Il quartiere di Borgo Stazione, da sempre al centro della cronaca cittadina, rappresenta per alcuni cittadini, per l’Amministrazione comunale e per il Sindaco di Udine fonte di preoccupazione soprattutto sul versante della pubblica sicurezza.
“Gli interventi posti in essere in questi anni hanno soprattutto riguardato lo schieramento e il potenziamento della presenza della forza pubblica, dei vigilantes privati per arrivare all’apertura del posto di Polizia comunale in via Leopardi. Ma, per esempio, quanti di questi operatori della sicurezza conoscono altre lingue per comunicare con i molti stranieri che vivono e soggiornano nel quartiere? Quanti di questi operatori sono formati nell’ambito della comunicazione interculturale?”, si chiedono le associazioni Time For Africa, Liberi Educatori, Invasioni Creative, Witnes Journal, Constraint Mag, Aspic, Centro Misericordia e Solidarietà, Biblioteca dell’Africa, Mediatori di comunità Acli, Latini di tutto il mondo, Anteas, Refugees Welcome e Aseda, che hanno inviato una lettera aperta al primo cittadino.
“Non mancano poi le telecamere, il taglio di piante, le panchine, la dotazione di nuovi strumenti di persuasione: spray peperoncino, cani antidroga, taser, tutto legittimo e rivolto a garantire la sicurezza dei cittadini. Il problema è che questa politica securitaria non paga più di tanto perché la gestione della convivenza civile di un quartiere multietnico, presuppone un approccio diverso a partire dal riconoscimento e dalla valorizzazione delle diversità culturali, visto e considerato che il 34% della popolazione residente in questa porzione della città è di origine straniera, senza dimenticare che Borgo Stazione è un punto d’incontro per gli stranieri richiedenti asilo, migranti e persone che ogni giorno transitano e animano il quartiere”, proseguono le associazioni.
“Quindi quello che oggi manca nel quartiere è una politica di coesione sociale fondata sulla reciprocità, sul riconoscimento e sulla valorizzazione delle diversità culturali, presupposto per una convivenza civile basata anche sulla responsabilità dei cittadini e delle istituzioni”.
“Fontanini, ancora qualche mese fa, chiedeva la collaborazione dei cittadini, delle associazioni, degli enti per restituire sicurezza e serenità ai cittadini del quartiere. Noi associazioni firmatarie di questa lettera aperta siamo disponibili per un confronto con il Sindaco con l’obiettivo di sviluppare un percorso di rigenerazione sociale, culturale, urbana che superi la logica delle politiche securitarie”, conclude la nota.