“Il mio pensiero, a quarant’anni di distanza da quei tragici fatti, va in primo luogo alle sofferenze che le Brigate rosse inflissero alla famiglia dell’onorevole Moro e a quelle degli uomini della scorta: mogli e figli che ad un certo punto della loro vita vennero privati dei loro mariti, dei loro padri, dei loro fratelli. Un dolore che divenne un sentimento collettivo del popolo italiano. Una condivisione che unì tutto il Paese e che segnò un vero punto di svolta nella lotta al terrorismo, delineando il confine invalicabile che distingueva – senza ‘se’ e senza ‘ma’ – lo Stato democratico e le sue Istituzioni da un’ideologia criminale ispirata alla lugubre retorica della morte”. Così il governatore della Regione Friuli Venezia Giulia, Massimiliano Fedriga, in occasione del quarantennale del ritrovamento del cadavere dell’onorevole Aldo Moro all’interno di una Renault 4 rossa in via Caetani a Roma, il 9 maggio del 1978.
“Appartenendo a una generazione successiva a quegli anni – ha detto Fedriga – non ho un ricordo diretto della figura di Moro, né di quello che accadde in quei 55 giorni del suo rapimento. Questo però non mi ha impedito di guardare con grande rispetto alla storia di un uomo che, da statista più che politico, declinò il suo impegno tracciando un orizzonte lungo, attraverso il quale la società italiana avrebbe potuto superare le contraddizioni e i problemi che la attanagliavano in un mondo profondamente diverso da quello di oggi”.
“Per questo – ha spiegato Fedriga – ricordare il sacrificio di Moro e degli uomini della sua scorta significa anche rinnovare l’importanza e il rilievo di quei valori irrinunciabili – di libertà, legalità e giustizia – che costituiscono le fondamenta della nostra Repubblica”.
Fedriga ha preso parte alla cerimonia in occasione del Giorno della memoria dedicato alle vittime del terrorismo interno e internazionale tenutasi in largo Caduti di Nassiriya al Ferdinandeo a Trieste. Alla presenza delle autorità e delle associazioni combattentistiche e d’arma con i propri labari, una corona d’alloro è stata deposta congiuntamente da Prefettura, Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia e Comune di Trieste.
“In questo senso – ha sottolineato il governatore – la minaccia terroristica contemporanea, rappresentata dagli attentati di matrice islamica, impone come allora un atteggiamento di fermezza, senza alcuna concessione alle tesi giustificazioniste, o a quelle situazioni opache che coinvolgono determinate realtà presenti sui nostri territori. In questo quadro – ha concluso Fedriga – va riconosciuta la grande professionalità delle nostre Forze dell’ordine, che proprio dall’esperienza del periodo degli anni di piombo hanno acquisito quella competenza che sta alla base dell’importante lavoro di prevenzione compiuto finora”.