Alzabandiera solenne, questa mattina, in piazza Unità d’Italia per celebrare il 67° anniversario del ricongiungimento della Città di Trieste all’Italia.
Celebrata nel rispetto della normativa Covid, la cerimonia ha visto la partecipazione di un picchetto del Piemonte Cavalleria, messo a disposizione dal Comando Militare Esercito Friuli Venezia Giulia, del gonfalone della città, decorato di medaglia d’oro al valore militare, presenti le autorità locali, con il sindaco Roberto Dipiazza, il prefetto Valerio Valenti, il presidente del Consiglio regionale Piero Mauro Zanin, gli assessori regionali Alessia Rosolen e Fabio Scoccimarro, numerosi consiglieri comunali e regionali e rappresentanti delle associazioni combattentistiche e d’arma con i rispettivi labari.
Nel tardo pomeriggio, alle 17.50, è previsto l’arrivo della Staffetta cremisi della Pace, che unisce idealmente Trento e Trieste, organizzata dall’Associazione Nazionale Bersaglieri nell’ambito delle cerimonie per il centenario della traslazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria. Alle 18, infine, sempre in piazza Unità d’Italia, l’ammaina bandiera solenne.
“Il ricongiungimento di Trieste all’Italia e la conclusione dell’esperienza dell’amministrazione angloamericana sul territorio libero di Trieste fu un avvenimento importante per tutti gli italiani che richiama la centralità di cui tuttora la città gode per rilevanza sociale, politica ed economica nel panorama nazionale ed europeo”. E’ la riflessione che l’assessore regionale al Patrimonio e servizi generali Sebastiano Callari ha svolto a margine della cerimonia.
In occasione dell’Ammainabandiera è giunta la Staffetta cremisi della Pace, che unisce idealmente Trento e Trieste, organizzata dall’associazione nazionale Bersaglieri nell’ambito delle manifestazioni per il centenario della traslazione del Milite Ignoto all’Altare della Patria. Alla cerimonia l’assessore Callari è intervenuto in rappresentanza della Regione.
“Trieste fu allora al centro del dibattito nazionale ed europeo per motivi storici che la videro contesa tra la democrazia repubblicana e la dittatura titina. La centralità di Trieste è oggi riconducibile al ruolo che all’interno della comunità europea la vede in posizione favorevole rispetto ai presenti e futuri assi di sviluppo economico, a cominciare dal porto fino al suo ruolo scientifico”, ha rimarcato Callari.
Con il Trattato di Parigi del 1947 era stato istituito il “Territorio libero di Trieste” (TLT) suddiviso in due zone amministrative: la Zona A che includeva la città di Trieste, amministrata dagli angloamericani e la Zona B, ovvero la costa istriana settentrionale, amministrata dall’esercito jugoslavo. Con il Memorandum di Londra firmato nell’ottobre del 1954 e l’ingresso dei bersaglieri in città, l’amministrazione della Zona A di Trieste tornò all’Italia, mettendo fine al governo provvisorio.
“Esattamente 67 anni fa decine di migliaia di triestini si riversarono in piazza Unità commossi e composti per festeggiare il ritorno di Trieste all’Italia. Una data storica per la città e per il Paese che metteva fine a lunghi anni di incertezze, di tensioni, di lutti. I triestini riempirono la piazza quel giorno, così come fecero il 4 novembre, in occasione della visita del presidente della Repubblica Einaudi per celebrare la libertà riconquistata, come titolò il quotidiano storico di Trieste. Quanta differenza con i presidi di questi giorni nella stessa piazza, quanto diversa l’idea di libertà che animava allora i cittadini da quella che ha mosso le proteste, spesso cialtrone, di questi giorni. Finita l’emergenza confido che si torni a dare il giusto valore alle parole. E ai valori”, scrive su Facebook la deputata e coordinatrice di Forza Italia Fvg Sandra Savino.
“Il 26 ottobre di 67 anni fa Trieste tornava all’Italia, cessando di essere un territorio amministrato dagli Angloamericani. Oggi Trieste è una città profondamente italiana ed europea. Certo, segnata da quella pagina di storia che ha portato tante vittime e tanto dolore, di cui è importante conservare la memoria, ma anche crocevia di popoli e culture che sanno convivere pacificamente, senza più confini delimitati da muri o filo spinato. Il resto sono piccole cose che passano e non segnano la storia”, così il vicepresidente della Camera presidente di italia Viva Ettore Rosato.