Massimiliano Fedriga è arrivato in prima mattinata a Gradisca d’Isonzo per discutere un tema che da anni infiamma l’opinione pubblica. Si tratta della questione del Cara, trasformatosi più volte negli anni ma rimasto, comunque, luogo di accoglienza per numerosi richiedenti asilo.
Un primo incontro con l’amministrazione – il sindaco, Linda Tomasinsig, e la Giunta al completo – assieme alle forze dell’ordine e al Prefetto, Massimo Marchesiello, è servito a definire la situazione e capire le esigenze di una città che, in quanto ad accoglienza, ha già dato molto. Tra i vari argomenti discussi anche il possibile trasferimento dallo Stato al Comune della caserma, per poterla utilizzare come scuola primaria e insediarvi all’interno la nuova stazione dei Carabinieri.
Quindi la visita all’interno della struttura, assieme a numerosi consiglieri comunali che, negli anni, hanno seguito le vicende del Cara. “È mia intenzione comunicare al Governo che il Friuli Venezia Giulia è disponibile a farsi carico di alcune strutture d’identificazione e rimpatrio, quelli che al momento sono definiti Cpr, a fronte della cancellazione di tutto il resto dell’accoglienza diffusa, in primis dei Cara, i centri dedicati ai richiedenti asilo dove è impossibile garantire un reale controllo durante le ore diurne perché gli ospiti sono liberi di circolare ovunque”, ha sottolineato Fedriga, ricordando come in regione altri comuni abbiano dato la loro adesione per la costituzione di quattro o cinque strutture simili ai Cpr.
Tra questi, ad esempio, Trieste, Gorizia e Udine. “I centri per chi potrebbe essere espulso devono caratterizzarsi come contenitivi, ovvero impedire quelle dispersioni nell’area circostante che, all’insegna dell’accoglienza diffusa, hanno creato non pochi problemi ai residenti. Le Forze dell’Ordine – ha aggiunto – devono poter intervenire all’interno del centro, garantendone la sicurezza complessiva”.
“Noi abbiamo vissuto l’esperienza del Cie” ha ribadito il sindaco Tomasinsig. “I nostri cittadini l’hanno vissuta con paura e timore sia per quello che succedeva dentro, che non si vedeva, sia per quello che succedeva al di fuori. Prima di parlare di Cpr per Gradisca, le soluzioni devono essere altre perché la popolazione è stanca”.
“A Fedriga – ha spiegato il primo cittadino – abbiamo chiesto quello che abbiamo sempre chiesto a Regione e Governo, ossia che non venga riaperto il Cpr. In ogni caso, anche se questa soluzione dovesse essere imposta a Gradisca, vogliamo che venga contestualmente chiuso il Cara. Ci sono state date rassicurazioni su questa intenzione, ma non vedo soluzioni a breve che possano sollevarci dall’accoglienza di centinaia di persone”.
“Attualmente”, ha ricordato Tomasinsig, “nel Cara sono accolte 418 persone ma nei primi mesi del 2017 siamo arrivati a un picco di 700, in coincidenza con i trasferimenti da Gorizia. Quello di oggi è stato un incontro proficuo, perché ho trovato la disponibilità da parte del governatore a confrontarsi anche su altre tematiche”.