Si conclude la nona edizione di PordenonePensa con una grande firma del giornalismo, Alan Friedman, autore di best seller di economia e politica, che ha presentato il suo ultimo lavoro, ‘Questa non è l’America’. Al centro del confronto organizzato da PordenonePensa e diretto da Edorado Pitiziol nel chiostro della biblioteca civica di Pordenone, ancora una volta c’è Donald Trump. Come ha fatto Gianni Riotta sullo stesso palco due giorni fa, anche Friedman ha voluto chiarire prima di tutto, chi sia Trump e non ha usato tanti giri di parole: “E’ un uomo volgare, kitsch, narcisista, ignorante, stupido e aggressivo”.
Poi racconta di quella volta che lo ha intervistato sul suo aereo quando non faceva altro che ripetere che rubinetti e cinture di sicurezze erano di oro puro, “pure gold”, imitandone il modo di parlare. Inoltre, aggiunge Friedman, non guarda mai negli occhi il suo interlocutore e ha problemi d’attenzione: non riesce a rimanere concentrato su un argomento per più tre minuti.
Alla domanda chi l’abbia votato, Friedman non ha dubbi: “La gente disperata, quei poveri che guardano con maggior disprezzo chi è ancora più povero. Ha vinto a causa della rabbia, dell’amarezza, della delusione della gente”. Va anche detto che la sua rivale Hilary Clinton non era affatto amata dagli americani, e Friedman infatti non usa mezzi termini nemmeno per lei, definendola “arrogante, elitaria, una che ama il potere”. Il risultato alla fine è che gli Stati Uniti oggi sono spezzati in due e Trump che predica l’odio non farà che peggiorare le cose, “la mia previsione è che Donald Trump ci farà tutti soffrire per i prossimi anni e non mesi”.
E infine conclude “è difficile sedersi a qui a Pordenone e spiegare come stiamo noi americani: siamo in post shock” e ancora “Io mi vergogno di averlo come presidente… ma- aggiunge- è anche vero che ciascun popolo riceve il governo che si merita”. Aggiungiamo noi a maggior ragione quando lo vota.