Gianbattista Graziani rimane amministratore unico di Irisacqua. Sono infatti usciti sconfitti dall’arbitrato, da loro stessi promosso, i dodici comuni governati dal centrosinistra e che si erano opposti alla nomina di Graziani, decisa dai soci di maggioranza ovvero i comuni di Monfalcone, Gorizia assieme anche ai comuni di Ronchi dei Legionari, Cormons, Fogliano Redipuglia, San Pier d’Isonzo, Mossa, Dolegna. In sostanza il ricorso chiedeva al collegio arbitrale del lodo arbitrale di esprimersi in merito alla nomina avvenuta, secondo i dodici comuni – Doberdò del lago, Farra, Gradisca, Grado, Mariano, Romans, San Canzian d’Isonzo, San Lorenzo Isontino, Sagrado, Savogna, Staranzano, Villesse, non ha partecipato invece Turriaco – senza il rispetto dei patti parasociali: ovvero il nome del presidente, che era uscito nel corso dell’assemblea cosiddetta ‘informale’ dei soci di Irisacqua durante cui si vota a testa e non per quota, avrebbe dovuto essere formalizzato anche dall’assemblea ufficiale dei soci, a prescindere dal peso societario. Il collegio arbitrale ha però ritenuta valida la nomina e ha disposto che i comuni che hanno presentato il ricorso, e che sono stati seguiti dall’avvocato Nico Moravia del foro di Roma, debbano pagare le spese legali sostenute dall’altra parte convenuta, Irisiacqua contro cui era stato presentato il ricorso e a cui si aggiunge il costo della terna arbitrale, 48mila euro, per un totale di oltre 98mila euro, escluso il costo dell’onorario dell’avvocato che potrebbe aggirarsi tra i 30 e 50mila euro.
“La violazione sulla nomina dell’amministratore è irrilevante rispetto alla validità della delibera assembleare” si afferma in sintesi nel dispositivo di sentenza del collegio arbitrale. L’esito del ricorso è stato ufficializzato ieri nel corso di una conferenza stampa, convocata dal sindaco di Monfalcone, Anna Cisint e a cui hanno partecipato i rappresentanti dei comuni di Gorizia, Ronchi dei Legionari, Cormons, Fogliano Redipuglia, San Pier d’Isonzo, Mossa, Dolegna. “Una situazione spiacevole, un percorso difficile e complesso durato più di un anno è giunto a conclusione. Siamo stati protagonisti di scelte non facili, ma eravamo convinti di quello che facevamo e della riconferma di Gianbattista Graziani perché, come comuni che detengono il 76% delle quote societarie, volevamo e vogliamo dare vita ad una gestione basata sul principio della competenza” ha detto Cisint ricordando che fino a dieci giorni fa “è stato offerto ai comuni che hanno presentato contenzioso, capitanati dai comuni di Romans, Grado e Staranzano, la possibilità di arrivare ad una transazione, solo nell’ottica di fare il bene dei cittadini, perché ci dispiaceva che il contenzioso dividesse i comuni e si dovessero spendere i soldi pubblici. Ma ci siamo trovati davanti ad un muro e all’arroganza”. Tutti d’accordo poi nell’affermare il principio che era stato sostenuto dall’inizio: le società in house sono società di capitali, e l’assemblea è sovrana. “L’avvocato Moravia ora parla di aspetti formali, ma non è così – ha aggiunto Cisint – in quanto il ragionamento e la sentenza sono fatti di sostanza. I dodici comuni ora si troveranno a dover pagare 98.775 euro in tutto, a cui aggiungere l’onorario dell’avvocato che potrebbe essere tra i 30 e 50mila euro: soldi buttati alle ortiche che saranno messi, in fondo, dai cittadini e che dovranno essere giustificati a bilancio. I tempi ormai sono cambiati: non ci interessano le sedie e le cariche, ma governare con persone adatte. Principio che non sembra condiviso dai comuni ricorrenti”.
