Si sono aperti i lavori d’Aula che, per due giorni consecutivi, impegneranno il Consiglio regionale, presieduto da Piero Mauro Zanin e riunito in presenza a Trieste. All’esame, come primo tema, il ddl 125 che va a regolare la disciplina in materia di politiche integrate di sicurezza e ordinamento della Polizia locale.
“L’articolato innova e modifica – ha evidenziato il consigliere regionale Antonio Calligaris (Lega) – la legge regionale 9/2009. Si interviene in modo integrale e sistematico sul piano ordinamentale, mentre l’introduzione del concetto di sicurezza integrata porta la Regione Fvg ad assumere un ruolo di raccordo con le attività degli Enti locali, soprattutto in tema di integrazione tecnologica e condivisione di banche dati”. Una norma definita “rivoluzionaria” e che prevede anche “la condivisione e lo scambio di competenze, attrezzature e personale su tutto il territorio regionale per specifici servizi, in situazioni di emergenze e per esigenze temporanee”.
L’esponente del Carroccio ha ricordato la disciplina “dell’Osservatorio regionale sulla sicurezza urbana e sull’attuazione delle politiche integrate di sicurezza, quale strumento di analisi delle condizioni territoriali e, quindi, per la progettazione, l’attuazione e il controllo delle politiche regionali in materia”.
Calligaris ha anche sottolineato “la possibilità per i Comuni di avvalersi della figura degli steward urbani per compiti sussidiari di supporto alla Polizia locale. Una misura che, nei Comuni in cui è stata attuata, ha aumentato la percezione di sicurezza dei cittadini”.
Infine, il relatore ha approfondito i temi “della sicurezza partecipata e degli strumenti di cittadinanza attiva, come i volontari per la sicurezza e il controllo di vicinato. Prevedere le associazioni d’Arma e delle Forze dell’ordine tra i soggetti principali per tale servizio, vuol dire riconoscere quella grande risorsa costituita dai cittadini che hanno servito nei vari corpi delle Forze armate e di sicurezza”.
“Attraverso questo ddl – ha invece esordito il consigliere Mauro Di Bert (Progetto Fvg/Ar) – l’Amministrazione regionale attribuisce al servizio di sicurezza un’ossatura omogenea per tutto il Fvg, pur nel rispetto delle competenze nazionali, regionali e locali e della specificità dei territori. Escludendo qualsiasi rischio di eccessiva centralizzazione delle funzioni di Polizia locale in capo alla Regione”.
“La discussione odierna – ha ricostruito Di Bert – arriva a pochi giorni dal via libera da parte della Giunta regionale al Programma sicurezza 2021 con una copertura finanziaria di 2,7milioni di euro, a disposizione dei corpi di Polizia per il controllo del territorio e la realizzazione degli interventi programmati. Questa norma si compone di istituti qualificanti e ben definiti, che vanno a rispondere a esigenze di attualità”.
Gli interventi, ha dettagliato il consigliere di maggioranza, riguardano “una pluralità di ambiti: dall’organizzazione dei comandi di Polizia Locale, alle modalità per la selezione e la formazione del relativo personale; dal sistema delle collaborazioni, alla sicurezza e alla valorizzazione degli operatori. Inoltre, viene mantenuta la linea contributiva a favore dei cittadini per l’acquisto di dispositivi di sicurezza e allarmi”.
Nello specifico, ha concluso Di Bert riguardo l’organizzazione territoriale della Polizia locale, l’obiettivo è quello “di incentivare una gestione associata delle funzioni, al fine di aumentarne il grado di efficienza, anche in termini di formazione e continuità, assicurando più alti livelli di sicurezza urbana sul territorio regionale. Tra le novità di particolare rilievo la possibilità di avvalersi di personale appartenente ad altri corpi di Polizia”.
“Nel disegno di legge 125 la sicurezza urbana non è più integrata con il territorio, come si vuol titolare, ma va verso una polizia regionale che si specializza e si organizza al pari delle forze di polizia statali, e che incentiva l’utilizzo complementare della vigilanza professionale e della partecipazione del cittadino non per una cultura della legalità in senso preventivo e civico, bensì per affiancare la polizia locale nei suoi compiti di presenza sul territorio e di rispetto della legalità”, ha affermato il consigliere Franco Iacop (Pd), relatore di minoranza del ddl 125.
La prima evidenza, per Iacop, sta nel fatto che “dal testo scompaiono i riferimenti ai Comuni e questo già a partire dall’articolo 1, per un modello decisorio incardinato nella Giunta regionale”, motivo per cui erano state chieste audizioni di approfondimento in Commissione, ma negate. “Il secondo avviso – ha proseguito il dem – sono i riferimenti a strutture specialistiche e articolazioni organizzative territoriali proprie di Forze o Corpi statali. L’intenzione sembra quella di costituire un corpo di polizia locale parallelo alle polizie di Stato e a carico economico dei Comuni, per collaborazioni tra amministrazioni e con incluse attività di controllo del territorio. Ricordiamo, però, che la funzione della sicurezza primaria è in capo allo Stato e i Comuni, con la Regione che ne cura il coordinamento, sono titolari di una sicurezza sussidiaria”.
