“Bene i servizi, meno bene le aree commerciali”. E’ il commento di Giulia Manzan, coordinatrice regionale di Autonomia Responsabile, in merito all’avvio del progetto di stadio 2.0 da parte di Udinese e Comune. Proprio a quest’ultimo, Manzan pone alcuni quesiti: “Mi piacerebbe sapere dalla giunta qual è la strategia per unire i nuovi servizi all’interno dello stadio con la città. Mi auguro sia stato immaginato un legame stretto con Udine e con i suoi cittadini, evitando così di isolare ulteriormente il centro e le sue attività”.
Per l’esponente di Ar, il rischio, in quella zona, è che tutto sia sbilanciato verso l’area commerciale già esistente (Città Fiera), tagliando fuori la città. “Per ora sono stati elencati i servizi che saranno attivati all’interno dello stadio: mi aspetto – aggiunge Manzan – di conoscere le modalità con cui questa giunta ha immaginato di farli dialogare, in maniera prioritaria, con la città e con il suo tessuto economico e produttivo. Non si può sempre cambiare rotta o fare passi indietro dopo aver avviato i progetti, come sta accadendo in via Mercatovecchio: meglio pensarci prima e confrontarsi con cittadini e operatori per agire al meglio”.
A entrare nel merito della presenza di aree commerciali nella “pancia” dello stadio, è il coordinatore cittadino Sandro Bassi: “Nel nostro programma elettorale – chiarisce – avevamo espressamente indicato la nostra ferma contrarietà alla nascita di nuovi insediamenti commerciali in città sopra i 1.500 metri quadrati di superficie. Nel caso dello stadio si parla addirittura di 3.500 mq. Questo è, a nostro avviso, un punto debole del progetto di stadio 2.0, che andrebbe rivisto”. Un tema che, nella scorsa legislatura, era stato affrontato anche dal consigliere di Ar Lorenzo Bosetti, il quale era riuscito a farsi approvare un emendamento dall’allora maggioranza per chiedere lo stop alla nascita di nuove aree commerciali. “Un appello che, stando così le cose – chiude Manzan – pare essere caduto nel vuoto”.