Tradizionale brindisi di auguri per l’amministrazione comunale di Ronchi dei Legionari che questa mattina ha incontrato dipendenti e figure istituzionali dell’ambito comunale. Un momento conviviale, aperto come di consueto dal sindaco Livio Vecchiet. Numerosi i temi trattati, primo fra tutti quello di scottante attualità dell’accoglienza. A Ronchi, va ricordato, grazie ad una cooperativa e all’attività della parrocchia di San Lorenzo e di un privato sono accolti venti migranti. “Ancora una volta Ronchi in silenzio è stata capace di accogliere delle persone nel rispetto del valore della solidarietà, che è un valore che dovrebbe essere insito in ogni essere umano, e ve lo dico io che sono figlio di emigranti” ha ricordato Vecchiet. “Mio padre quando in Italia non c’era lavoro, lo andò a cercare all’estero e la io venni alla luce figlio di emigranti”.
Ma non solo. Il primo cittadino ronchese ha ricordato poi con piacere i festeggiamenti per il 50esimo di gemellaggio con Metlika e Wagna, avvenuti a luglio con estremo successo. Ma il pensiero è ritornato alla politica e all’attualità. Vecchiet, di fatto, ha ricordato come “stiamo assistendo ad una regressione culturale di massa, aizzati da una politica incapace di dare soluzione ai problemi del nostro paese, siamo incapaci di capire che la globalizzazione con tutte le conseguenze è, e sarà un fenomeno irreversibile. Compito della politica”, sono ancora le parole del primo cittadino, “è quello di progettare il nostro futuro, quello dei nostri giovani, e non di chiudersi esaltando l’egoismo personale, e l’individualità, noi da soli non andiamo da nessuna parte e rischiamo di ripetere errori che il nostro paese ha già commesso decine di anni fa”.
Ronchi rimane, in ogni caso, “un comune dove esiste una buona qualità della vita, i servizi erogati sono dei buoni servizi in ogni settore, nei servizi sociali, nella cultura, nei lavori pubblici, Il comune continua a svolgere un importante punto di riferimento mandamentale, noi non siamo la periferia di Monfalcone, abbiamo una nostra identità che dobbiamo continuare a difendere e valorizzare. Ma per difendere questa nostra identità dobbiamo fare assieme un ulteriore salto di qualità culturale, dobbiamo aver il coraggio di interrogarci e pensare cosa sarà Ronchi tra dieci anni, dobbiamo sapere” ha proseguito Vecchiet, “guardare al nostro futuro, cessando di pensare al conservatorismo, al ‘no se pol’, noi non siamo più un villaggio medievale, dobbiamo avere una visione del nostro futuro diversa, superando le concezioni ottuse di coloro che vorrebbero continuare a vivere come 50 anni fa, concezioni fatte proprie anche da persone che invece dicono di rappresentare il nuovo” ha concluso.
Parole condivise e riprese anche dal parroco di San Lorenzo, don Renzo Boscarol, che ha augurato a tutti un buon Natale ed un sereno anno nuovo. Presenti, tra i vari, anche i membri della giunta, il parroco di Maria Madre della Chiesa, don Umberto Bottacin ed il comandante della locale stazione dei carabinieri assieme alle associazioni, alla sezione ronchese della protezione civile e alla polizia locale.