Il terzo allarme, per Iacop, sta nel concetto improprio della sicurezza partecipata e della cittadinanza attiva, con l’obiettivo del controllo di vicinato “facendo diventare i cittadini una sorta di poliziotti in borghese”. Infatti “non troviamo alcun riferimento a un coordinamento o a una comunicazione con le prefetture”. Il relatore ha ricordato che “la competenza comunale della Polizia locale è normata a livello statale e per l’operatività degli agenti fuori dal territorio di riferimento sono necessari atti specifici che autorizzino la loro azione, pena il rischio di nullità degli atti che redigono”.
“Gli ultimi due aspetti critici su cui sollecitiamo la Giunta e la Maggioranza a un ripensamento – ha concluso – sono tesi a evitare conflitti con lo Stato e con la Corte costituzionale: il requisito di almeno 5 anni di residenza in via continuativa in Fvg per poter ottenere contributi regionali per installare sistemi di sicurezza; l’area contrattuale separata, che potrebbe prefigurare una organizzazione autonoma di polizia regionale che rischia di confliggere giuridicamente con le normative statali”.
L’immagine di polizia locale, per il consigliere del Pd, è dunque “legata ai territori, di supporto alle amministrazioni e ai cittadini, non verticalizzata e specializzata per svolgere funzioni che sono già proprie delle forze di polizia statali, fatta da personale formato per l’azione di controllo locale così come per il coordinamento di auspicate forme di volontariato civico”.
Un’occasione mancata. E’ questo in sintesi il giudizio di Mauro Capozzella, relatore di minoranza per il M5S del disegno di legge 125 oggi all’esame dell’Aula. “Effettivamente – ha detto il consigliere nella sua relazione – un tale intervento era necessario ormai da tempo in quanto in più di dieci anni dalla vigenza della normativa in vigore di acqua sotto i ponti ne è passata”. Ma la concreta stesura delle norme ha deluso il M5S: “La realtà che ci siamo trovati davanti appare più che altro un’operazione di riassetto interno per la parte che riguarda i servizi offerti alla cittadinanza”, osserva Capozzella.
C’è poi anche una critica “ideologica” al ddl: “Il testo si scontra con la nostra visione per ciò che riguarda le disposizioni che “istituzionalizzano” le figure di soggetti per la sicurezza sussidiaria, volontari e controlli di vicinato, il cui rischio è quello di dare spazio a ronde e gruppi che creino più disordini che benefici”.
“È fondamentale – ha proseguito Capozzella – evitare di veicolare il messaggio che domani avremo sceriffi e ronde armate o un corpo di polizia parallelo alla polizia di Stato o alla polizia locale, via via più lontano dalle peculiarità dei propri Comuni di appartenenza, pur rimanendo a carico economico degli stessi”. Il testo di legge trascurerebbe poi il problema “dell’uso e abuso di alcol in relazione alla sicurezza urbana. Sul ddl 125 incombe infine, sempre secondo Capozzella, “una questione fondamentale, se non addirittura preliminare: riteniamo infatti che alcuni aspetti di questa proposta di legge, siano a forte rischio di incostituzionalità. E il riferimento va, in particolare, all’articolo 8 (Collaborazione con soggetti addetti alla sicurezza sussidiaria), all’articolo 10 (Volontari per la sicurezza) e all’articolo 11 (Forme di cittadinanza attiva e controllo di vicinato)”.
Una bocciatura su tutta la linea del testo del ddl 125 è poi arrivata dal professor Furio Honsell, consigliere di Open Sinistra Fvg e relatore di minoranza del disegno di legge. Honsell contesta alla radice la filosofia della norma, in quanto vi intravvede “la volontà di rileggere tutti i fenomeni sociali che stiamo vivendo esclusivamente sotto la specie di “controllo e sicurezza”. Con azioni negative e non con azioni positive”.
“Questa forte regimentazione della comunità in chiave di sicurezza – continua Honsell – è molto preoccupante. Più volte in commissione l’assessore Roberti ha portato l’esempio di gruppi Facebook sorti spontaneamente con lo scopo della sorveglianza e del controllo del vicinato. Ronde di quartiere e altri gruppi nostalgici di un para-militarismo che speravamo superato, saranno certamente ancora più legittimati dall’art. 11 del disegno di legge a dare libero sfogo alla loro vocazione repressiva nei confronti dei propri vicini. Non v’è dubbio che il loro occhio vigile colpirà subito i concittadini con abitudini dissimili dalle loro, creando un clima di paura e diffidenza verso i “diversi”.
Sempre in tema di princìpi, Honsell è convinto che il ddl delinei “una concezione dello spirito di comunità che rifiutiamo nel modo più netto. Il senso di comunità non si costruisce sulla diffidenza e il sospetto, su azioni negative, che sono alla base di tutte queste iniziative, bensì su azioni positive di solidarietà nel riconoscere chi è diverso da noi come vicino a noi”. E in questo senso contesta in modo particolare il riferimento esplicito al fenomeno dell’immigrazione clandestina che il consigliere considera “marginale e legato alla problematica delle migrazioni e dei richiedenti asilo, che sono comunque riconosciuti dalla nostra Costituzione”.
Nel ddl il consigliere di Open intravvede anche un indebolimento del ruolo dei sindaci, attraverso “un sottile cambiamento nel paradigma della polizia locale, il cui controllo viene centralizzato in Regione a scapito dell’autonomia dei Comuni”.