territorio”.
“Apprendiamo con soddisfazione che il Tribunale di Udine ha bocciato la norma che prevedeva l’obbligo di presentazione di documenti, ulteriori a quelli richiesti ai cittadini comunitari, ai cittadini stranieri che vivono e lavorano in Friuli e che fanno richiesta di contributo per gli affitti”. Lo afferma in una nota il consigliere regionale Furio Honsell (Open Sinistra Fvg), aggiungendo che “sia per quanto riguarda questa norma sui contributi affitti, sia per quella relativa alle case Ater, abbiamo più volte argomentato in Consiglio regionale che si trattava di norme discriminatorie, ingiuste e dannose per la coesione sociale. Quando sono state proposte, infatti, avevamo espresso voto contrario”.
“Purtroppo, però, era stato inutile e la Giunta Fedriga le aveva fatte approvare senza ripensamenti. Plaudiamo ora alla Giustizia – conclude Honsell – che mette finalmente un freno all’ideologia di chi governa questa Regione”.
“L’ordinanza emessa dal Tribunale di Udine conferma la valutazione che avevamo già dato a suo tempo su una norma regionale ideologica e discriminatoria”. Lo afferma in una nota il capogruppo del Pd in Consiglio regionale, Diego Moretti, riferendosi “all’ordinanza con la quale il Tribunale di Udine ha accolto il ricorso proposto da cinque cittadini stranieri, quattro originari del Ghana e uno del Marocco, che si erano visti dichiarare inammissibili le domande di contributo affitti per non aver prodotto documentazione del Paese di origine, attestante l’inesistenza in patria di un alloggio idoneo in proprietà”.
“L’avevamo detto allora – ricorda l’esponente dem – che quel regolamento era discriminatorio e anticostituzionale, nonché che avrebbe prodotto contenziosi legali. È stato necessario il pronunciamento di un giudice, affinché fosse evidente l’errore prodotto”.
“Ora – auspica Moretti a fine nota – si modifichi questo regolamento e quello sulla concessione degli alloggi Ater, in modo da evitare ulteriori contenziosi legali con i relativi costi per i contribuenti, oltre alla pessima figura”.
“L’ordinanza con cui il Tribunale di Udine decreta l’illegittimità delle norme regionali in materia di sostegno agli affitti, nella parte in cui discriminano i cittadini stranieri residenti in regione, confermano una linea già chiaramente tracciata anche dalla Corte Costituzionale su vertenze inerenti il diritto alla casa”. È quanto sostengono la Cgil Fvg e il Sunia, che ribadiscono l’esigenza, già manifestata più volte alla Regione, di cancellare tutte le norme discriminatorie e penalizzanti sulla casa, dagli affitti fino all’accesso agli alloggi Ater.
“La Regione prenda atto degli orientamenti della giurisprudenza – dichiarano Renato Kneipp per il Sunia e Susanna Pellegrini della segreteria regionale Cgil – e riveda la propria normativa, non soltanto per chiudere i contenziosi in atto ed evitarne di nuovi, ma soprattutto per definire una politica della casa che risponda all’effettivo bisogno di tutte le persone che vivono, lavorano e pagano le tasse in Friuli Venezia Giulia, invece che a criteri demagogici basati sulla contrapposizione tra italiani e stranieri”.