La Corte costituzionale ha dichiarato inammissibile il quesito che chiede di depenalizzare l’omicidio del consenziente. I 15 giudici della Corte costituzionale riuniti in camera di consiglio, hanno discusso solo dell’ammissibilità del quesito sull’eutanasia, e non anche degli altri referendum.
In attesa del deposito della sentenza sul fine vita, l’Ufficio comunicazione fa sapere che “la Corte costituzionale ha ritenuto inammissibile il quesito referendario perché, a seguito dell’abrogazione, ancorché parziale, della norma sull’omicidio del consenziente, cui il quesito mira, non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana, in generale, e con particolare riferimento alle persone deboli e vulnerabili”.
“La Consulta ha ritenuto inammissibile il Referendum sulll’eutanasia, dopo che oltre un milione di cittadini lo aveva richiesto. È una decisione molto grave e deludente che getterà nello sconforto tanti cittadini. Ma va rispettata. Adesso il Parlamento non può più sottrarsi a legiferare rapidamente in merito se vuole ritenersi il Parlamento di un paese civile”. Così il consigliere regionale Furio Honsell di Open Sinistra Fvg.
“I cambiamenti culturali hanno i loro tempi, per quanto riguarda la vicenda di Eluana sono stati impiegati 15 anni e 9 mesi, 5.750 giorni per arrivare al giudice di legittimità cioè la Cassazione, perché si esprimesse, il 16 ottobre 2007, quando l’incidente era cominciato il 18 gennaio 1992. Però attenzione: non bisogna confondere la vicenda di Eluana né con l’eutanasia né con il suicidio assistito, sono due cose distinte”, è il commento di Beppino Englaro.
“Noi sapevamo già 30 anni fa che Eluana aveva il diritto di dire ‘no grazie’ all’offerta terapeutica, e che la morte accada”, ha proseguito Englaro, ribadendo il concetto della differenza tra la tragica vicenda che ha riguardato sua figlia e il referendum discusso oggi.