Forza Italia Fvg boccia senza giri di parole la riforma degli Enti locali della Regione.
“Una riforma la si propone e la si realizza quando essa serve a migliorare la qualità di un servizio oppure a contenerne i costi – si legge in una nota di Fi che riportiamo integralmente -.
Ma prima ancora di entrare nel merito del disegno di legge questa Giunta regionale deve spiegare a noi, agli amministratori ed ai cittadini qual è la ragione della fretta di portare a casa l’approvazione di questa mini riforma, rispetto ad altre priorità che FORZA ITALIA ha reiteratamente posto all’attenzione del Consiglio e della Giunta, cioè quella del lavoro e dell’economia ?! Ma credete davvero che il cittadino che non arriva a fine mese abbia la priorità di modificare le competenze degli enti locali, per giunta consapevole che ciò si tradurrà per lui in maggiori costi ed in minori servizi?!
FORZA ITALIA aveva chiesto, unitamente agli altri gruppi di opposizione, che gli amministratori comunali ed i cittadini avessero il tempo di esaminare la proposta della giunta e pertanto che la proposta venisse esaminata dal consiglio regionale tra due mesi, a gennaio. Evidentemente la Giunta non vuole proprio questo e teme che il territorio si ribelli a queste imposizioni autoritarie.
Al di là del dispotismo con cui governa questa presidente, senza trasparenza né dialogo, entriamo nel merito del disegno di legge della giunta regionale.
Il parere anche dei tecnici supporta il convincimento di FORZA ITALIA che la proposta della giunta è destinata a peggiorare la qualità dei servizi, aumentandone i costi, ponendo gravi questioni di legittimità, generando rischi di danno erariale in capo agli amministratori e contenziosi con lo Stato, allontanando ancor di più il cittadino dalle istituzioni, bloccando o rallentando de facto l’erogazione di alcuni servizi essenziali. E tutto ciò per che cosa? Per consentire alla presidente Serracchiani di appuntarsi una medaglia sul petto, a scapito del Friuli Venezia Giulia.
Il comma 145 dell’art. 1 della legge 7 aprile 2014, n. 56, ovvero la cosiddetta legge Delrio, sulle città metropolitane, province, unioni e fusioni di comuni, dispone espressamente che anche il Friuli Venezia Giulia debba adeguare il suo ordinamento ai principi della legge. Cosa faremo quando il Governo impugnerà presso la Corte costituzionale tutte quelle normi che confliggono con i principi contenuti nella Delrio? Inaugureremo una stagione conflittuale per soddisfare chi o che cosa? Non possiamo non denunciare la deriva scarsamente democratica che sta attraversando la Regione, in cui una sola persona non governa ma comanda, in cui mancano luoghi di compensazione, luoghi in cui le aspettative politiche elettorali di una o poche persone possano essere equilibrate con le legittime aspettative ed interessi dei cittadini. Assistiamo ad ordini impartiti dall’alto, a moniti rivolti a chi osa non obbedire, ad amministratori che in privato sussurrano di condividere le nostre proposte ed in pubblico sono obtorto collo costretti ad adeguarsi agli ordini impartiti.
Come si può giudicare, del resto, la reazione sprezzante verso un Consiglio della Autonomie Locali che ha osato non votare l’intesa alla proposta della giunta?! Il CAL aveva chiesto di rivedere il provvedimento come emendato eventualmente dalla Commissione: non crediamo si tratti di una richiesta così inaudita quella dell’organo legiferante che chiede di sapere che cosa vota! Ma forse per questa giunta sì!
Alla presidente Serracchiani riconosciamo una grande abilità di comunicatrice, tanto da far credere a molti che questa proposta porterà migliori servizi e minori costi. Corte dei Conti, Università Bocconi di Milano, CGIA di Mestre (solo per citarne alcuni) hanno annunciato che così non sarà. E FORZA ITALIA da tempo lo ha denunciato.
Il personale provinciale dovrà necessariamente essere ricollocato presso la Regione o le Unioni di Comuni. Nel 2012 la spesa per i 1.259 dipendenti a tempo indeterminato nelle Province è stata pari a circa 58 milioni di euro. La Regione, invece, nello stesso anno ha speso circa 180 milioni di euro per i 2.680 dipendenti stabili. La matematica, che non è né di destra né di sinistra, ci dice che il costo per dipendente delle Province del Friuli Venezia Giulia è stato pari a 45.892 euro, mentre quello per dipendente regionale è stato di € 65.164. Se passassero alla Regione, come simulato, 600/700 dipendenti provinciali avremmo un aumento dei costi di circa 10 milioni di euro.
