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“La storia del fascismo è caratterizzata da una lunga sequenza di pagine buie e funeste. Ebbene, l’italianizzazione forzata nelle regioni di confine fu una delle più oscure e funeste. E anche, elemento non secondario, una delle più lunghe: dire ‘italianizzazione forzata’ significa riferirsi un’opera spietata di vera e propria colonizzazione culturale, a pratiche persecutorie durate nella Venezia Giulia per un ventennio e culminate negli orrori perpetrati durante la seconda guerra mondiale”. Lo ha detto oggi a Basovizza (Trieste) il senatore Dario Parrini (Pd) pronunciando un intervento ufficiale alla cerimonia commemorativa nel poligono militare della frazione carsica in ricordo dei quattro antifascisti fucilati nel 1930, condannati a morte dal Tribunale speciale fascista.
Tra i presenti Helena Jaklitsch, ministro per gli Sloveni all’estero, l’ex sindaco di San Dorligo della Valle, Boris Pangerc, relatore ufficiale con Parrini, e la senatrice Tatjana Rojc (Pd).
Il fascismo, ha spiegato Parrini, “qui e in altre zone di confine tentò di far sparire, insieme alla libertà, una lingua, e quindi l’identità, la storia, la cultura di un popolo. La sua anima”. Fatti che ci permettono di capire, secondo il senatore, “come mai il principio di tutela delle minoranze linguistiche è inserito non in un posto marginale, ma tra i Principi Fondamentali della nostra Carta, e trova nel nostro ordinamento una formulazione tra le più dirette e incisive nel panorama delle Costituzioni dell’intera Europa democratica”.
I quattro fucilati, ha sottolineato Parrini “esercitarono un’intangibile prerogativa dei popoli: il diritto di resistenza, vale a dire il diritto di opporsi frontalmente a un potere tirannico, e perciò ingiusto e illegittimo”.