Una dura presa di posizione contro il rinnovo del Patto finanziario Stato-Regione, sottoscritto ieri dalla presidente uscente Debora Serracchiani e il Ministro Pier Carlo Padoan, è quella del Patto per l’Autonomia, che interviene attraverso il candidato al Senato Tullio Avoledo (nella foto), che cita la nota ufficiale della stessa Serracchiani: “Abbiamo conseguito, sul finire della legislatura, un risultato di grande importanza per il futuro, che testimonia il riconoscimento della nostra autonomia regionale da parte del Governo nazionale e l’autorevolezza di questa Giunta regionale nell’interlocuzione con Roma”.
“Un tono – ribatte Avoledo – al cui confronto il Bollettino della Vittoria del generale Diaz sembra una sobria comunicazione dovuta. Par di sentire il rombo dei tamburi… Peccato che la nota sia un capolavoro di bis-pensiero, che Orwell avrebbe potuto tranquillamente usare nel suo ‘1984’, a cominciare da quando chiama in causa l’accordo Tremonti-Tondo dimenticando che quello in vigore, a danno della Regione, è l’accordo Serracchiani-Padoan del 2014. Le bugie, per fortuna, hanno le gambe corte. Perché la verità è ben diversa.
Altro che “riconoscimento della nostra autonomia regionale”! E dov’è la vostra “autorevolezza”, se vi ritrovate a mendicare qualcosa che è nostro di diritto? Dov’è, questa “autorevolezza”, quando rinunciate per il futuro a tutelarci verso il governo nazionale, firmando una condizione capestro come quella con cui avete rinunciato, per ora e per sempre, a impugnare?”
“Gentile Debora, governatrice agli sgoccioli – conclude Avoledo -, la sua non è affatto una vittoria. E’ tutt’al più una resa condizionata a un patto scellerato che da anni strangola la nostra Regione e ha portato, per fare un solo esempio, la nostra Sanità a precipitare in tre anni dal 2° al 20° posto nella classifica nazionale. Quel patto scellerato, oltretutto, è lei ad averlo firmato, sulla pelle di tutti gli abitanti della Regione: quello che ha ottenuto due giorni fa a Roma è un semplice sconto sulla pena, di cui non c’è da essere orgogliosi, visto che è stata lei a farci condannare”.