Altre spese in più? Si pensi che le province gestiscono 2.204 chilometri di strade con un costo di 40,2 mila euro, mentre Fvg Strade spende 57,5 mila euro, per 968 chilometri. Il costo regionale è superiore del 159 % rispetto a quello provinciale. Il costo del personale per chilometro è di 3,9 milioni di euro per le province, e di 10,2 milioni di euro per la Regione. E’ facile fare un conto: la gestione regionale costerà solo in termini di costo del lavoro qualcosa come 13,885 milioni in più. Senza contare gli altri costi per acquisto di materiali e altri consumi intermedi. La gestione complessiva delle strade invece diverse decine di milioni!
Ciò senza fare riferimento al caos ed alla sospetta illegittimità che ne deriverebbero. Solo chi non è pratico o vuole fare una legge in fretta non immagina i problemi legati alla manutenzione di una strada, oggi provinciale che attraversa o lambisce ad esempio dieci comuni: chi se ne farà carico e con quali tempi e costi? E’ indubbio che alla fine ci rimetteranno i cittadini, i quali pagheranno di più per un peggioramento di un servizio oggi giudicato adeguato.
La proposta della giunta prevede che ogni Unione di Comuni si doti di un direttore: chi è così ingenuo da credere che lavorerà gratis?
Non manca occasione alla Giunta per assicurare i cittadini che con questo disegno di legge non si aumenteranno le indennità degli amministratori, i quali svolgeranno senza oneri aggiuntivi le nuove mansioni. In realtà la giunta non svela che per ogni riunione gratuita dell’Assemblea dei sindaci dell’Unione ogni Comune dovrà preventivamente convocare i rispettivi consigli comunali a pagamento. Insomma per una persona non pagata vi sarà una media di 12 o 15 pagate!
La giunta, con la sua già riconosciuta capacità comunicativa, sta cercando di far passare è che con questa legge finalmente si sarà semplificato il quadro istituzionale. Ma su quale libro di fiabe si sono formati questi raffinati giuristi?! E’ vero, invece, che il quadro sarà appesantito e complicato. Al fianco dei Comuni coesisteranno l’Unione dei Comuni, le Province, di cui tre con organi eletti democraticamente dal popolo ed una oggetto di spartizione di secondo grado, la Regione e la miriadi di soggetti (consorzi, aziende, ecc.) che gestiscono la cosa pubblica senza risponderne ai cittadini.
I cittadini, gli amministratori e noi con essi, su sarebbero attesi che si cogliesse questa opportunità per rivedere completamente la governance del territorio, a cominciare dallo snellimento della Regione a beneficio dei Comuni, ai quali la Regione avrebbe dovuto trasferire funzioni, risorse e personale! Invece questa Giunta ha imboccato irresponsabilmente la strada del centralismo, decidendo di acquisire la maggior parte delle funzioni delle Province (saranno ben 61 infatti le funzioni che la Regione si prenderà in più!) e 600 o 700 dipendenti. Insomma una sola donna, con sempre più potere, al comando di una struttura sempre più grande, pesante ed isolata dal cittadino.
I cittadini e FORZA ITALIA si attendevano che questa Giunta regionale mettesse mano al riordino di quella folla di enti, aziende e consorzi governati dalla sinistra (ATER, ATO Acqua, Bacini imbriferi, Enti parco ed aree protette, Comunità montane, Zone industriali, ERSA, ARDISS, ARPA, Turismo FVG, Ente Tutela Pesca, ecc.) che serve ad essa per assicurare posti e prebende a propri uomini. Invece no: è prevalso l’interesse di partito ed il contenimento delle spese, la trasparenza, l’interesse dei cittadini sono stati posti in secondo piano.
Quando la presidente Serracchiani, diversamente dagli altri presidenti di regione anche di centrosinistra che hanno tutelato gli interessi dei loro territori, ha affermato che vi è nella nostra regione “grasso che cola” da portare in dote al governo nazionale di Renzi, ci chiediamo perché non è stata capace di trovare questo grasso che cola anzichè tagliare la sanità ed i servizi sociali ai nostri cittadini! Perché non ha destinato queste risorse per generare posti di lavoro, per far riprendere l’economia? Già, lo ha fatto per portare denaro sonante al governo nazionale!
Ebbene la nostra Presidente ha svenduto invece questa specialità!
La nostra Presidente tra tutelare il PD nazionale di cui è vicesegretaria ed il Friuli Venezia Giulia ha operato la scelta che i cittadini potevano assai bene prevedere: ha scelto di tradire la fiducia riposta dai suoi elettori e di portare il Friuli Venezia Giulia come agnello sacrificale all’altare del governo nazionale di Renzi.
