“È necessario rivedere l’elenco delle attività economiche che mettono a rischio la tenuta sistema sanitario perché possono agevolare la diffusione del virus, che non possono riprendere e vanno indennizzate, dando, invece, alle altre la possibilità di riaprire in sicurezza. Questa valutazione deve però avvenire sulla base di criteri e studi scientifici che tengano conto della situazione attuale e non solo sulla scorta di quanto già attuato nelle prime fasi della pandemia”.
È questa la posizione espressa dal governatore del Friuli Venezia Giulia Massimiliano Fedriga che, intervenendo sul tema del rischio di diffusione del virus in ambito scolastico durante la riunione odierna della Conferenza delle Regioni e Province Autonome, ha ribadito la necessità di “valutare con attenzione le azioni di contrasto al Covid-19 evitando battaglie puramente ideologiche che spostano l’attenzione dalla drammatica situazione in cui versano le attività economiche”.
Tra le Regioni è prevalsa una bocciatura dell’ipotesi di far scattare una zona arancione nazionale – lanciata proprio dal presidente dell’Emilia Romagna e della Conferenza Stefano Bonaccini – mentre si ribadisce la richiesta di semplificare e correggere il modello dei tre colori, rivedendo i criteri e i 21 parametri di classificazione.
“Dobbiamo perfezionare un modello che si basi sul metodo scientifico individuando dove, e da chi, realmente ha origine il contagio. A oggi alcune chiusure sembrano essere ingiustificate e penalizzanti, anche dalla mancanza dei necessari ristori. E lo dice uno che ha dovuto difendersi al Tar per aver deciso di chiudere le scuole perché i dati evidenziavano il rischio della diffusione del contagio”.
Il governatore ha inoltre rimarcato che “a tutela della salute dei cittadini e della tenuta economica del servizio sanitario regionale del Friuli Venezia Giulia e delle altre Regioni e Province a statuto speciale è importante che si concretizzino le rassicurazioni ricevute sull’assegnazione di fondi da parte del Governo alle Speciali per l’esecuzione dei vaccini per il Covid-19 da parte dei medici di medicina generale. Se le dotazioni economiche per quest’azione, fondamentale per il contrasto del coronavirus, avvenissero solo attraverso un aumento della dotazione del Fondo sanitario nazionale si creerebbero danni e squilibri intollerabili nei confronti delle Regioni che non aderiscono a quel fondo ma finanziano la sanità con risorse proprie”.