Dario Obizzi, assessore del comune di Gorizia, ha voluto sottolineare che “alla luce della maggioranza delle quote e del fatto che rappresentiamo la maggior parte dei cittadini abbiamo sostenuto con forza il nome di Graziani, anche perché è una persona super competente. Fin dall’inizio avevamo detto che questo contenzioso avrebbe portato solo divisione e danni è così è stato”. Roberto Felcaro sindaco del comune di Cormons, anche a nome dei colleghi, ha ringraziato l’amministratore unico “scelta che è stata tecnica e non politica. Graziani ha dimostrato di essere la scelta migliore, si è distinto anche in questo periodo per essere un signore, che ha lavorato per la società. Questa sentenza dimostra la legalità della nomina e ci permetterà, finalmente di sederci ad un tavolo per decidere le azioni future, anche in previsione della scadenza dei patti parasociali prevista per il prossimo anno”. Elisabetta Feresin sindaco di Mossa ha parlato di “brutta pagina amministrativa. Chi ha presentato ricorso ha dimenticato che Irisacqua è un braccio operativo che lavora per i cittadini, così come abbiamo fatto noi”. Per Riccardo Zandomeni sindaco di San Pier, la sentenza non è una vittoria né della destra né della sinistra, “ma è una vittoria della comunità e di chi ha saputo lavorare ottimamente per i cittadini, anche grazie alla scelta delle persone giuste”. Per Luca Stabile, commissario straordinario del comune di Dolegna “i comuni vincitori saranno aperti al dialogo, anche per trovare il modo di ricucire la frattura del territorio, che non può essere compresa dai cittadini che guardano solo al buon servizio”. Ha parlato di vicenda paradossale l’avvocato Teresa Billiani che ha difeso Irisacqua “perché il contenzioso sosteneva che quanto deciso dalla maggior parte delle quote societarie doveva essere elusa. La terna arbitrale ha invece riconosciuto la legittimità della scelta dei sindaci, che hanno operato nel rispetto dei patti parasociali. È stato affermato un principio di verità e non solo su fatti formali, ma sostanziali e prova di ciò è che i ricorrenti sono stati condannati al pagamento delle spese processuali”. La parola infine è passata allo stesso Graziani, che ha riconosciuto come “questa è una giornata particolare, che mi rasserena, anche se quando ho accettato la nomina l’ho fatto con spirito di servizio, consapevole che è un incarico a termine, ma anche che si deve dare il massimo. Pur se in un anno di turbolenza abbiamo fatto tante cose, e ringrazio i 100 dipendenti di Irisacqua che hanno vissuto come me questa fase difficile”. L’avvocato Moravia, da parte sua, avuta notizia della sentenza, ha voluto ricordare come il problema non fosse il ‘nome’, ma il modo in cui era stata fatta la nomina e quindi il mancato rispetto della natura pubblica della società. Il modo in cui l’amministratore unico è stato nominato farebbe saltare i meccanismi stabiliti per controllare l’operato di Irisacqua e perchè l’azienda possa continuare a definirsi “società in house”. E se ciò fosse, metterebbe in discussione tutti gli affidamenti diretti del servizio idrico che i comuni-soci hanno affidato ad Irisiacqua, tanto che i dodici comuni potrebbero anche decidere di uscire dalla società. Scelta che però non sembra probabile. In ogni caso nei prossimi giorni valuteranno se intraprendere altre iniziative, tra cui un nuovo ricorso perché convinti che “il lodo arbitrale salva il nome di Graziani su una motivazione puramente formale”.
Come detto, Turriaco non si è costituita in giudizio. A tal proposito il primo cittadino, Enrico Bullian, ha voluto sottolineare come “la collaborazione con Irisacqua è proseguita e ampliata negli anni senza soluzione di continuità rispetto ai cambi di amministratore unico e di colore politico di riferimento. Il messaggio”, prosegue Bullian, “è che lavoriamo bene con tutti e che portiamo investimenti sul comune. Le battaglie per le ‘careghe’, le lasciamo ad altri”, conclude.