Ecco come si spiega anche il nuovo patto Serracchiani-Padoan che ha sostituito il patto Tondo-Tremonti. Lo Stato per concedere una modesta diminuzione di 110 milioni all’anno del patto Tondo-Tremonti ha preteso una grave rinuncia all’autonomia regionale, è cioè il ritiro dei ricorsi avanzati dalla giunta Tondo alla Corte costituzionale contro i tagli operati dal governo sul bilancio regionale, commettendo una grave violazione dell’autonomia speciale che riconosce costituzionalmente un sistema di finanziamento che si fonda sul trasferimento in quote fisse del gettito fiscale raccolto nel territorio regionale.
Dovremmo invece fruire della proficua esperienza maturata dalle Province, delle loro competenze, delle loro risorse umane, per dare vita a delle aggregazioni di Comuni coincidenti con i confini attuali delle Province (non mini province né macro comuni!), ovvero una Unione Triestina, una Isontina, una Pordenonese ed una o due Friulane (montagna e collina con pianura). Esigenze di omogeneità dovrebbero essere risolte con Sub Ambiti, al fine di rispettare le legittime esigenze della componente linguistica slovena, che costituisce una ricchezza per la nostra regione, in modo da consentire forme di adeguata autonomia ai Comuni nella cerchia triestina. Come Sub Ambiti dovrebbero essere individuati nell’Isontino (Gorizia, Destra Isonzo e Sinistra Isonzo), nel Pordenonese, nell’Unione Montana (diverse Valli), e nell’Unione Friulana.
Una particellizzazione degli Ambiti farà perdere la funzione identitaria svolta sino ad oggi dalla provincia, di cui ne risentirebbero soprattutto concittadini di lingua slovena e friulana.
Vi sono ulteriori rischi dalla suddivisione del territorio in 15 o 20 mini province, come vorrebbe fare questa giunta regionale, perché la legge 56/2014, la c.d. legge Delrio, afferma che la dimensione provinciale non necessariamente sarà quella delle articolazioni periferiche dello Stato; perciò a maggior ragione se lo facciamo noi. E cosa ne discenderà da questa bella trovata della giunta? Che il governo si troverà la strada spianata nel disporre la soppressione di uffici che rappresentano l’articolazione periferica di uffici statali, dalle prefetture, alle questure, uffici previdenziali, ecc.
La giunta regionale svuotando de facto la Provincia dei suoi compiti e relegandola a svolgerne di davvero minimali espone la legge all’impugnazione in sede di Corte costituzionale, la quale si è già espressa affermando che si viola il dettato costituzionale svuotandolo perché ciò si traduce in un suo annullamento ottenuto aggirando la norma della carta costituzionale. E poco importa a questa Giunta se il suo disegno di legge è in palese contrasto con l’articolo 11 dello Statuto della nostra Regione, il quale disciplina il decentramento delle funzioni amministrative, che la Regione dovrebbe esercitare delegandole alle Province ed ai Comuni.
Il disinteresse per la volontà di sindaci, consiglieri e cittadini, la volontà di comandare su tutti e contro tutti emerge con violenza dalla previsione che sarà la Giunta a scegliere le aggregazioni dei Comuni, i quali possono solo, ed in un secondo momento, chiedere di essere assegnati ad altra aggregazione confinante. Ma alla fine rimarrà solo ed esclusivamente la Giunta a decidere e non certo i cittadini ed i loro amministratori comunali!
La giunta spera che amministratori e cittadini non si accorgano che con questa proposta essi verranno spogliati della possibilità di decidere cosa fare a casa loro. L’art. 20 dispone che sia l’Unione e non più il Comune ad essere competente in tema di organizzazione, personale, servizi pubblici, gestione finanziaria e contabile, edilizia scolastica, servizi scolastici, attività produttive, polizia locale, ecc. Insomma sindaci, giunte e consigli potranno essere convocati per la toponomastica e poco più! L’elettore chiamato ad eleggere il proprio sindaco ogni cinque anni non potrà più incidere nell’amministrazione della cosa pubblica, perché i consiglieri comunali e gli stessi sindaci saranno privati essi stessi di questa possibilità. Sarà invece il presidente dell’Unione a governare tutti questi servizi, peraltro senza la necessità di una Giunta (vi è la facoltà di istituirne una ma solo nelle Unioni con oltre dieci Comuni)”.
Autonomie locali: aumentano i costi e diminuisce la qualità dei servizi
Ziberna (Fi): "Qual è la ragione della fretta di portare a casa l’approvazione di questa mini riforma?"
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