Continua il ‘braccio di ferro’ tra il Governo e le Regioni che vogliono accelerare sulle aperture, su base territoriale. Dopo le fughe in avanti della Calabria prima (fermata, però, dal Tar) e poi della Provincia di Bolzano, che procede per la sua strada, il Ministro agli Affari regionali Francesco Boccia aveva frenato gli entusiasmi di chi, come il Friuli Venezia Giulia, puntava a far rialzare, già da lunedì 11 maggio, le serrande delle attività commerciali.
“Ritengo imprescindibile che le ordinanze delle Regioni prevedano, espressamente, il rispetto dei protocolli per la sicurezza dei lavoratori che saranno individuati con apposite linee guida definite dal Comitato tecnico scientifico e dall’Inail”, aveva sottolineato Boccia. “Dobbiamo riaprire e lo faremo in tanti settori dal 18 maggio, ma dobbiamo sempre garantire la sicurezza sul lavoro e la salute di tutti. Lavoriamo insieme, senza protagonismi, rispettando il sacrificio fatto dagli italiani. Torneremo più forti di prima in una società giusta e in grado di garantire a tutti i diritti universali”.
Domenica, diverse Regioni – oltre al Fvg, si sono unite all’appello Abruzzo, Calabria, Liguria, Lombardia, Molise, Piemonte, Sardegna, Umbria, Veneto e la Provincia autonoma di Trento – sono tornate in pressing, chiedendo al Governo certezze. La richiesta è stata quella di convocare urgentemente un incontro “per avere assoluta certezza che le linee guida Inail per le riaperture siano disponibili entro mercoledì 13 e che dal 18 maggio ogni territorio, nel rispetto delle misure per il contenimento della pandemia, possa consentire la ripartenza delle attività economiche”. Nel caso contrario, le Regioni annunciano di essere pronte “ad agire autonomamente”.
Il presidente della Conferenza delle Regioni, Stefano Bonaccini, ha confermato che lunedì 11 sarà convocato il nuovo confronto con il Governo. “Condivido lo spirito della richiesta e la necessità di avere chiarezza, anche per poter dare per tempo le dovute informazioni”, ha spiegato Bonaccini.
La speranza, insomma, è quella di poter arrivare quanto prima alla stesura dei protocolli, per consentire a tutte le attività di farsi trovare pronte alla loro, attesa, ‘fase due’, quella nella quale potranno rialzare le serrande.