Vacanze (poche) ormai alle spalle, il presidente del Consiglio regionale Franco Iacop è in piena attività per organizzare l’“autunno caldo” che attende l’assemblea legislativa, organo che sarà alle prese con alcuni dei più significativi provvedimenti degli ultimi anni, destinati a mutare la geografia stessa delle pubbliche amministrazioni e dei servizi erogati in questa Regione. La responsabilità di questa “stagione di riforme” la sente tutta, e per il Friuli fa il punto sullo stato dell’arte della nostra autonomia speciale.
Presidente, è partito il dibattito sulla sanità. In che tempi sarà approvata la riforma?
“La conferenza dei capigruppo ha calendarizzato per il 30 settembre l’inizio del dibattito consiliare, ma sono già in corso le audizioni in commissione e i portatori d’interesse saranno ascoltati con attenzione per fornire alle forze politiche un quadro esatto della situazione e delle aspettative degli operatori e della comunità regionale. Oltre al disegno di legge della giunta regionale, sono state depositate le proposte del presidente Renzo Tondo e del gruppo consiliare di Forza Italia, così servirà operare una scelta sul testo base da discutere. In ogni caso, si tratta di una riforma fondamentale più volte annunciata ed attesa da 20 anni, che dà risposte ad attese importanti. Prima di tutto la sostenibilità economica del sistema, ma non solo. C’è anche da riorganizzare le risposte dei servizi adattandole al nuovo panorama socio demografico della nostra popolazione. Siamo sempre più vecchi e sempre più soli: l’integrazione sociosanitaria e la prevenzione territoriale sono sempre più urgenti”.
Il riordino degli enti locali slitterà al prossimo anno?
“Per ora la calendarizzazione prevista è ancora ad ottobre, dopo la riforma sanitaria. La giunta sta facendo approfondimenti di carattere giuridico, ma l’urgenza del riassetto del sistema è anche qui duplice. Si tratta di concludere il percorso che ha portato al superamento delle Province attraverso la riattribuzione delle loro funzioni. E, visto che i Comuni restano l’unico livello istituzionale a poter erogare i servizi, va studiata la maniera più efficace di organizzarli. Unioni, fusioni, aggregazioni territoriali per ambiti: il consiglio regionale è chiamato a disegnare profili di adeguamento strutturale che devono semplificare il panorama attuale”.
Le riforme si fermano qui?
“No di certo, c’è anche la riorganizzazione delle norme a sostegno dei processi produttivi, studiata dal vicepresidente Bolzonello, che è determinante per dare risposte al settore industriale e per andare a costruire le condizioni effettive per arginare gli effetti della crisi e ripartire riagganciando il treno della ripresa appena si potranno intravedere nuovamente spiragli più consistenti di crescita. E poi ci sarà la finanziaria 2015, altro momento sicuramente difficile per le forze politiche dal momento che saremo alle prese con un’ulteriore contrazione delle risorse pubbliche. Che ha a che fare con il calo delle entrate, ma anche con le richieste che lo Stato ci fa per partecipare al risanamento del Paese”.
E la nostra autonomia, a 50 anni, è obsoleta o in buona salute?
“E’ a un banco di prova decisivo. Se l’autonomia si svuota delle risorse adeguate che la sostanziano si tratta di una specialità compressa, che resta sulla carta e non esprime tutte le potenzialità che una comunità come la nostra richiede. E’ necessario che il negoziato in atto con il governo, di cui si sta facendo parte diligente la presidente Serracchiani, crei i presupposti per la concessione degli spazi finanziari di cui la Regione ha bisogno a partire dall’allentamento dei vincoli del patto di stabilità per arrivare alla contrattazione di nuove competenze”.
In che modo?
“L’orgoglio della nostra autonomia non è stato proclamato solo in circostanze ufficiali in modo formale. Abbiamo fatto in modo di difenderlo politicamente e di farlo riconoscere dal governo nella bozza di riforma costituzionale che ridisegna il Titolo V e il Senato. Siamo stati capaci di mantenere il ruolo della Regione e le garanzie del mantenimento della specialità. Una condizione che non può attestarsi sullo schema del privilegio, ma va riempita di contenuti”.
Quali?
“La Paritetica sta lavorando a buon ritmo e la Regione può cogliere preziose opportunità: istruzione, trasporti e relazioni internazionali sono aspetti strategici su cui la Regione si gioca il proprio avvenire. Saremo presenti a Bruxelles per costruire rapporti con la nuova commissione e il nuovo Parlamento, e per portare anche in Europa quella nuova centralità che il Friuli Venezia Giulia sta recuperando, come le visite ravvicinate del presidente Napolitano e del Papa dimostrano”.