“Buon Primo Maggio a tutte le Lavoratrici e i Lavoratori! Soprattutto in questo momento che ci ha fatto toccare con mano l’insostenibilità prima e l’impreparazione poi di un modello di società che tanti ritenevano di il punto di arrivo della Storia. Non noi”, scrive nel suo messaggio il consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, Furio Honsell.
“Un primo pensiero commosso deve andare però a tutti coloro che ci hanno lasciato prima del tempo a causa dell’epidemia e stanno continuando a lasciarci e a tutti i loro cari. E un altro pensiero riconoscente va alle lavoratrici e i lavoratori della sanità: infermieri, medici, operatori socio-sanitari che in prima linea affrontano quotidianamente il rischio del contagio per alleviarne gli effetti sugli altri e a tutte e tutti coloro che hanno garantito i servizi pubblici essenziali. Avete tutta la nostra ammirazione per la vostra dedizione e il vostro coraggio!”.
“Abbiamo tantissime incertezze, ma tra tutte queste su un punto invece siamo fermi: si deve uscire da questa immane tragedia umana, sociale ed economica, inimmaginabile fino a qualche mese fa, non per ritornare nel mondo com’era prima, ma per costruire un mondo migliore: più giusto, più solidale, più rispettoso degli altri e del nostro pianeta! Non dobbiamo ritornare alla normalità precedente le cui logiche finanziarie, opportunistiche ed egocentriche, su scala locale e nazionale, hanno indebolito la sanità pubblica privilegiando la sanità di prestazione e trascurato la prevenzione e la cronicità, e su scala globale, hanno portato al saccheggio del pianeta e a mutamenti climatici devastanti e forse irreversibili”.
“Abbiamo visto tutti quale vergognosa impreparazione a fronteggiare questo tipo di emergenze ci fosse. Anche se va fatto un plauso alle centinaia di migliaia di volontari che con slancio si sono adoperati per compensarle. La lezione che mi auguro tutti abbiano imparato è che non va lasciato indietro nessuno! La salute pubblica è ben altra cosa della salute personale o peggio ancora privata!”, prosegue Honsell. “Ma soprattutto la salute degli altri è indispensabile a garantire la nostra, perché siamo una comunità globale”.
“La pandemia non ha guardato in faccia a nessuno, ha colpito e continua a farlo senza distinzione di ceto. Le misure prese però stanno colpendo di più le persone meno garantite, sia quelle che lavorano nelle strutture medico assistenziali per la mancanza di protocolli preventivi e per la mancanza di presidi di difesa personali, sia quelle il cui lavoro era precario. Non devono pagare loro per tutti il prezzo sociale ed economico”.
“Forse con troppa facilità abbiamo accettato la sospensione di diritti democratici e conquiste sociali come la libertà di movimento, di lavoro, la scuola per tutti, le elezioni. Queste misure stanno
aggravando le disparità che già c’erano. Quelle tra chi aveva un lavoro sicuro e chi uno precario o a chiamata. Tra chi aveva nella scuola pubblica forse l’unico strumento di emancipazione sociale e chi
invece già poteva inserire i propri figli in cima alla piramide. La ricostruzione potrà ripartire solamente garantendo in modo ancora più convinto i diritti che sono stati sospesi e soprattutto garantendo
pari opportunità eliminando le tremende ingiustizie sociali degli ultimi anni. La ricostruzione deve iniziare ponendo alla base la sicurezza sul lavoro. Questo significa misure di protezione ma anche di tutela delle famiglie dei lavoratori, riducendo drasticamente i rischi sanitari legati all’epidemia ed eliminando assolutamente tutti gli altri rischi”.
“Vedo una moltitudine di nuove opportunità di lavoro in questa ricostruzione, a partire da un importante piano di opere pubbliche, soprattutto quelle sanitarie che si sono rivelate assolutamente
inadeguate, per non dire dell’infrastruttura digitale. E vedo tante opportunità per nuove modalità di organizzazione e offerta di servizi socio assistenziali, bio-medici e alla persona, più sicure ed
efficienti. Va dato con forza dalla politica europea, nazionale e regionale un indirizzo forte ad un’innovazione in chiave di equità. C’è moltissimo da fare ma per farlo dobbiamo abbandonare le logiche ciniche e opportunistiche che hanno costituito i modelli di successo degli ultimi 50 anni”.
“Dovremo anche essere vigili affinché questo momento di fragilità democratica non venga sfruttato a vantaggio da figure e multinazionali senza scrupoli. Solamente indirizzandoci verso una nuova era di giustizia sociale però, potremo dare un senso all’immane sofferenza di questi ultimi mesi nei quali abbiamo assistito ad una società che ha rimesso in scena la tragedia di Antigone non sapendo fare altro che negare anche il diritto di dare degna sepoltura ai propri morti. Viva le lavoratrici e i lavoratori! Buon Primo Maggio!”, conclude Honsell.