Dal ‘casa per casa’ al ‘tutti a casa’. Questa la battuta che trapela a Udine dopo il terremoto che ha coinvolto Net negli ultimi giorni, all’indomani delle dimissioni del presidente Mario Raggi, condannato in primo grado a quattro anni di reclusione per bancarotta fraudolenta per il crac Fingestim. Dimissioni che seguono quelle del direttore generale Massimo Fuccaro, che ha lasciato la società spiegando di non condividere la linea del Cda.
Per risollevare la società partecipata, di cui il Comune di Udine è il maggiore azionista, i consiglieri di opposizione – Federico Pirone (Progetto Innovare), Alessandro Venanzi e Cinzia Del Torre (Pd), Riccardo Salvatore Rizza (SiAmo Udine), Enrico Bertossi (Prima Udine) e Pompea Maria Rosaria Capozzi (M5S) – hanno convocato un incontro urgente, alla presenza del sindaco Pietro Fontanini e dell’assessore al Bilancio Francesca Laudicina.
Diverse le problematiche che l’opposizione chiede di discutere. Dalle due dimissioni alla nomina del nuovo direttore generale e del Cda; dalla situazione lavorativa dei dipendenti di Net e della cooperativa Onofaro, ai rapporti con gli altri Comuni soci.
I consiglieri di minoranza si dicono preoccupati dalla crescita significativa dei costi aggiuntivi per l’esternalizzazione del servizio (+ 2,3 milioni nel 2020) e dal costo di 1,5 milioni per l’avvio del nuovo sistema di raccolta ‘porta a porta’.
A impensierire i membri anche la perdita del servizio nei Comuni dell’ex Uti della Carnia e la nota che l’Anac ha inviato lo scorso giugno. L’Autorità nazionale anticorruzione aveva infatti dato ragione ai sindaci della Bassa Friulana intimando a Net di “garantire l’effettiva rappresentatività di tutti i soci nel Comitato di controllo, a prescindere dalla quota di capitale nel consiglio di amministrazione”.